Non profit

Caro governo, meno investi meno guadagni

Il rapporto Asc

di Redazione

L’Irs ha misurato quanto rendono i volontariSe il servizio civile muore, a perderci non sono solo i ragazzi, ma è l’intera collettività. E a dirlo questa volta sono i freddi numeri. Quelli dell’Irs – Istituto per la ricerca sociale, che ha presentato il VI Rapporto 2009 sull’attività di Arci servizio civile, l’ammiraglia degli enti italiani. Ma vediamole queste cifre.
Nel periodo preso in considerazione sono stati 1.581 i ragazzi avviati sotto il marchio di Asc (dodici mesi prima erano stati 3.095), giovani che hanno così rinunciato allo svolgimento di un’attività retribuita alternativa. Un costo-opportunità che l’Irs calcola in 7,5 milioni di euro, a fronte del quale sul versante dei benefici si contrappongono il compenso monetario (per un totale di 5,8 milioni di euro), il valore della formazione ricevuto (circa 212mila euro) e il capitale sociale dato dalla differenza fra il costo opportunità e la somma delle precedenti voci di beneficio (poco meno di 1,5 milioni). «Questo significa», commenta Licio Palazzini, numero uno di Asc, «che quella che noi rimettiamo sul mercato è una manodopera privilegiata, in grado, per le competenze acquisite, di entrare sul mercato con un profilo di alto livello, soprattutto sui versanti del lavoro di gruppo e della capacità di leggere i bisogni e le risorse dei territori». Ma lo studio dell’Irs parla anche di «un ritorno sulla collettività stimabile in circa 23 milioni (oltre 20mila euro per volontario) che, al netto dei costi, si attesta sui 14,6 milioni (13mila euro ciascuno). «In altri termini, per ogni euro investito il servizio civile ne genera altri tre».
Tutto bene? Eh, no. Perché se così stanno le cose, in un solo anno, fra il 2008 e il 2009, il dimezzamento del numero dei volontari avviati ha ridimensionato i benefici per la società, crollati da 43 a 23 milioni di euro.

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