Non profit
Cari Merkel e Cameron, portate l’integrazione nelle scuole
Multiculturalismo la ricerca di Searchlight
di Redazione

Doppio colpo. E gli effetti si vedono. Dopo la controversa dichiarazione di Angela Merkel, lo scorso ottobre, secondo la quale il multiculturalismo sarebbe da considerarsi ormai morto, è stato David Cameron a rincarare la dose: alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza che si è svolta il 5 febbraio scorso, il primo ministro inglese ha dichiarato il «fallimento dell’integrazione portata avanti secondo il modello multiculturale».
È in questo quadro generale, e nel ciclone scatenato da queste due autorevoli dichiarazioni, che l’associazione inglese Searchlight Educational Trust ha pubblicato il rapporto Fear and Hope, un’analisi delle tendenze degli inglesi rispetto a temi quali l’identità, la razza e la fede. Basato su un sondaggio che ha coinvolto 5.054 individui, il rapporto ha identificato sei gruppi sociali, suddivisi a seconda dell’atteggiamento tenuto nei confronti delle altre etnie: i multiculturalisti convinti (un ridotto 8%) e i liberali (16%), sostenitori del multiculturalismo; gli ambivalenti (28%) e gli integralisti culturali (24%), preoccupati delle ricadute che l’immigrazione ha sulla propria particolaristica situazione socio-economica; per chiudere con gli ostili latenti (10%) e gli ostili attivi (13%), contrari a rapportarsi con qualsiasi tipo di etnia diversa dalla propria.
Secondo gli analisti coinvolti dall’associazione per elaborare i dati raccolti, la scarsa fiducia nel multiculturalismo va messa in relazione con i timori legati all’instabilità economica e sociale generati dalla crisi. Fear and hope mette in luce la necessità, sempre più stringente, che il governo elabori nuove politiche di sviluppo capaci di arginare questa paura quasi inconscia degli inglesi.
Dallo stesso rapporto emerge una Gran Bretagna che si presenta comunque come un terreno fertile per le politiche di integrazione, a partire fin dalla più tenera età: il 60% degli intervistati crede ancora che l’educazione sia il modo migliore per combattere gli estremismo generati dalla ghettizzazione. Come ha affermato Nick Lowes, chief executive di Searchlight, «bisogna lavorare perché la paura non si trasformi in odio, facendo leva sulla predisposizione all’apertura, all’accettazione e al pluralismo emersa dal sondaggio. Il futuro è ancora tutto da scrivere».
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.