Non profit

«Ci sceglie chi ci conosce. I testamenti rappresentano un quarto del bilancio»

Maurizio Annoni - Opera San Francesco per i poveri

di Redazione

La tua generosità avrà per sempre il profumo del pane». Così, con un diretto riferimento in quella che, da cinquant’anni, è la mission specifica, l’Opera San Francesco per i poveri presenta sul proprio materiale di comunicazione la possibilità di essere scelta come destinataria di un lascito testamentario per «continuare a fare del bene per molto tempo e a molte persone». Uno strumento molto promozionato sui materiali informativi con cui l’Opera si presenta ai donatori «e che negli ultimi due anni», specifica padre Maurizio Annoni, responsabile di OSF, «costituisce circa il 25% delle nostre entrate complessive: siamo stati beneficiari di 23 testamenti nel 2010, e di 17 nel 2011, in due dei quali figuriamo come eredi universali».
Si può parlare di una tendenza ormai progressiva?
Abbiamo assistito a una crescita significativa dei lasciti testamentari soprattutto negli ultimi 4, 5 anni. E, se dovessimo evidenziare una tendenza, si tratta di testamenti sempre più dettagliati, in cui vengono indicate come beneficiarie diverse associazioni pro quota: si tratta di scelte molto ponderate, di donatori che “pesano” con attenzione la distribuzione della propria generosità».
Qual è il profilo-tipo delle persone che scelgono OSF come beneficiaria?
Chi ci sceglie come beneficiari del lascito appartiene in genere a una fascia di reddito media, più raramente medio-alta. E, per la stragrande maggioranza dei casi, si tratta di persone che sono state assiduamente nostri donatori già in vita. Quello che facevano mensilmente, o annualmente, con il bonifico postale, lo fanno una volta per tutte attraverso il lascito testamentario. È il completamento di un cammino che il donatore ha percorso con noi durante la vita, più che un gesto estemporaneo di chi ci “scopre” solo per questa occasione».
Perché scelgono voi?
Appunto perché, conoscendo bene il tipo di attività che facciamo, sanno molto bene quanto sia importante per noi avere a disposizione della liquidità immediata per poter aiutare i tanti bisognosi che si rivolgono a Opera San Francesco. La maggior parte dei lasciti proviene da persone di Milano e provincia, gente che ha visto più di una volta la fila di poveri qui in corso Concordia in attesa di un pasto caldo.
Nel campo dei lasciti testamentari, insomma, la conoscenza diretta vale più di una buona campagna di comunicazione pubblicitaria?
La conoscenza diretta è fondamentale. Però solo da quando le associazioni hanno cominciato a fare comunicazione su questo tema, a dire che il testamento è un’occasione per moltiplicare la generosità, e spiegare anche agli italiani come si fa, cosa vuol dire indicare come beneficiarie realtà del non profit, si sono cominciati a vedere più testamenti. Ed è cresciuta, in parallelo, la cultura del testamento, che appunto fino a cinque anni fa era ancora marginale. In questo senso, devo testimoniare quanto sia stata importante la disponibilità e l’attività del Consiglio nazionale del notariato, che è stato e continua a essere accanto a tante onlus in questo percorso.
Non sarebbe ora che il non profit lanciasse una grande campagna unitaria sul tema testamenti?
Come è successo per il 5 per mille, anche per i testamenti promuovere insieme una campagna potrebbe essere una bella mossa. Anche se, rispetto al 5 per mille, quello del testamento è un argomento che rischia di accendere un po’ di gelosie: un conto è indicare il beneficiario di una quota di Irpef che comunque al cittadino viene trattenuta, altro è scegliere un ente cui destinare i propri averi post mortem. È una scelta che richiede un di più di ponderazione.