Non profit

Cangiari, l’alta moda made in Locride

Come nasce il primo brand etico, sociale e biologico

di Redazione

La tradizione del telaio calabrese. Il tessuto delle cooperative del Consorzio Goel. Un consulente di nome Versace. E si aprono le porte delle sfilate Cangiari (“cambiare” in dialetto calabrese) le cose. Questo è sempre stato l’obiettivo del Consorzio sociale Goel nella Locride. Così, quella che prima era solo una parola d’ordine si è trasformata in un brand. Cangiari oggi è un marchio di alta moda, al secondo anno di vita e alla terza collezione. «Tutto ha avuto inizio dal grande patrimonio culturale che ci siamo trovati in mano quasi per caso», racconta Vincenzo Linarello, presidente del consorzio. «Alcune nostre socie si occupavano di artigianato tessile. Sartoria e tessuti al telaio artigianale. Diversi anni fa hanno fatto una grande ricerca sulle tradizioni locali. Hanno raccolto e registrato una grande quantità di nenie in cui era depositata la tradizione orale dell’arte del telaio calabrese. Una volta decodificate e tradotte sono diventate una raccolta di disegni della tradizione sartoriale grecanica e bizantina».
La prima collezione prende vita nel 2009. Con un segreto, la partnership. Chi ha fatto da chioccia al progetto sin dall’inizio è stato Santo Versace, calabrese doc, che ha messo a disposizione la sua esperienza. Poi Fondazione Vodafone: «Si sono spinti ben oltre il semplice finanziamento. Ci hanno dotato, attraverso un bando, di un responsabile della comunicazione», spiega il presidente.
Nasce così un prodotto unico, sia dal punto di vista sartoriale che valoriale. La piccola realtà infatti, che conta 30 dipendenti, 5 operaie al telaio e 7 sarte, produce capi totalmente fatti a mano, 100% italiani, dal filo al vestito finito. È uno dei pochissimi casi, nel campo dell’alta moda, di brand etico sociale. «Una definizione che deriva dai quattro punti caratterizzanti del marchio. Cangiari prende tutta l’artigianalità tessile calabrese per riproporla in chiave moderna. Le collezioni sono certificate Gots (certificazione internazionale del tessile biologico). La filiera è interamente Made in Italy e sostenuta solo da cooperative sociali. Infine ogni capo sarà veicolo di messaggi sociali», elenca Linarello.
Cangiari propone ad oggi due linee. La prima, omonima, è totalmente femminile, molto raffinata ma anche molto costosa. Il prezzo medio al capo è di 600 euro. È caratterizzata dall’essere principalmente prodotta al telaio: «Per fare un metro di stoffa a mano occorrono circa 6 ore di lavoro». La seconda proposta invece è Cangiari.me, «che ha un duplice significato. Me riflessivo, per “cambiare me stesso”. Me come “mediterraneo”, per richiamare l’italianità della proposta». È rivolta sia agli uomini che alle donne, è più casual e sportiva e ha prezzi di accesso più abbordabili, circa 200 euro al capo, visto che la presenza del telaio è solo ad inserti e simbolica. Presto verrà lanciata anche Cangiari Casa con un assortimento di corredi, tende e copriletti.
Anche creazione e distribuzione sono da grande maison. I modelli vengono pensati e disegnati da una truppa di giovani stilisti capitanati da Marina Spadafora, vero e proprio guru della moda italiana. Lo show room è, naturalmente, a Milano in viale Monte Santo 10, in uno stabile confiscato alla ‘ndrangheta.

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