Famiglia

Chiusura istituti: per il CNCA l’affido non è la soluzione per tutti

Lettera aperta del CNCA a Bindi e Ferrero. Chiedendo agli operatori di rispettare comunque la data del 31 dicembre, e ai ministri un Tavolo di confronto

di Redazione

ROMA ? Istituzioni e società civile devono adoperarsi per rispettare la scadenza già fissata per la chiusura degli istituti per minori (31 dicembre 2006) e, nel contempo, non è opportuno considerare l’affido familiare come unica soluzione per quei bambini e ragazzi che hanno vissuto in tali strutture. E’ questa la posizione espressa dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) in una lettera inviata a Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, e Rosy Bindi, ministro delle Politiche per la famiglia, in concomitanza con la Conferenza Stato-Regioni che, oggi, dovrebbe affrontare la questione.
    
    Nel testo la Federazione – impegnata da anni nell’accoglienza di minori temporaneamente allontanati dalle proprie famiglie e, attualmente, presente in tutta Italia con più di 150 servizi di accoglienza (comunità familiari, comunità educative, reti di famiglie affidatarie, comunità diurne) – esprime “un certo sgomento” per le dichiarazioni attribuite dalla stampa al sottosegretario al ministero della Solidarietà sociale Franca Donaggio, la quale avrebbe affermato la possibilità di prorogare la data di chiusura degli istituti, fissata dalla legge 149/2001 nel 31 dicembre 2006.
  
     Nel testo il CNCA chiarisce i propri dubbi sull’eventualità di considerare l’affido non come un prezioso strumento accanto ad altri, ma come l’unica alternativa valida alle vecchie strutture: “Fa specie, d?altro canto che nel dibattito tentino di inserirsi con posizioni ideologiche sia coloro che hanno sostenuto e sostengono ancora oggi l?ineluttabile necessità degli Istituti, sia chi afferma possa esistere una unica e omogenea risposta: la famiglia affidataria. La nostra esperienza ci dice che non sempre esiste una famiglia disponibile e capace di accogliere i ragazzini che arrivano nelle nostre comunità e non sempre l?affido familiare è uno strumento adatto ad accogliere alcuni minori (gli adolescenti, i minori stranieri, ragazzi con forti disturbi psicologici, ragazzi che provengono dal carcere). Riteniamo che l?enfasi costruita ad arte  attorno alla legge 149 in tema di affido familiare non tenga realmente conto della realtà in cui viviamo: questi minori sono quelli che forse più di tutti rischiano di rimanere in Istituto.”
    Per il CNCA, piuttosto, accanto al rilancio dell’affido si sarebbe dovuto agire per “la sostituzione degli Istituti con luoghi di accoglienza che potessero garantire il diritto ad ogni minore di vivere in abitazioni e strutture in cui la dimensione relazionale ed affettiva fosse l?elemento pregnante e nelle quali la personalizzazione e individualizzazione degli interventi rappresentasse una modalità sostanziale della progettazione educativa, e che fossero anche capaci di garantire la presenza di figure adulte efficaci sia sul versante delle motivazioni personali e delle etiche di riferimento, che su quello della professionalità.”
     La Federazione invita tutti i soggetti competenti a fare la propria parte per rispettare la data del 31 dicembre prossimo: “Crediamo fortemente che i mesi che intercorrono da ora alla fine di dicembre possano essere fondamentali per azioni che vadano nella direzione di chiudere gli Istituti.” E invita il Governo a dare chiari segnali in tal senso: “I minori e  le famiglie  in difficoltà rappresentano ancora in Italia, ci sembra, una emergenza. Speriamo che questo Governo voglia sostenere anche a livello economico questo delicato passaggio e che venga destinato nella nuova Finanziaria un budget specifico per affrontare questa emergenza a partire dal rifinanziamento della legge 285.”

    Infine, il CNCA avanza una proposta ai due ministri: “Vi chiediamo di istituire un Tavolo di confronto tra i Ministeri competenti, le Regioni e le principali organizzazioni della società civile impegnate nell?ambito della accoglienza dei minori allontanati dalla propria famiglia mettendo a vostra disposizione la nostra esperienza, cercando di attuare insieme, senza pre-giudizi, delle prassi operative che davvero garantiscano a questi bambini e bambine dei luoghi di vita adeguati.”

    
 Roma, 13 settembre 2006

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