Non profit
Cariplo affida il suo tesoro alla finanza etica
Da Intesa a un fondo dei Salesiani: il patrimonio dellente lombardo diventa la base per costruire una piattaforma europea per gli investimenti del non profit...a cura di, Christian Benna
di Redazione
Nel nome del non profit Cariplo ?divorzia? da Intesa. E sposta la cassaforte in un fondo multicomparto, gestito da due società, una italiana e l?altra lussemburghese, direttamente controllate, per il momento, dalla fondazione.
Certo, nulla cambia nel solido rapporto tra la banca e il suo grande azionista. Ma si tratta comunque di una mossa rivoluzionaria quella appena lanciata dall?ente non profit lombardo, destinata a scuotere il mondo delle fondazioni di origine bancaria e, con ogni probabilità, a diventare per il settore il nuovo modello di riferimento di gestione dei patrimoni.
Con una maxi-operazione da 5 miliardi di euro, Cariplo trasferisce una cospicua fetta del suo tesoro dal fondo Geo (un prodotto finanziario dell?ex Banca Intesa) a Polaris Investments, la neo-costituita Sgr – di proprietà esclusiva di enti non profit – presieduta da Roberto Artoni, ordinario di Economia alla Bocconi ed ex membro Consob.
Quest?ultima si occuperà di fondi per la rigenerazione urbana e housing sociale. Ma soprattutto sarà il vettore attraverso il quale la fondazione gestirà le sue risorse, investendo nella Polaris del Granducato diretta da padre Carlo Mazzali, economo generale della società salesiana Don Bosco. Le due società saranno sottoposte alla duplice vigilanza italiana (Mef, Banca d?Italia e Consob) ed europea (Cssf).
La piattaforma etica
Indipendenza, non profit e finanza etica. Queste le cifre per tracciare il perimetro dell?azione di Cariplo. Lo spiega Francesco Lorenzetti, responsabile dell?Unità strategia e direzione patrimonio di Cariplo: «Sentivamo da tempo l?esigenza di poter controllare in prima persona, da veri protagoniste e senza troppi filtri esterni, le risorse. La gestione sarà affidata ovviamente a terzi, ma la proprietà della Sgr farà capo alla fondazione».
Attualmente il capitale sociale di Polaris Investment Sa appartiene per il 48% a Cariplo e per il 52% a congregazioni religiose (Don Orione e i Salesiani di Don Bosco). Quote che saranno presto soggette a cambiamenti visto che è atteso l?ingresso di altre fondazioni, come quelle di Cuneo e di Forlì, e di altri enti non profit. «Vogliamo essere la piattaforma degli investimenti del non profit. La partecipazioni di altri enti è certamente benvenuta», dicono dalla direzione. Continuerà anche il rapporto con i partner del fondo Geo. In particolare con il team di Caam Sgr che confluirà in Polaris Italia. E poi Intesa San Paolo sarà la banca depositaria per i fondi comuni italiani mentre Caseis (gruppo Crédit Agricole) lo sarà per quelli lussemburghesi.
«Da diversi anni», racconta padre Carlo Mazzali, «gestiamo con criteri etici, seguendo un benchmark studiato appositamente da E.Capital Partners, il fondo della nostra congregazione. Ed abbiamo ottenuto rendimenti superiori al 12%. L?auspicio è che la collaborazione porti linfa vitale in questa direzione». L?obiettivo principe, quello a cui si lavorerà per i prossimi mesi, tiene però a precisare Francesco Lorenzetti, è «la creazione di una piattaforma non profit forte di 17-20 fondi». «Tuttavia», continua, «entro l?autunno il tema degli investimenti socialmente responsabili sarà all?ordine del giorno. Grazie alla conquista d?indipendenza di gestione ottenuta è probabile che largo spazio sarà dato alla finanza etica, un ramo che assicura ottime performance e persegue allo stesso tempo finalità sociali».
Filantropi istituzionali
Gli esperti sono concordi. Il modello Cariplo sarà , presto o tardi, seguito da tutte (o quasi) le altre fondazioni di origine bancaria. Lo pensa anche Carla Cattaneo, dell?università di Pavia, che osserva come sia «in corso un processo di trasformazione che porterà le fondazioni a diventare investitori istituzionali. Sempre più indipendenti e, grazie a ciò, sempre più protagoniste del sociale».
Più cauto sugli sviluppi dello ?stile Cariplo? è Edoardo Catelani, autore del saggio Il futuro delle fondazioni di origine bancaria. «Cariplo è sempre stata un?apripista, innovatrice nel suo dna. Basti pensare al ruolo guida nel campo delle fondazioni di comunità. Anche in questo caso mantiene un profilo d?avanguardia che sicuramente sarà imitato. Ma ci vorranno ancora diversi anni per vedere qualche movimento nel settore».
Conferma che arriva anche dalle parole del presidente, Giuseppe Guzzetti: «Questa iniziativa ci vede impegnati in un orizzonte più ampio, che ci porta a collaborare e a confrontarci con organismi non profit italiani e internazionali. Un passaggio di cui si avvertiva da tempo l?esigenza. Abbiamo voluto giocare d?anticipo, tenendo fede al nostro ruolo di innovatori sociali ».
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