Cultura
Chiesa. Cosa contiene il nuovo catechismo. Il sociale sotto lombra di Wojtyla
Ben 512 pagine. Che coprono tutte le sfaccettature della realtà (di Gianni Valente).
di Redazione

I monsignori del Vaticano non vogliono che lo si chiami ?catechismo sociale?. E in effetti, il nuovo Bignami del pensiero sociale cattolico, appena sfornato dal Pontificio consiglio della giustizia e della pace col titolo di Compendio della dottrina sociale della Chiesa, almeno per mole e struttura assomiglia piuttosto a una piccola Summa medievale.
Le 512 pagine del volume pubblicato dalla Libreria editrice vaticana, con la copertina che riproduce l?Allegoria del Buon Governo dipinta da Ambrogio Lorenzetti, bastano a malapena a contenere fiumi di interventi, suggerimenti, precetti vincolanti, buoni propositi espressi dal Magistero della Chiesa sui temi sociali. Impresa fatalmente titanica: proprio l?interventismo a crescita esponenziale della Chiesa su tutti i fenomeni e i problemi nuovi e mutevoli della convivenza umana trasforma in un cantiere sempre aperto quella dottrina sociale che fin da principio «non è stata pensata come un sistema organico», come si affretta a spiegare uno dei paragrafi introduttivi.
E se si cerca il filo rosso che attraversa il nuovo documento vaticano, lo si può identificare facilmente solo nell?impronta wojtyliana che lo caratterizza. Anche il nuovo Compendio, insieme al Catechismo della Chiesa cattolica e al Lexichon di etica familiare curato dal cardinal Alfonso Lòpez Trujillo, si inserisce tra i grossi documenti di sintesi del super-pontificato di Giovanni Paolo II.
Sintesi wojtyliana
Sono 735 le citazioni dei documenti e dei discorsi di Giovanni Paolo II disseminate nel Compendio. Un subisso rispetto, ad esempio, alle 286 citazioni tratte dall?intero Nuovo Testamento, mentre tutti gli scrittori ecclesiastici e i Padri della Chiesa sommati insieme raggiungono quota 44 citazioni (Sant?Agostino ne ha solo due, dalle Confessioni) e un Papa ?sociale? come Leone XIII, quello dell?enciclica Rerum novarum, con cui la Chiesa si aprì alla questione sociale, ne guadagna 32.
Il principio di solidarietà, parola-chiave dell?insegnamento sociale di Wojtyla, viene cooptato tra i principi permanenti della dottrina sociale della Chiesa, affiancandosi alle formule ?classiche? del bene comune, della destinazione universale dei beni e del principio di sussidiarietà.
L?agenda di tematiche giuridico-morali tanto battuta lungo il pontificato (opposizione all?aborto e al divorzio, alle pratiche anticoncezionali, al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e di quelle omosessuali) diviene centrale per giudicare i comportamenti e le scelte politiche dei fedeli laici, chiamati alla resistenza e all?obiezione di coscienza davanti alle leggi civili contrarie a «valori che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere» par. 397). Ma anche l?insistenza sul tema del lavoro riprende un tema caro al Papa operaio dell?enciclica Laborem exercens. Così come la piena accettazione dell?economia di mercato quale dato di fatto ormai consolidato riprende accenti già espressi nella Centesimus annus, l?enciclica del 91 che fu letta da alcuni come il manifesto dell?omologazione della dottrina sociale cattolica alle esigenze del capitalismo trionfante.
Non profit, democrazia
Proprio citando tale documento, il Compendio riconosce come «in molte circostanze ?il libero mercato sia lo strumento più efficace per collocare le risorse e rispondere efficacemente ai bisogni?» (par. 347) e ammette il «fondamentale ruolo di intermediazione svolto dai mercati finanziari», aggiungendo però che «lo sviluppo della finanza rischia di seguire una logica sempre più autoreferenziale, senza collegamento con la base reale dell?economia» (par. 368).
Il documento vaticano non azzarda giudizi definitivi su questioni ancora aperte, come il ricorso alle biotecnologie in agricoltura o la metamorfosi globale che sta scombussolando tutto il mercato del lavoro. Su questo punto, oltre a rifiutare l?assistenzialismo e a dare per scontato il tramonto del ?posto fisso?, il Compendio indica nel profitto il «primo indicatore del buon andamento dell?azienda» (340).
Ma «uno spazio specifico in ambito economico» viene riconosciuto anche alle «organizzazioni private senza fine di lucro» e al loro «coraggioso tentativo di coniugare armonicamente efficienza produttiva e solidarietà», che rappresenta un?applicazione concreta del principio di sussidiarietà (par. 357). Il volontariato e la cooperazione nell?ambito del privato-sociale, «sinteticamente definito ?terzo settore? per distinguerlo dagli ambiti dello Stato e del mercato, costituiscono le modalità più adeguate per sviluppare la dimensione sociale della persona».
La progressiva espansione delle iniziative sociali al di fuori della sfera statale, secondo il Compendio vaticano ha dato vita «a modalità nuove e positive di esercizio dei diritti della persona che arricchiscono qualitativamente la vita democratica» (par 419).
Gianni Valente
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