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Caritas: cambiare la legge sulla blasfemia è battaglia di tutti

Lo afferma Massimo Pallottino, responsabile Asia di Caritas Italiana

di Redazione

In Pakistan la legge sulla blasfemia «potrà essere cambiata solo se diventa una battaglia di tutti, non solo dei cristiani». Lo afferma Massimo Pallottino dell’ufficio Asia di Caritas italiana in un’intervista al Sir, all’indomani dell’omicidio del ministro per le minoranze religiose Shahbaz Bhatti. Secondo Pallottino «bisogna opporsi al tentativo di usare la religione come motivo di conflitto. Stare attenti alle semplificazioni e difendere invece le libertà di tutti, per la convivenza civile e la dignità di tutti i cittadini del Pakistan». Il ministro Bhatti – ricorda Pallottino, che lo ha incontrato lo scorso mese di novembre a Islamabad (Caritas italiana sostiene numerosi progetti in seguito alle alluvioni dell’agosto 2010) – «non era solo un cristiano, era un ministro delle minoranze religiose. E sappiamo che la legge sulla blasfemia fa più vittime tra i non cristiani che tra i cristiani». Pallottino cita dati recenti della Commissione pakistana giustizia e pace: su 30 donne accusate di aver infranto la legge sulla blasfemia una dozzina sono cristiane, tra cui Asia Bibi. Le altre sono musulmane, indù, ahmadi o di altre confessioni. Quindi la legge «colpisce la convivenza pacifica tra le religioni».

«Non a caso – fa notare Pallottino – l’omicidio di Bhatti è stato giustamente accostato a quello di Salman Taseer, musulmano, il governatore del Punjab ucciso il 4 gennaio. La Caritas lavora serenamente anche con i musulmani e in Pakistan ci sono molte organizzazioni musulmane che stanno levando la voce per chiedere la modifica della legge sulla blasfemia. Lo scenario non è quindi: musulmani contro cristiani ma radicali contro convivenza civile». Certo, prosegue, ci sono degli abusi, perché la legge viene usata «per regolare piccoli conti di bottega, contro il vicino, contro il datore di lavoro, il lavoratore, ecc.». Caritas Pakistan aveva ottimi rapporti con il ministro Bhatti, «ora bisogna vedere cosa farà il governo – si chiede – visto che nell’ultimo rimpasto questo ministero era stato inserito in extremis anche a causa della pressione della comunità internazionale». «La sua morte tragica e coraggiosa – afferma Pallottino – conferma che Bhatti rischiava in proprio. Quando lo abbiamo incontrato ad Islamabad abbiamo capito che il suo lavoro era difficile e non così incisivo. Il suo tentativo di cambiare la legge sulla blasfemia contrastava infatti con le dichiarazioni del primo ministro Yousuf Raza Gilani, che non vuole modificarla perché da un punto di vista politico è troppo oneroso».

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