Welfare

Carcere e territorio

L’ultimo servizio è uno sportello d’informazione per i detenuti aperto direttamente dentro la prigione

di Redazione

Comitato Carcere e territorio
corso Garibaldi, 57 – 27100 Pavia
tel. 00382.27714
Fondata nel 1995
Consiglio direttivo: Gianpiero Viezzoli, Pinuccia Balzamo e Antonella Ghiazzi
Scopo: assistenza ai detenuti

Uno sportello multiservizio all?interno del carcere dove i detenuti possono chiedere informazioni e sbrigare pratiche burocratiche. È l?ultima iniziativa del comitato Carcere e territorio di Pavia. Nato nel ?95, ha tra i suoi obiettivi quello di sensibilizzare l?opinione pubblica e le istituzioni alle problematiche del carcere, alla condizione dei detenuti e di monitorare la situazione. «Il 60 per cento della popolazione carceraria di Pavia è costituito da stranieri, di ben 15nazionalità, dal momento che riceve gli esuberi degli istituti penitenziari del Milanese», afferma Pinuccia Balzamo del Comitato. «Molti hanno bisogno di un interprete che possa leggere loro il regolamento e far conoscere i loro diritti. Attraverso le associazioni del Centro servizi volontariato cerchiamo di contribuire a risolvere almeno questi problemi». Lo sportello che aprirà nelle prossime settimane sarà un mezzo di comunicazione con l?esterno.«Un nostro volontario sarà presente un giorno la settimana, a disposizione di quanti hanno bisogno di un consiglio oppure di svolgere le pratiche Inps o quelle per chiedere la casa popolare», racconta Pinuccia Balzamo.
Secondo le ultime ricerche, tra gli ex detenuti purtroppo i recidivi sarebbero circa il 70 per cento. «Ma nel carcere, per cercare di dare una prospettiva di inserimento sociale ed evitare proprio la tentazione di tornare a commettere un reato, vengono tenuti dei corsi professionali. Il Comitato studia le possibilità di lavoro sul territorio e collabora nell?inserimento dell?ex detenuto in cooperative sociali» spiega la Balzamo. «Questo inserimento non è però facile per i molti pregiudizi diffusi. In questi anni il Comitato sta conducendo una battaglia culturale sulla capacità rieducativa della pena ,che non deve essere vissuta come una vendetta della società».
Carmen Morrone

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