Mondo
Cluster bombs: serve stop ai finanziamenti
Le banche italiane migliorano il loro impegno etico, ma serve una legge ad hoc ferma da due anni in Commissione
di Redazione
Dal 2009 banche e altre istituzioni finanziarie di 16 Paesi hanno investito più di 43 miliardi di dollari in compagnie che producono cluster bombs. I dati sono contenuti nella ricerca “Worldwide Investments in Cluster Munitions, a shared responsibility”. Realizzata da IKV Pax Christi and FairFin, entrambi membri della Cluster Munition Coalition (Cmc), la ricerca è stata lanciata sabato 14 giugno a Berlino e contemporaneamente in altre capitali mondiali. Alla luce di questi dati che evidenziano ingenti finanziamenti nelle aziende produttrici di munizioni cluster bandite dalla Convezione di Oslo, la Cmc richiama i governi perché procedano al divieto di investimento in questo settore con una legge nazionale dedicata.
In una nota della Cluster Munition Coalition si legge che la Cmc «crede che i Paesi che hanno aderito alla Convenzione debbano dotarsi di una legge vincolante che proibisca definitivamente e senza ambiguità questo tipo di investimenti. La maggior parte di questi investimenti proviene da Stati che non hanno sottoscritto la Convenzione sulle Munizioni Cluster (Ccm) che proibisce l’uso, la produzione, il trasferimento il possesso di cluster bombs e l’assistenza a terzi in una di queste attività».
Il rapporto svela inoltre che dal 2009 un numero crescente di banche stanno abbandonando gli investimenti in compagnie coinvolte nella produzione di bombe cluster migliorando l’approccio etico agli investimenti. “Tra le banche italiane – continua la nota – , Intesa San Paolo – Imi San Paolo ha rinnovato nel 2011 la sua policy rispetto alle armi bandite dalle convenzioni internazionali ma è ancora coinvolta in un finanziamento (bonds) alla Lockeed Martin mentre Unicredit ha dichiarato di aver escluso dalla sua branca asset gestionale Pioneer Investments compagnie coinvolte nella produzione di cluster bombs. Ma tra policy dichiarate e investimenti reali generali c’è ancora un largo margine di azione, dovuto anche ai collegamenti tra compagnie controllate dalle holding».
L’Italia che si presenterà per la prima volta come Stato Parte al prossimo meeting ad Oslo dall’11 al 14 settembre ha, nella sua legge di ratifica della Convenzione, all’articolo 7, accolto il principio che anche il supporto finanziario alla produzione, detenzione e commercio delle munizioni a grappolo sia un comportamento da sanzionare penalmente dal quale non può essere escluso il tema del supporto finanziario all’estero di banche nazionali ad aziende estere attualmente coinvolte nella produzione di ordigni con effetti indiscriminati.
Per regolare con maggiore completezza questi aspetti era già stata presentata una proposta di legge dalla senatrice Silvana Amati e sottoscritta anche dalla senatrice Barbara Contini il 26 maggio 2010 (ddl 2136).
«La proposta di legge giace da due anni nella Commissione Finanza e Tesoro presieduta dal senatore Mario Baldassari senza neanche essere stata calendarizzata – dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine – è quanto mai illuminante il fatto che addirittura le banche, in genere recalcitranti su alcuni argomenti si muovano più velocemente delle nostre Istituzioni. Da quella Commissione, che abbiamo contattato numerose volte, molte rassicurazioni e pochi fatti, conosciamo Baldassarri come una persona sensibile ad argomenti quali i diritti umani ma, evidentemente, in questo caso la sensibilità non basta e non era mai successo dal 1994 ad oggi che una proposta di legge così importante fosse totalmente ignorata non riconoscendole neanche la dignità di una calendarizzazione».
Continua Schiavello: «Le bombe cluster bandite dalla Convenzione non possono essere più finanziate con i soldi provenienti da Paesi che l’hanno sottoscritta, e non basta sventolare la crisi per giustificare la cecità umanitaria che caratterizza alcune prese di posizione seppur velate : di bombe cluster la gente muore e forse è bene che la gente sappia che finanzia omicidi in Paesi in cui magari sottoscrive adozioni a distanza. Chiediamo – conclude Schiavello – che il Senato riprenda senza esitazioni la discussione di questa legge».
Il rapporto contiene informazioni su 137 banche e istituzioni finanziarie che investono in produttori di cluster bombs. Di queste 27 provengono da Paesi che sono parte della Convenzione sulle munizioni cluster: Francia, Germania Italia, Giappone e Gran Bretagna, tra i firmatari Australia, Canada, Liechtenstein e Svizzera.
Altri 21 Stati hanno dichiarato che questi investimenti sono da considerare vietati dalla Convenzione, ma a queste affermazioni devono ancora seguire iniziative legislative.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.