Il 2012 è un anno che propone due ricorrenze particolarmente importanti per il servizio civile e per la cooperazione. Ricorrono infatti sia l’anno internazionale delle cooperative sia il quarantesimo anniversario dall’approvazione della legge 770/72 che introdusse in Italia il diritto all’obiezione di coscienza e allo svolgimento del servizio civile alternativo alla leva militare. Da questa esperienza, da cui sono scaturite importanti occasioni di valorizzazione dell’impegno civico delle persone, è nato poi il servizio civile nazionale. Paradossalmente, questa straordinaria esperienza italiana (studiata come buona pratica in molte analisi comparate a livello europeo per la risposta concreta che ha saputo dare all’inserimento dei giovani nella società italiana) è messa a repentaglio dalla drastica riduzione dei fondi che ormai sta per portare il servizio civile all’estinzione. Durante gli ultimi quattro anni, ma in particolare nel 2011, la netta diminuzione dei fondi porta a rendere sempre più esigua la possibilità di coinvolgimento dei giovani in progetti di cittadinanza attiva e che permettono loro di sperimentarsi in contesti nuovi, di sviluppare valori pratici di coesione sociale. Il servizio civile continua ad essere erroneamente contemplato tra le fonti di spesa sacrificabili in quanto poco produttivo e legato ad una visione assistenzialistica.
Ecco invece cinque buoni motivi per cui investire sul servizio civile.
Il vero “Cresci Italia”
Il servizio civile non è un lusso ma rappresenta l’unica vera azione di politiche giovanili di respiro nazionale che in tanti anni si sia riusciti a realizzare, e andrebbe valorizzato, specie in un Paese che si trova ad affrontare il nodo di 2,2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano. Davanti a un fenomeno di queste dimensioni, non ci possiamo permettere di sprecare una risorsa come il servizio civile. Semmai riflettiamo sul fatto che sono scandalosamente pochi 20mila giovani che possono ricevere una proposta per mettersi a servizio del Paese e della coesione sociale. Il “Cresci Italia” del governo Monti potrebbe avere anche questa tra le sue carte da giocare, molto più realistica ed efficace della decisione, di sapore un po’ propagandistico, dell’impresa che si avvia con un euro.
Ottimi dati di “placement”
Dai dati di Federsolidarietà emerge come in questi anni oltre il 30% dei giovani che hanno fatto servizio civile nelle cooperative sociali ha poi trovato lavoro in queste stesse imprese. Altri dati confermano come i giovani passati attraverso questa esperienza acquisiscano strumentazione e competenze preziose da spendere sul mercato del lavoro. Quali altre politiche di placement realizzate da servizi pubblici per il lavoro, servizi orientamento di scuole e università, stage e tirocini vari hanno questa efficacia? Il servizio civile consente di dare una resa molto elevata alle risorse pubbliche che vi si investono, poiché genera servizi, competenze, partecipazione, favorendo il mantenimento della qualità della vita e dei servizi nelle comunità locali: in un certo senso, è una piccola leva di sviluppo. Per queste ragioni il servizio civile dovrebbe essere valorizzato come opportunità anche dal ministero dello Sviluppo economico e non solo del ministero per la Cooperazione.
Una leva per il Mezzogiorno
Il servizio civile ha un valore doppio nel nostro Mezzogiorno: non solo è una modalità che consente di investire in capitale sociale positivo ma si rivela anche una straordinaria modalità per dare una risposta concreta di primo ingresso dei giovani in reti organizzate e quindi di avvicinarli al mercato del lavoro con una maggiore dotazione di competenze.
Collante sociale
Oltre a tutto questo, il servizio civile è uno strumento per garantire coesione sociale, formazione alla cittadinanza attiva. È un’esperienza che consente ai giovani un’opportunità di crescita personale, professionale, di impegno sociale verso il sistema “Paese”; nella promozione e tutela delle persone, della cultura, dell’ambiente.
Fondi europei
L’esperienza del servizio civile deve guardare anche fuori d’Italia. Ad esempio, l’Unione Europea ha lanciato, tra le iniziative “faro”, il programma “Youth on move”, dato che il problema dei giovani Neet e della disoccupazione giovanile è un problema sentito e diffuso in tutti i 27 Paese EU. Mario Monti dovrebbe giocare il tanto credito di cui gode a Bruxelles perché il programma del servizio volontario europeo sia fortemente integrato con il servizio civile. Quanto alle risorse, si può pensare ad un Piano europeo del servizio civile che possa avvalersi delle risorse del Fondo sociale europeo per la programmazione 2014-2020. Non solo spread e spending review ma anche promozione di coesione sociale con azioni concrete e non attraverso promesse e buoni propositi.
In questa prospettiva, oltre al governo molte organizzazioni del terzo settore possono pensare di investire nel servizio civile, anche con una maggiore dotazione di risorse proprie da integrare a quelle pubbliche. Federsolidarietà Confcooperative è senz’altro pronta, a questo proposito, a valutare ipotesi e progetti di tipo innovativo.
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