Guerra

Che minaccia è per Israele l’unica chiesa cattolica di Gaza?

Questa mattina un raid israeliano ha colpito la chiesa della Sacra Famiglia, nella striscia di Gaza. Tre i morti, anche il parroco è rimasto ferito. Le reazioni

di Redazione

«Il Patriarcato Latino condanna fermamente questa tragedia e questo attacco contro civili innocenti e contro un luogo sacro. Tuttavia, questa tragedia non è più grande né più terribile di molte altre che hanno colpito Gaza. Molti altri civili innocenti sono stati feriti, sfollati e uccisi. Morte, sofferenza e distruzione sono ovunque. È giunto il momento che i leader alzino la voce e facciano tutto il necessario per fermare questa tragedia, che è umanamente e moralmente ingiustificabile. Questa guerra orribile deve giungere a una fine completa, affinché si possa iniziare il lungo lavoro di ricostruzione della dignità umana»: è questo il comunicato del Patriarcato Latino di Gerusalemme nel giorno in cui Israele ha bombardato la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, la sola presenza cattolica nella Striscia.

Si tratta della parrocchia che papa Francesco chiamava quasi ogni sera, con una videochiamata sul cellulare del parroco, padre Gabriel Romanelli, anch’egli oggi rimasto leggermente ferito a una gamba. Il bombardamento ha provocato – sembrerebbe – tre morti e alcuni feriti, circa una decina. Nella chiesa, che in questi mesi ha fatto da rifugio per la popolazione, sono ospitate ancora circa 500 persone in fuga dalla guerra. Diversi i danni materiali. Israele si sarebbe giustificato parlando di “un errore di tiro”. «Certamente non li lasceremo mai soli», ha detto il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme. Papa Leone XIV ha inviato un telegramma a padre Romanelli, firmato dal segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, per esprimere vicinanza e chiedere «un immediato cessate il fuoco».

In mattinata la premier Giorgia Meloni ha scritto sui suoi social che «i raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento». Dichiarazione (e raid) arrivano proprio all’indomani del voto dell’Unione europea – Italia inclusa – contro l’ipotesi di sanzioni a Israele per la violazione dei diritti umani a Gaza e in Cisgiordania e contro lo stop all’accordo Ue-Israele. Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha detto che «il rifiuto dell’Ue di sospendere l’accordo con Israele è un tradimento crudele e illegale» e che il voto dei 27 ministri degli Esteri «sarà ricordato come uno dei momenti più vergognosi nella storia dell’UE».

Acli, Israele non ha più alcuna possibile giustificazione

Ma torniamo alla parrocchia della Sacra Famiglia. Per le Acli il raid israeliano contro quella piccola chiesa «è un crimine che si aggiunge ai molti altri compiuti in questi mesi dalle forze armate israeliane. Non c’era alcun terrorista né alcuna minaccia alla sicurezza di Israele, che sta diventando un’ossessione cui vengono offerti veri e propri sacrifici umani. Non è possibile parlare di “errori di tiro” in questo quotidiano stillicidio di violenza sconsiderata. Siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria che ha perso da tempo ogni giustificazione sul piano militare, strategico e politico e che sembra mirata all’annichilimento puro e semplice di tutta la popolazione gazawi. Cosa che peraltro, sia pure su scala minore, sta accadendo in Cisgiordania», scrive l’organizzazione in una nota.

Siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria che ha perso da tempo ogni giustificazione sul piano militare, strategico e politico e che sembra mirata all’annichilimento puro e semplice di tutta la popolazione gazawi

Acli

«La strategia terroristica dell’esercito israeliano è ormai quella di disarticolare tutte le strutture della società civile della Striscia di Gaza facendo regredire la vita sociale verso la pura e semplice lotta per la sopravvivenza. Chiediamo alla comunità internazionale, ed in particolare al Governo italiano, di intervenire con una ferma condanna delle azioni del Governo e dell’esercito israeliano, che ormai si configurano quali veri e propri crimini di guerra, adottando tutte le misure necessarie perché cessino queste violenze indiscriminate, gli ostaggi ancora in mano ad Hamas (vivi o morti che siano) vengano rilasciati e si arrivi ad una tregua permanente».

Già due giorni fa le Acli avevano ripreso la denuncia fatta dal cardinal Pizzaballa insieme a tutti i Patriarchi ed i capi delle Chiese cristiane di Terrasanta a proposito dell’ennesima prevaricazione da parte dei coloni israeliani radicali che, «nell’ormai evidente strategia di voler cacciare gli arabi – indipendentemente dalla loro fede religiosa – dai territori che abitano da secoli», il 7 luglio avevano assaltato il villaggio di Taybeh in Cisgiordania, l’unico insediamento interamente cristiano rimasto, incendiando il cimitero e facendo pascolare le loro mucche sulle terre dove sorge la chiesa di san Giorgio. 

Agesci, vicinanza alla comunità

«Esprimiamo come Agesci il nostro dolore per il bombardamento che ha colpito questa mattina la Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. Condanniamo con fermezza ogni forma di violenza contro i civili e contro i luoghi di culto ribadendo l’inviolabilità degli spazi religiosi e di quelli umanitari, che devono essere sempre protetti, soprattutto in contesti di guerra.  Tutta la nostra vicinanza va alla comunità parrocchiale di Gaza, alle vittime e alle loro famiglie», scrive Agesci.

Misericordie, rafforzeremo il nostro impegno

Le Misericordie d’Italia hanno espresso «profonda preoccupazione per l’attacco di questa mattina alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, unica chiesa cattolica dell’enclave palestinese». Per Domenico Giani, presidente delle Misericordie d’Italia, «un luogo di fede, rifugio e speranza, è stato ferito nel cuore. Ci stringiamo alla comunità cristiana di Gaza e a padre Gabriel Romanelli, al quale va il nostro affetto e la nostra preghiera».

Questo tragico episodio «è un motivo in più per rafforzare il nostro impegno accanto alle Sorelle e ai Fratelli della Terra Santa, in particolare a Betlemme, dove le Misericordie sono attive da tempo con una sede e con progetti a sostegno della comunità locale», continua Giani. «Auspichiamo ora che i beni raccolti in questi mesi e in attesa al porto di Cipro (in foto) – a cui si aggiungerà un carico di medicine – partano al più presto verso Gaza. Ogni aiuto, ogni contributo, è un modo per non arrendersi alla guerra e continuare a credere nella pace».

Ogni aiuto, ogni contributo, è un modo per non arrendersi alla guerra e continuare a credere nella pace

Misericordie

Comunità Papa Giovanni XXIII, bombardare i luoghi di accoglienza spegne la speranza di pace

Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in una nota dice: «Siamo attoniti e inorriditi di fronte al bombardamento della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, la sola presenza cattolica nella Striscia. Supplichiamo chi ne ha il potere di fermare questa ingiustizia e di ascoltare il grido delle vittime. Nella piccola parrocchia di Gaza in questi anni sono state ospitate fino a 600 persone tra cui anziani, bambini e disabili accuditi dalle suore di Madre Teresa. Bombardare i luoghi di accoglienza dove si vive in uno stile evangelico e nonviolento, significa spegnere ogni speranza di pace».

In foto, padre Gabriel Romanelli mentre celebra messa di Natale nella chiesa della Sacra Famiglia, nel dicembre 2021. AP Photo/Adel Hana, File/Associated Press/LaPresse

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