Una trentina di associazioni. Spediscono ogni anno più di 65 milioni di pezzi: le prime tre, da sole, superano i 40 milioni. Con le nuove tariffe, comunicare con i soci e con nuovi possibili donatori costerà a queste associazioni 16.807.400 euro in più. È la cifra documentata nella tabella, un quarto di quei 65 milioni di costi aggiuntivi stimati a caldo dal Centro Studi Philantropy.
A cosa equivale? Per Aism almeno a 10 progetti di ricerca sulla sclerosi multipla. Una prospettiva reale, spiega Antonella Moretti, direttore operativo, visto che «non acquisire nuovi donatori significa dare inizio alla decrescita dei fondi». Per il Cesvi i costi aggiuntivi equivalgono a bloccare 25 pozzi d’acqua in Mozambico, per la Fondazione Aiutare i bambini a progetti per 2.500 bambini, per la Lega del Filo d’Oro a chiudere un’intera struttura.
Particolarmente colpito il mondo del sostegno a distanza, che vive di letterine e foto dei bambini. Vincenzo Curatola, presidente del Forum Sad, parla di un attacco diretto «al dna del Sad: o si sacrifica la solidarietà o si sacrifica la relazione tra donatore e beneficiario, che è un elemento costitutivo del sostegno a distanza».
Mantenere i piani previsti è impossibile. Qualcuno pensa a un maggiore uso di Internet, che però, dice Luigi Pasini, direttore raccolta fondi di Unicef, «taglia fuori i donatori più anziani», qualcun altro a ridurre gli invii, trasformando i trimestrali in quadrimestrali o selezionando i soli «donatori attivi». L’aut aut è comunque un problema: «Dovremo scegliere se ridurre gli invii e di conseguenza la raccolta fondi o sottrarre risorse alla ricerca», spiega Francesca Pasinelli, direttore generale di Fondazione Telethon
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