Mondo
Cinema. Lintenso film desordio di Saverio Costanzo. La violenza non ci avrà
di Saverio Costanzo, con Tomer Russo, Areen Omari e Muhamad Bakri (di Andrea Leone).
di Redazione
Il rapporto tra violenza del potere e ragioni della cultura, tra assurdità della storia e dignità del singolo, tra apertura al mondo e segregazione, tra abitudini di vita, lingue, religioni e culture diverse: questi alcuni dei temi toccati da Private, esordio di Saverio Costanzo premiato al Festival di Locarno con il Pardo d?Oro, film ispirato a un fatto realmente accaduto.
Nella striscia di Gaza la casa di un professore palestinese viene occupata dall?esercito israeliano, ma il professore, sostenitore di una pacifica coesistenza tra le due parti, rifiuta fermamente di abbandonare la propria abitazione: inizia così una convivenza forzata tra i soldati, che occupano un intero piano, e la numerosa famiglia, costretta a vivere in poche stanze. La vita quotidiana continua apparentemente normale, la violenza psicologica dell?invasione si fa sempre più insostenibile, eppure a poco a poco, nel lento e faticoso processo della curiosità e della conoscenza, entrambe le parti saranno costrette ad ascoltare le ragioni e l?umanità dell?altro.
Private nasce da questa brillante idea e malgrado soffra di dialoghi talvolta brutti e retorici e di una sceneggiatura non priva di inverosimiglianze, può dirsi un?opera riuscita, coraggiosa, intensa e interessante, linguisticamente e stilisticamente matura e consapevole, un tentativo lodevole di uscire dagli asfittici limiti geografici e mentali del cinema italiano e dal suo sterile sentimentalismo piccolo borghese.
Girato in digitale, teso e incalzante nel ritmo, il film di Costanzo si svolge quasi tutto in interni e proprio il luogo sembra essere il principale protagonista: in questo popoloso e cupo teatro della crudeltà e dell?assurdo, la camera si muove per sussulti, scosse e tremiti, pedina corpi ed ombre e disegna pensieri ed emozioni, si agita nell?universo claustrofobico seguendo il ritmo del dramma, come un sismografo registra la violenza incessante che domina la scena, e corrisponde allo sguardo stesso dei protagonisti: forse in questo eccesso documentaristico e nella mancanza di una visione registica generale risiede un limite del film, che rimane talvolta chiuso in una rappresentazione cronachistica e non riesce ad assurgere, come avrebbe potuto, a metafora universale.
Il film si avvale di ottimi e affiatati attori israeliani e palestinesi, dagli sconosciuti Tomer Russo e Areen Omari al veterano Muhamad Bakri, attore palestinese celebre in patria, che interpreta la parte del professore.
Andrea Leone
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