Famiglia
Casa: Ancab-Legacoop, serve un piano nazionale di affitti “sociali”
E' il messaggio lanciato a Parlamento e Governo dall'assemblea dell'Ancab (Associazione Nazionale delle Cooperative di Abitanti aderenti a Legacoop), che pure ha confermato la disponibilita' delle
di Redazione
La domanda primaria di abitazioni, che negli ultimi cinque anni ha registrato una crescita eccezionale motivata dalla formazione di 300.000 nuove famiglie, ”continuera’ ad esercitare una forte pressione sul mercato anche nei prossimi venti anni”. Non solo. Il fatto che una quota consistente, dal 37 al 54%, di tale domanda ”sara’ espressa da soggetti economicamente svantaggiati, molti dei quali immigrati, e quindi non in grado di accedere al bene casa a prezzi di mercato, rende urgente la ripresa di efficaci politiche abitative che riescano a combinare intervento pubblico e privato per realizzare percentuali realistiche di alloggi sociali da destinare all’affitto a canone moderato”.
E’ il messaggio lanciato a Parlamento e Governo dall’assemblea dell’Ancab, l’Associazione Nazionale delle Cooperative di Abitanti aderenti a Legacoop (un valore della produzione 2005 di oltre 1 milione di Euro, una produzione edilizia di circa 9.000 alloggi all’anno, 400.000 soci), mentre ribadisce la disponibilita’ delle cooperative, nell’ambito di forme di cofinanziamento pubblico-privato, a concorrere alla realizzazione di piani di offerta abitativa di nuova costruzione o di recupero con vincolo di destinazione all’affitto, ad avviare progetti di riqualificazione di patrimonio pubblico, a sperimentare pratiche riconducibili a strumentazioni finanziarie innovative come i Fondi immobiliari etici, a costituire Fondazioni per l’abitare, a partecipare ad iniziative di project financing.
”Il nostro auspicio -sottolinea Luciano Caffini, Presidente di Ancab-Legacoop- e’ che i richiami fatti in campagna elettorale alla necessita’ di nuove politiche abitative non restino lettera morta. A tale proposito riteniamo necessario, accanto alla proroga degli sfratti, una rapida definizione del preannunciato piano pluriennale nazionale straordinario di edilizia residenziale pubblica, che rappresenterebbe l’avvio di una nuova stagione di politiche abitative alle quali le cooperative di abitanti possono indirizzare una parte importante della propria attivita’ e svolgere, quindi, una funzione sussidiaria nel welfare abitativo”.
La predisposizione di questo piano nazionale deve necessariamente essere accompagnata, secondo Ancab-Legacoop, da una definizione di alloggio sociale conforme alla direttiva ‘Bolkenstein’, che dovrebbe essere approvata dal Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo entro l’anno. ”Tale definizione -precisa Caffini- collocherebbe l’housing sociale tra i servizi di interesse generale, sottraendolo alle procedure di notifica alla Commissione Europea degli eventuali sostegni, diretti o indiretti, delle amministrazioni pubbliche”.
”Per avviare progetti di realizzazioni abitative in un’ottica sia di ‘limited profit’ sia di welfare -afferma – le cooperative di abitanti possono fare leva su una base patrimoniale e finanziaria rappresentata dalle risorse che annualmente vengono destinate a riserva indivisibile,circa 650 milioni di Euro negli ultimi 15 anni, insieme alla raccolta di prestito sociale, pari a circa 700 milioni”. ”Purtroppo -conclude Caffini- ad oggi mancano le politiche che creino le condizioni per moltiplicare queste risorse in un circuito virtuoso pubblico-privato a vantaggio di un progetto complessivo di sviluppo solidale del Paese”.
Nel corso dell’assemblea e’ stata reso noto il rapporto Ancab-Cresme ‘La questione abitativa ed il mercato della casa in Italia nel 2006′ da cui emerge la necessita’ di rivedere, in Italia, la questione abitativa e del mercato della casa ridefinendo nuovi modelli di intervento di housing sociale. Anche perche’, si rileva, l’Italia destina alle politiche di sostegno alla domanda sociale solo l’1% della spesa sociale complessiva, una quota tra le piu’ basse in Europa. Il primato spetta invece al Regno Unito, dove la spesa per l’housing rappresenta il 5,6% della spesa sociale, seguono a distanza Irlanda (3,2%) e Francia (2,9%).
Dal rapporto emerge che nel corso degli ultimi 20 anni il ruolo del settore pubblico in Italia ha registrato un deciso ridimensionamento: se infatti nel 1984 la spesa pubblica finanziava la realizzazione di 34.000 abitazioni in edilizia sovvenzionata, nel 2004 si e’ scesi a 1.900 abitazioni. Nel 1984 si realizzavano 56.000 abitazioni in regime di edilizia agevolata o convenzionata, nel 2004 solo 11.000. E questo mentre riprendeva la crescita delle famiglie , soprattutto nella prima meta’ degli anni ‘2000, determinando un forte squilibrio del mercato, con una forte pressione della domanda sull’offerta, in particolare sul fronte affitti.
L’esplosione della domanda primaria di abitazioni coincide cosi’ con l’incapacita’ del settore pubblico di intervenire efficacemente contenendo gli effetti negativi prodotti dalla forte accelerazione delle dinamiche del mercato abitativo. Tra il 2001 ed il 2006 le nuove famiglie superano le 300.000 unita’, contro le 190.000 del decennio 1991-2001 e le 128.000 degli anni ’80.
E per quanto riguarda il futuro le cose non dovrebbero cambiare molto: la ricerca di ANCAB-CRESME evidenzia infatti un ridimensionamento delle dinamiche di crescita della domanda primaria con una forchetta che dipendera’ essenzialmente dalla consistenza dei flussi migratori con l’estero. Se la domanda interna si ridimensiona cresce infatti quella degli stranieri. In particolare, nel decennio 2006-2016, la media annua delle nuove famiglie che esprimono domanda abitativa primaria sarebbe di 93.000 unita’ senza immigrazione, di 146.000 con un saldo migratorio positivo di 150.000 stranieri, di 200.000 unita’ con un saldo migratorio positivo di 300.000 stranieri. In altri termini, il contributo degli stranieri alla crescita delle famiglie che esprimono domanda abitativa, a seconda delle diverse ipotesi sui flussi migratori, variera’ dal 37% al 54% della domanda. La domanda primaria, quindi, evidenzia il rapporto,sia pur superando la fase di eccezionale crescita degli ultimi anni, ”continuera’ ad esercitare una forte pressione sul mercato e la necessita’ di una efficace politica abitativa e’ resa ancor piu’ evidente dal fatto che una consistente quota della domanda sara’ espressa da soggetti economicamente svantaggiati”.
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