S iamo gli insegnanti della scuola primaria dell’Istituto comprensivo di Clusone (BG), molti dei quali con più di trent’anni di servizio alle spalle, trascorsi tra una molteplicità di programmi, riforme, differenti criteri di valutazione, e quindi differenti pagelle e giudizi, svariati modelli educativi e tempi scolastici (maestro unico, tempo pieno sperimentale, tempo prolungato, classi aperte, moduli tre su due, moduli quattro su tre, maestro prevalente, maestro tutor e chi più ne ha più ne metta). Ad ogni cambiamento ci siamo impegnati a riconvertire le nostre competenze per ricostruire un modello scolastico che fosse innanzitutto di aiuto alla crescita degli alunni. Dopo le trovate del ministro Moratti sul maestro tutor, sul portfolio e su quelle indicazioni di programmi confuse e decisamente poco fruibili, pensavamo, negli ultimi due anni, di aver finalmente ritrovato un equilibrio sensato, rispettoso dell’autonomia dei docenti e della personalità in formazione degli scolari.
Troppa grazia! L’on. Gelmini si preoccupa del grembiulino, della valutazione in decimi che dovrebbe “chiarire” i giudizi globali (i genitori hanno sempre capito benissimo quello che volevamo dire), del cinque in condotta e del ritorno al maestro unico. Vorremmo chiedere al nuovo ministro di toccare con mano cosa significhi occuparsi veramente dell’educazione e dell’istruzione di venti/venticinque alunni provenienti dalle più disparate realtà socio-culturali. In ogni modulo tipo del nostro istituto (per modulo intendiamo due classi parallele) ci sono in media quarantacinque scolari, di cui uno o più handicappati gravi, bambini con disagio psico-fisico, alunni residenti in una comunità, e quindi con comprensibili problematiche socio-affettive, altri seguiti da psicologo, ortofonista, psicomotricisti, numerosi stranieri, alcuni dei quali senza la minima conoscenza della lingua italiana. Le poche, ma preziose, ore di compresenza dei tre insegnanti del modulo (complessivamente 6 su 30 alla settimana) sono in parte dedicate alle supplenze, in parte al sostegno individualizzato dei bambini in difficoltà, in parte ancora per proporre le obbligatorie attività alternative a chi non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica. Intanto i due maestri presenti nelle due classi educano, istruiscono, incitano e correggono tutti gli altri alunni. Anche il ritorno alle 24 ore settimanali è per noi assurdo. Che cosa elimineremo? Alcune ore di italiano e matematica, per leggere ancora sui giornali che siamo un popolo di analfabeti? O le ore di arte, musica e sport, così importanti per la formazione della persona?
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