Non profit

Cari bambini, arrangiatevi

Una denuncia da Betania

di Redazione

Un piccolo portoncino: era quello che permetteva ai 55 bambini dell’area palestinese di el-Azariya di frequentare l’asilo di Betania tenuto dalle suore comboniane. Attraversavano due volte al giorno il portoncino aperto nel muro che divide Gerusalemme, sotto lo sguardo sia dell’esercito israeliano sia delle suore che gestiscono l’asilo. L’area in questione, situata sulla parte orientale del Monte degli Ulivi, dista 3 chilometri dalla città vecchia di Gerusalemme.Il nome arabo è el-Azariya e significa “il villaggio di Lazzaro”. Ma quest’anno non sarà così. «Ci hanno detto che non apriranno mai più quella porta», spiegano a Vita le suore. «Ora la nostra preoccupazione è quella di evitare che i bambini si facciano 15 chilometri a piedi ogni mattina per raggiungere l’asilo di Betania». Il caso è stato preso a cuore dal patriarcato latino di Gerusalemme: sull’home page del sito si denuncia la paradossale situazione. L’asilo è aperto dal 1955. Dopo la costruzione del Muro si è trovato isolato, ma le suore riuscirono a convincere le autorità israeliane ad aprire quel piccolo varco. Che ora viene chiuso.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.