Cultura

Ciad-Sudan, una frontiera a rischio

Aumenta l'instabilità nella regione e proseguono gli spostamenti di popolazione nelle due direzioni

di Redazione

Proseguono gli spostamenti di popolazione attraverso l’insicuro confine che separa il Ciad dal Sudan: attualmente tra i 100 e I 125 rifugiati sudanesi arrivano ogni giorno al campo di Gaga, nel Ciad orientale. Martedì scorso, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha appreso che, a causa dell’insicurezza in Ciad, anche diversi cittadini ciadiani stanno attraversando il confine per cercare rifugio nella regione sudanese del Darfur. Cresce dunque l’instabilità di una regione in cui rifugiati attraversano il confine in entrambe le direzioni.

Nel Ciad orientale, dal mese di gennaio sono stati registrati complessivamente 3.600 nuovi arrivi al campo di Gaga, 1.500 dei quali nel solo mese di febbraio. Gli operatori dell’UNHCR riferiscono che due terzi dei nuovi arrivati provengono da villaggi situati su entrambi i lati del confine nei pressi della città ciadiana di Adré. Gli altri provengono invece dai campi per sfollati del Darfur occidentale e meridionale.

I sudanesi recentemente arrivati a Gaga affermano di aver lasciato il Darfur o la zona di confine nel timore di attacchi da parte delle milizie janjaweed o di altri gruppi armati attivi su entrambi i lati della frontiera. Dal confine, i rifugiati arrivano a Gaga su asini, a piedi o a bordo di camion. La maggior parte di loro ha scorte di cibo per 3-5 giorni, alcuni portano con sé il bestiame che non è stato loro rubato.

A Gaga l’UNHCR sta collaborando con il governo ciadiano, con il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e con altre agenzie partner per espandere e potenziare l’area di accoglienza e per rendere più efficaci il controllo medico e la distribuzione degli alloggi. Una volta registrati, infatti, i rifugiati ricevono una tenda e altri beni di prima necessità come coperte, zanzariere, materassi, taniche per l’acqua e set di utensili per cucinare.

Il campo di Gaga ha una capienza massima di 20mila persone e al momento ne ospita 10mila. I circa 200mila rifugiati sudanesi che sono fuggiti dal Darfur a partire dal 2003 vivono in 12 campi allestiti dall’UNHCR nel Ciad orientale.

Nel frattempo si è appena conclusa la visita dell’Assistente Alto Commissario Judy Cheng-Hopkins in Ciad meridionale, dove si trovano attualmente 47mila rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana. Si è trattato della prima missione da quando la Cheng-Hopkins ha assunto l’incarico, due settimane fa. Questa missione testimonia l’attenzione che l’UNHCR sta prestando alla preoccupante crisi che ha investito l’intera regione. L’Assistente Alto Commissario, che all’inizio della settimana ha osservato di persona le operazioni dell’UNHCR nel Ciad orientale, si trova oggi nella capitale ciadiana N’Djamena per incontrare le autorità ciadiane, rappresentanti delle Agenzie ONU, delle organizzazioni non governative partner, nonché i membri della comunità diplomatica, prima di rientrare a Ginevra questo fine settimana.

Nel Ciad meridionale, l’UNHCR sta continuando a trasportare i rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana al riparo dall’insicura area di confine. Quasi mille rifugiati sono stati trasferiti al campo di Amboko, situato in prossimità della città di Goré. Da quando, il 22 febbraio scorso, sono iniziate le operazioni 1.800 persone sono state complessivamente trasportate nei campi di Amboko e Gondjé. Si tratta di parte degli oltre 5mila rifugiati che dall’inizio di febbraio hanno abbandonato la Repubblica Centrafricana settentrionale a causa delle aggressioni dei banditi e delle ostilità fra gruppi ribelli e forze governative.

Nel frattempo, in seguito alle informazioni fornite dalla Croce Rossa ciadiana a proposito di ulteriori arrivi in Ciad di rifugiati centrafricani nel villaggio di Békan, 30 chilometri a ovest di Békoninga, l’UNHCR ha organizzato una missione per verificare la situazione. È stato riscontrato che almeno mille rifugiati si trovano a Békan. La prossima settimana l’UNHCR avvierà le attività di controllo e monitoraggio, in collaborazione con le autorità ciadiane. Per il momento l’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere – Olanda ha inviato una clinica mobile a Békan.

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