Non profit

Chi compra uno spot salva l’ambiente

EcoAd pubblicità al verde

di Redazione

In tempi di tagli drastici sul fronte dei finanziamenti pubblici, arriva dagli Stati Uniti una lezione che potrebbe essere presa a modello dalle aziende e dai media italiani. Il network televisivo Cbs ha avviato una nuova politica rivolta agli inserzionisti pubblicitari per agevolare il finanziamento di progetti pubblici di sostenibilità ambientale. Dopo aver acquisito lo scorso maggio Ecomedia Llc, organizzazione fondata nel 2002 per far dialogare imprenditoria privata ed enti pubblici su attività a favore dell’ambiente, la Cbs ha iniziato a vendere un modulo pubblicitario denominato EcoAd.
Il 10% del budget che gli inserzionisti investono per comprare spot e annunci sui media della Cbs (non solo tv nazionali e locali, ma anche emittenti radiofoniche, web e affissioni) va a finanziare interventi di riqualificazione ambientale delle comunità. A testimoniare la partecipazione dell’azienda ai progetti di Ecomedia è il logo EcoAd, che fa bella mostra di sé nei messaggi pubblicitari, mentre nei radiocomunicati è uno speaker a certificare l’adesione dell’investitore ai progetti di Ecomedia.
Tra le prime aziende che hanno aderito c’è Chevrolet (gruppo General Motors), che l’anno scorso ha lanciato un piano da 40 milioni di dollari con l’obiettivo di ridurre 8 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Chevrolet ha pianificato una campagna sui media della Cbs in Texas, contribuendo così al finanziamento di alcuni progetti promossi dagli enti locali di quello Stato. Una delle prime attività sarà il rinnovamento del Randol Mill Park di Arlington, che entro la primavera sarà dotato di impianti di energia solare in grado di illuminare il campo da gioco di baseball per ragazzi, mentre l’adiacente parco giochi per bambini sarà realizzato con materiali sostenibili e avrà impianti di illuminazione ad alta efficienza energetica.
Cbs conta proprio su tutte quelle aziende, ormai sempre più numerose, che mettono tra i loro buoni propositi l’attenzione per le sorti del pianeta e che temono l’accusa di “greenwashing”, neologismo con cui viene bollato l’ambientalismo di facciata dei tanti che mascherano politiche produttive nei fatti per nulla ecocompatibili. [Andrea Salvadori]

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