Non profit

col 5 per millebcostruiremoble Case del sorriso

Onlus sotto la lente Cesvi - Cooperazione e sviluppo

di Redazione

R appresentano un modello d’intervento per la cooperazione internazionale e si trovano nei luoghi più diversi del pianeta, dalla Romania al Perù, dall’India allo Zimbabwe: sono le Case del Sorriso, realtà create per sostenere la vita di tanti bambini del Sud del mondo. Realtà nate dalla creatività e dall’impegno di Cesvi – Cooperazione e sviluppo, organizzazione indipendente fondata nel 1985 a Bergamo. «Partirà tra dicembre e gennaio un progetto di formazione professionale nella periferia di Nairobi legato alle Case del Sorriso», dice Stefano Piziali , responsabile policy di Cesvi. «Questa esperienza sarà gestita da partner locali che giudichiamo affidabili e si tradurrà nella “costruzione” di un luogo che abbia la forza di mobilitare le energie del territorio circostante».
Il progetto è interessante anche per un altro motivo: la sua realizzazione sarà possibile anche grazie ai fondi raccolti da Cesvi attraverso il 5 per mille del 2005, che solo quest’anno sono stati “sbloccati” dalla macchina statale. «Rispetto al 5 per mille Cesvi ha fatto una scelta precisa», spiega Piziali. «Abbiamo convogliato tutti i fondi raccolti su un unico progetto, piuttosto che distribuirli a pioggia, proprio perché i cittadini che ci hanno accordato la loro fiducia possano toccare con mano i frutti della loro scelta». Per Piziali lo strumento del 5 per mille può costituire una preziosa occasione per contribuire a una vera sussidiarietà, a patto che lo Stato lo liberi dalle lungaggini burocratiche e ne garantisca la stabilità: «La programmazione nel nostro settore è un elemento cardine: assicura qualità agli interventi e quindi si ripercuote favorevolmente sulla raccolta fondi, proprio per la credibilità acquisita grazie a una gestione seria e oculata». Almeno per il 2008 la crisi è scongiurata: i dati sui fondi raccolti da Cesvi segneranno infatti un incremento significativo rispetto al 2007, sia per il canale pubblico che per quello privato. Ad esempio, dal 2007 Cesvi è la prima ong finanziata dal ministero degli Affari Esteri, e anche i contributi dell’Ue hanno registrato una crescita confortante.
Altro scenario sarà quello del prossimo anno, come ammette lo stesso Piziali: «Inutile nascondere che qualche preoccupazione per il 2009 ci sia. Mettiamo in conto una certa contrazione nella raccolta fondi. Anche se ritengo si debba fare una distinzione tra i progetti di sviluppo, che rischiano di essere più penalizzati, e gli interventi d’emergenza: su questi i nostri donatori sono molto sensibili e non credo faranno mancare il loro sostegno». Ma chi è il donatore abituale di Cesvi? Ha un alto livello d’istruzione, si documenta, appartiene a un ceto medio-alto. Potrebbe dunque essere toccato solo marginalmente dalla crisi? Al Cesvi lo sperano.

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