Non profit
Cari politici, tocca a voi
intervista Parla Carlo Borzaga, promotore e animatore del workshop
di Redazione
Carlo Borzaga, promotore e presidente di Iris Network, ci aiuta a introdurre i principali contenuti della nuova edizione del workshop.
SocialJob: Perché «governare e gestire l’impresa sociale»?
Carlo Borzaga: Volevamo proporre un tema dai forti accenti gestionali, per cercare di dare un nuovo slancio al dibattito sull’impresa sociale dopo un periodo, piuttosto lungo e travagliato, di riforma normativa. Da questo punto di vista la questione della governance, cioè gli assetti adottati dalle imprese sociali per distribuire e gestire la risorsa del potere, ci sembrava particolarmente indicata per sostenere il percorso di definitiva affermazione di questa forma d’impresa nell’ambito delle istituzioni economiche e sociali del nostro Paese. La legge è un tassello importante ma non l’unico; servono strategie e prassi gestionali efficaci da parte delle singole imprese sociali e delle loro reti di rappresentanza e coordinamento.
SJ: Quali sono allora gli elementi di peculiarità che caratterizzano, o dovrebbero caratterizzare, il sistema di governance di un’impresa sociale?
Borzaga: La centralità della governance per un’impresa sociale è legata alla ricerca di una maggiore coerenza con la propria missione; tra ciò che essa dichiara e le sue modalità di azione. Se, come dice la nuova normativa, la finalità è la produzione di «beni di utilità sociale» in vista di obiettivi di «interesse generale», allora per queste imprese è necessario dotarsi di un sistema di governo che sia in grado di dare voce a diverse espressioni, individuali e collettive, formali e informali della propria comunità. I processi decisionali devono essere realmente partecipati da diversi portatori di interesse, ma la legge su questo punto è piuttosto deludente. Le forme di coinvolgimento previste nei decreti attuativi si possono realizzare anche attraverso la redazione di una semplice nota informativa agli stakeholder. Mi sembra francamente una prospettiva al ribasso.
SJ: Il workshop rappresenta anche l’occasione per riepilogare i principali eventi che hanno coinvolto l’impresa sociale nell’anno in corso. Quali sono i più rilevanti in tal senso?
Borzaga: Sceglierei tre episodi che, in modo diverso, mi sembrano emblematici. Il primo naturalmente è la legge sull’impresa sociale, che dopo tre anni è finalmente completa, anche se si capisce quanto, al di là delle dichiarazioni d’intenti e delle votazioni sostanzialmente unanimi, sarà davvero parte dell’agenda politica italiana. Sembra quasi che il governo nazionale, ma anche le amministrazioni locali, non sia consapevole delle potenzialità di uno strumento come l’impresa sociale per poter gestire importanti processi di trasformazione societaria che riguardano, ad esempio, l’università o le società di servizi pubblici. Il secondo episodio riguarda il trattamento riservato alla cooperazione sociale da alcune trasmissioni televisive che, pur scontando un approccio molto parziale e ideologico, hanno comunque contribuito a mettere in luce la necessità di una maggiore regolazione, anche interna, di un comparto ancora in forte crescita, come confermano anche i recenti dati Istat. Infine citerei l’ultimo libro del premio Nobel Yunus, Un mondo senza povertà, dove una parte significativa è dedicata proprio all’impresa sociale.
SJ: Rimane sullo sfondo il tema delle politiche per l’impresa sociale?
Borzaga: È un tema cruciale. Per questo in occasione del workshop vogliamo lanciare un policy paper dove proporre alcune linee guida per l’adozione di politiche a favore dell’impresa sociale. Naturalmente è un compito che spetta a diversi soggetti, ma che riguarda in particolare il mondo della politica. Una legge senza incentivi e politiche rischia di rimanere lettera morta. Da questo punto di vista, il fatto che non si faccia cenno all’imprenditoria sociale nel nuovo Libro verde sul Welfare, recentemente presentato, mi sembra riduttivo.
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