Denunce

Carceri, tutti i numeri del collasso

Sovraffollamento al 133%, circa 16mila detenuti senza un posto regolamentare e già 33 suicidi dall’inizio dell’anno. Sono alcuni dei dati che fotografano la situazione tragica degli istituti di pena italiani, contenuti nel report di Antigone, "Senza respiro". Il presidente Patrizio Gonnella: «Ora serve una grande alleanza tra università, associazioni, mondo delle professioni e sindacati»

di Ilaria Dioguardi

Questo rapporto «va letto trattenendo il respiro», scrive Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, nell’editoriale del XXI report sulle condizioni di detenzione titolato, appunto, Senza respiro. Una fotografia di un sistema penitenziario al collasso, dove detenuti, operatori e istituzioni sono sempre più in affanno. Nel 2024 l’Osservatorio di Antigone ha visitato 95 istituti penitenziari per adulti e la maggior parte degli istituti penali per minorenni in tutta Italia. Il quadro emerso è drammatico: sovraffollamento record, carenza di personale, diritti compressi e una deriva punitiva che mette a rischio la tenuta costituzionale del sistema.

Affollamento al 133%

Al 30 aprile 2025 i detenuti in Italia erano 62.445, a fronte di una capienza regolamentare di 51.280 posti. Ma considerando i posti non disponibili (oltre 4mila), il tasso reale di affollamento è del 133%, con circa 16mila persone che non hanno un posto regolamentare. 58 carceri su 189 hanno un tasso di sovraffollamento superiore al 150%. Gli istituti più affollati al momento sono Milano San Vittore (220%), seguito da Foggia (212%) e Lucca (205%). In tutti e tre i casi ci sono più del doppio delle persone che quelle carceri potrebbero contenere.

Ogni due mesi 300 persone in più

Negli ultimi due anni la popolazione detenuta è cresciuta di oltre 5mila unità, mentre la capienza effettiva è diminuita di 900 posti. Negli ultimi mesi ogni 60 giorni sono entrate in carcere 300 persone in più. «Dinanzi a quanto sta accadendo l’unica risposta del Governo passa da un piano per l’edilizia penitenziaria che, proprio per i numeri e per la loro crescita, non può essere in alcun modo la soluzione», denuncia Antigone. «Considerando che mediamente un istituto in Italia ospita 300 persone, ogni due mesi dovremmo aggiungere un nuovo carcere al piano di edilizia. Questo anche a fronte di un attivismo penale del governo che ha un impatto diretto e drammatico sul carcere».

Reato di protesta pacifica: rischio di 24mila anni di carcere in più

Con il decreto sicurezza, approvato ad aprile 2025 e in discussione in Parlamento per la sua conversione in legge, è stato introdotto tra gli altri un nuovo reato che punisce anche le proteste pacifiche e non violente «con pene più alte di quelle previste per i maltrattamenti in famiglia, escludendo le persone detenute anche dal possibile accesso alle misure alternative, come avviene per i reati di mafia e terrorismo», scrive Antigone. «Se si considera che nel 2024 si sono contati 1.500 episodi di protesta collettiva non violenta, coinvolgendo almeno 6mila persone detenute, se ognuna di loro fosse stata condannata in media a quattro anni di carcere, si rischierebbero 24mila anni di carcere in più per chi sta già scontando una pena», afferma Susanna Proietti, coordinatrice nazionale di Antigone.

Da sinistra, Patrizio Gonnella, Alessio Scandurra, Susanna Proietti e Michele Miravalle alla presentazione del rapporto 2024

«Queste proteste generalmente riguardano le persone detenute più fragili: tossicodipendenti, senza dimora, stranieri senza difesa legale, persone con problemi psichiatrici. Categorie che rappresentano anche la maggior parte di chi ha pene brevi. Negli Istituti penali per minorenni-Ipm, le proteste riguardano soprattutto i minori stranieri non accompagnati», continua Proietti. «Al momento il 51,2% dei detenuti con condanna definitiva ha meno di tre anni da scontare, soglia che consente l’accesso a misure alternative. Più di 1.370 persone sono in carcere per pene inferiori a un anno».

Sovraffollati anche gli istituti per minori

Il sovraffollamento non colpisce solo le carceri per adulti. Per la prima volta interessa anche gli Ipm, dove sono 611 i ragazzi detenuti (di cui 27 ragazze). «Un record storico che ha caratteri preoccupanti se si pensa al fatto che alla fine del 2022 negli Ipm c’erano 381 persone. Frutto del decreto Caivano», continua Proietti, «che ha fatto crescere enormemente i numeri, soprattutto dei ragazzi in custodia cautelare: il 65% dei minorenni è recluso senza una condanna definitiva».

Aumento dei detenuti giovanissimi

Aumenta l’età media della popolazione detenuta, 41 anni. «Ma cominciano a crescere i giovanissimi, anche per lo spostamento dagli Ipm alle carceri per adulti dovuto al decreto Caivano e tanti istituti ci dicono di non essere preparati a questo», dice Alessio Scandurra, coordinatore nazionale dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione di Antigone. Gli infraventicinquenni nel 2010 erano il 10,4%, ed hanno raggiunto la percentuale minima, del 5,8%, nel 2022, ma da allora sono tornati ad aumentare e alla fine del 2024 rappresentavano il 6,4% delle presenze e il 10,4% degli stranieri detenuti.

La carenza di personale e la chiusura nelle celle

«Preoccupante resta l’accesso ai mediatori culturali in carcere: sul totale dei detenuti stranieri presenti al 31 dicembre 2024, sono presenti appena 1,7 mediatori ogni 100 detenuti. È carente il personale di polizia penitenziaria e quello amministrativo. Continuano a mancare i direttori», per la precisione 96, si legge nel report. Scandurra continua affermando che, nelle 100 visite di Antigone negli istituti penitenziari nel 2024, «abbiamo avuto l’impressione di visitare carceri in grande difficoltà. Vediamo situazioni che nelle visite precedenti non avevamo visto. Abbiamo riscontrato maggiore caos, abbiamo notato più sporcizia e sempre più persone passano gran parte delle giornate chiuse in cella, con minore accesso all’aria».

124 suicidi in meno di un anno e mezzo

Sommando i suicidi avvenuti nel 2024 con quelli avvenuti tra gennaio e maggio 2025 (33) si arriva a contare un totale di 124 casi (dati del dossier “Morire di carcere” di Ristretti Orizzonti). «II 20% dei detenuti fa uso di psicofarmaci, a fronte di profili di diagnosi psichiatriche di meno del 15%. In questa differenza vediamo il significato dello psicofarmaco in carcere, che va oltre un bisogno di cure», dice Michele Miravalle, coordinatore nazionale Osservatorio sulle condizioni di detenzione di Antigone.

Le proposte di Antigone

Di fronte alla situazione delle carceri italiane, Antigone ha avanzato tre proposte che si possono rendere immediatamente operative: un atto di clemenza per i detenuti con residuo pena inferiore ai due anni; provvedimenti collettivi di misura alternativa decisi dai Consigli di disciplina, da riunirsi in forma straordinaria per discutere grazie e altri provvedimenti per detenuti che abbiano meno di un anno di pena; divieto di nuove carcerazioni, se non in casi eccezionali, se non vi è un posto regolamentare disponibile.

Una grande alleanza

Durante la presentazione Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ha chiamato ad una grande alleanza costituzionale. «Di fronte a tutto questo dobbiamo costruire una grande alleanza di tutti coloro che intendano muoversi nel solco dell’articolo 27 della Costituzione, a partire dalle università, dalle associazioni, dal mondo delle professioni e dai sindacati. Il carcere non va trasformato in una trincea di guerra. Chi usa toni militareschi o guerrafondai per orientare e gestire la vita carceraria commette un gravissimo atto di insubordinazione costituzionale che renderà durissima la vita degli stessi poliziotti», dice Gonnella.


«É necessario che, a partire dal linguaggio, si ridefinisca un senso comune della pena e, quanto meno, non si metta mai in discussione la necessità di tutelare sempre la dignità di tutte le persone private della libertà», continua. «Le parole forti di Papa Francesco per una pena mite e mai disumana, nonché il suo discorso contro i mercanti della paura, speriamo restino un monito per tutti. Non è stato ascoltato in vita. Speriamo lo sia dopo la sua morte».

Foto di apertura di jraffin da Pixabay e, nell’articolo, dell’ufficio stampa di Antigone

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