Adolescenti, basta etichette

Cari figli, silenziate il vostro dolore please

Per Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro, è urgente recuperare la relazione tra genitori e figli. Perché pur avendo il mito dell'ascolto noi genitori in realtà "rompiamo il patto" appena i nostri figli esprimono bisogni ed emozioni che ci mettono in discussione. «Ai ragazzi chiediamo di non provare emozioni negative e disturbanti. Ma l'inesprimibilità del dolore genera angoscia. Non siamo cattivi, siamo solo troppo fragili»

di Sara De Carli

matteo lancini

Sentirsi soli in mezzo agli altri: è questo il denominatore comune del vissuto degli adolescenti di oggi secondo Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro. «E sentirsi soli in mezzo agli altri è molto peggio che sentirsi soli da soli», annota. Nel suo ultimo libro, Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti (Raffaello Cortina Editore) Lancini mette sotto la lente il tema della relazione tra adulti e ragazzi, «unica vera forma di prevenzione» – dice – in un’epoca in cui «gran parte del disagio adolescenziale è legato alla mancanza di una relazione autentica, che manca proprio perché faticosa. Implica riconoscere che i figli sono altro da noi, fare cose che non ci piacciono, provare emozioni che non ci piacciono».

Intendiamoci, i genitori di oggi ascoltano i figli infinitamente più di quanto siano stati ascoltati: eppure non basta. «Con i nostri figli, fin dalla più tenera età, abbiamo stretto un patto centrato su ascolto e comprensione, ma di fatto noi quel patto lo interrompiamo nel momento in cui loro esprimono emozioni, esigenze o bisogni scomodi, che ci danno fastidio, che ci chiedono di cambiare i nostri programmi, di riorganizzare le nostre vite». Diciamo pure che ogni volta che i figli “rompono”… il patto salta. Tipicamente questo accade in adolescenza: «Tristezza, paura, rabbia sono emozioni che noi adulti, presi dalla nostra vita, non solo non vediamo, ma non legittimiamo». Lancini non crede che il problema odierno siano i genitori iperprotettivi («la “mamma spazzaneve” e il plusmaterno sono fenomeni legati alla società del narcisismo, tipici più degli anni Novanta che di oggi», spiega): «Noi ai ragazzi oggi chiediamo proprio di non provare emozioni negative e disturbanti, che è una cosa diversa dalla protezione. O meglio, il nostro scopo è proteggere noi stessi, in primis dal nostro senso di inadeguatezza. Ai ragazzi diciamo di rimanere sempre in superficie e poi li rimproveriamo perché non sono profondi. Chiamiamo educazione quella che invece è incapacità di accogliere i vissuti più disturbanti dei nostri figli e ci laviamo la coscienza dicendo che è colpa degli smartphone. Non siamo cattivi, siamo solo troppo fragili».

Dal corpo all’amicizia, dalla rabbia alle relazioni, nel nuovo numero di VITA, Adolescenti, quello che non vediamo, sette esperti ragionano su sette parole chiave e smontano ciò che pensiamo di sapere sui teenager di oggi, così diversi da quelli che noi siamo stati. Se hai un abbonamento leggi subito Adolescenti, quello che non vediamo e grazie per il tuo sostegno. Se vuoi abbonarti puoi farlo a questo link.

Ecco da dove nasce quella verità durissima che sempre più spesso gli esperti riportano: gli adolescenti che stanno male non lo dicono per proteggere i loro genitori, perché sanno che essi quella sofferenza non la reggerebbero. «È vero, oggi siamo oltre la paura di deludere: siamo alla inesprimibilità del dolore. E il dolore muto, in quanto muto, genera angoscia e ansia. Per questo la relazione oggi è la sola cosa che ci può salvare. Il tema di oggi, come adulti, non è tanto “cosa fare”, ma “saper stare”. Servono adulti capaci di tollerare i vuoti, i dolori, le sofferenze, le idee diverse dalle tue. Che non significa “dare ragione” o “fare gli amici, ma contenere questo vuoto e questa angoscia». E quando non c’è comunicazione? «Dobbiamo essere noi a fare noi le domande scomode, quelle che parlano del “chi sei tu?”. Ti vedi brutto? Pensi al suicidio? Non ne puoi più della scuola? Gli adolescenti di oggi, quando trovano adulti così, si aprono, dicono cose che mai un adolescente di ieri avrebbe detto». E se non li trovano? «Allora cercano internet. Internet non è la causa del problema: è l’assenza di adulti capaci di stare in relazione che spinge i ragazzi a cercare nella rete un modo per ridurre quella quota di dolore e solitudine che sperimentano», taglia corto Lancini. La relazione invece, «quella “che ti vede davvero” per come sei tu, per un adolescente di oggi è quanto di più vicino ci sia alla felicità».

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