Welfare

Carcere chiama aziende E il lavoro “sprigiona” l’inclusione

di Redazione

Favorire l’inclusione sociale dei detenuti attraverso il lavoro migliora la società in cui viviamo. Questo il punto di partenza del progetto “Responsabilità sociale di impresa: lavoro, carcere e imprese”, promosso da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, in collaborazione con le sezioni regionali del Prap (Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria), di Confindustria e Confcooperative. Un progetto presentato in via ufficiale nel marzo 2009, con l’ottica di promuovere l’inserimento lavorativo dei carcerati nelle imprese lombarde, partendo dall’esperienza delle realtà non profit (che contano già varie esperienze di successo, con almeno 95 cooperative sociali che hanno dato lavoro ad almeno un detenuto), per incentivare le realtà profit, in cui oggi l’impiego di persone provenienti dal circuito penitenziario è ancora ridotto. Era il 1999 quando la Regione Lombardia e Dap, (Dipartimento amministrazione penitenziaria), hanno avviato il primo protocollo per un percorso di rientro dei detenuti nella società: dieci anni dopo, questo nuovo progetto vuole potenziare l’incontro tra la domanda delle imprese e l’offerta di lavoro delle case di reclusione per i detenuti. Una sfida che ha raccolto in prima persona la stessa Unioncamere Lombardia con l’ulteriore obiettivo di sensibilizzare le imprese e accompagnarle nel processo di inserimento.
Il sistema camerale, che rappresenta il mondo delle piccole e medie imprese regionali, partecipa ai lavori della Commissione lavoro penitenziario istituita nel 2007 presso il Prap, portando all’attenzione degli organi regionali e dell’amministrazione penitenziaria le esigenze imprenditoriali. «Il ritorno economico derivante dal dare lavoro ai detenuti è duplice», spiega Nicola Di Silvestre, direttore della sezione Detenuti e trattamento del Dap, «da una parte per l’impresa, che ne beneficia direttamente, dall’altra per la società, che giova di una riduzione di costi sociali grazie alla diminuzione della recidiva». Nei primi mesi di attività, il progetto di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia ha dato vita a un ciclo di seminari tematici presso sei Camere di commercio lombarde (di cui cinque già svolti, l’ultimo è in programma il 24 novembre 2009 a Brescia) in cui i partecipanti hanno rappresentato ogni settore interessato: le istituzioni regionali, l’amministrazione penitenziaria, il mondo imprenditoriale e quello cooperativo.
In particolare, in ciascun incontro, all’interno della presentazione del progetto sono state raccolte diverse testimonianze sulle esperienze positive già maturate nell’ambito del reinserimento lavorativo dei reclusi in aziende del territorio. Molte provenienti dal non profit, ma non solo. A Pavia, per esempio, Claudio Gibelli, responsabile dell’ Impresa Gibelli Franco Spa, ha portato l’esempio di un percorso formativo carcerario riuscito. In seguito a un corso di manutenzione edile in ambito carcerario, organizzato con una collaborazione tra la Gibelli ed la coop sociale pavese Centro servizi formazione Edgardo e Maria Castelli, due dei detenuti che avevano preso parte all’esperienza formativa hanno iniziato a lavorare con l’azienda. Ancora, a Mantova è stato l’imprenditore edile Dario Petrucci a raccontare la propria esperienza: «Grazie alla collaborazione con le cooperative Arca e Solco siamo riusciti a dare lavoro continuativo a condannati con problemi di tossicodipendenza». Petrucci ha anche ammesso le difficoltà iniziali «poichè l’impatto con il carcere in occasione del primo colloquio di lavoro è stato davvero duro». Difficoltà poi superate completamente grazie «alla ricca e positiva esperienza a livello umano maturata in seguito».
Partendo dal materiale raccolto e dagli scambi di buone prassi avvenuti durante i seminari, il progetto entra ora nella fase successiva che prevede la messa in atto, fra le varie iniziative, di altre due azioni rivolte alle imprese: l’erogazione, che sarà resa effettiva durante il 2010, di fondi ad hoc, e la realizzazione di un programma di studio di indicatori specifici per la Csr (Corporate social responsibility o Responsabilità sociale d’impresa) delle imprese nel bilancio sociale. Tale studio viene svolto per conto di Unioncamere Lombardia da Altis-Alta scuola impresa e società dell’università Cattolica del Sacro Cuore.
Il progetto in atto, nel suo complesso, rappresenta un ottimo esempio di collaborazione tra le istituzioni e gli organismi di rappresentanza delle imprese. Un’alleanza capace di produrre risultati importanti, come il recente accordo tra amministrazione penitenziaria e Amsa per l’inserimento di 20 detenuti per la pulizia delle foglie e la raccolta differenziata dei rifiuti. Anche in vista di Expo 2015 (per la quale Dap e Camera di Commercio di Milano hanno avviato un ulteriore progetto comune), incentivare le occasioni lavorative che hanno il valore aggiunto del reinserimento significa generare un notevole impatto sociale sul territorio. In questo senso, “l’impresa sprigiona il lavoro”: inserendo cittadini detenuti nei propri organici, il mondo imprenditoriale ha sia la possibilità di aumentare la propria produttività, anche grazie alle agevolazioni fiscali definite dalla Legge Smuraglia, sia di affermare anche la cultura del lavoro vero e non la mera erogazione di forme di assistenza.

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