Welfare

Conferenza nazionale: le regioni devono 25 milioni alle comunità

Lo ha riferito fa Giovanni Serpelloni, a capo del Dipartimento nazionale antidroga, durante un dibattito con gli assessori regionali in corso a Trieste

di Redazione

25 milioni di euro: è questo il credito che, a oggi, le 671 comunità terapeutiche italiane vantano nei confronti della pubblica amministrazione e delle Regioni. Lo ha riferito fa Giovanni Serpelloni, a capo del Dipartimento nazionale antidroga, durante un dibattito con gli assessori regionali in corso a Trieste, nell’abito della quinta Conferenza nazionale sulle droghe.
Un dibattito, quello di questo pomeriggio, che ha rotto il clima da toni bassi con cui si era aperto ed era stato costruito il summit. A rompere gli indugi l’assessore del Veneto alle Politiche sociali, Stefano Valdegamberi, che è anche il coordinatore nazionale di tutti gli assessori regionali alle politiche sociali. Fin dagli esordi del suo intervento, Valdegamberi, ha lamentato lo scarso coinvolgimento delle Regioni nella preparazione del summit triestino. Ma a rompere definitivamente le uova nel paniere agli organizzatori è stato l’intervento dell’assessore umbro, Damiano Stufara, che ha rinunciato a prendere la parola in polemica proprio con gli organizzatori i quali, a suo dire, avrebbero escluso dal dibattito due realtà importanti come il Cnca e la Federserd.

Stufara ha preteso che il tempo che gli spettava fosse girato proprio al presidente del Cnca, Lucio Babolin. Dopo alcuni minuti di trambusto cui ha assistito e in minima parte partecipato anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Droghe, il senatore Carlo Giovanardi, Babolin ha preso la parola e, rivolgendosi al capo del dipartimento Giovanni Serpelloni, lo ha accusato di non aver come d’accordo illustrato i temi che più stavano a cuore alle comunità terapeutiche.

Da questa provocanzione è nato l’intervento a sorpresa dello stesso Serpelloni: «Non sono l’avvocato di queste posizioni e non ho ancora dato seguito agli accordi presi recentemente con alcuni operatori semplicemente perchè il mio intervento non si è ancora tenuto», ha detto. Sollecitato ad andare avanti, Serpelloni ha rivelato come il debito che le regioni hanno nei confronti delle comunità terapeutiche sia di 25 milioni. Un debito ha detto «importante che mette in grossa difficoltà queste realtà», come del resto, ha continuato, «la grande differenza tra le rette che le regioni riconoscono proprio alle comunità terapeutiche».

Serpelloni: Ma il governo ha un piano per i crediti delle comunità

Più tardi Serpelloni ha rivleato che il governo ha un piano per consentire alle comunità di recuperare i crediti che vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Non sono ancora chiari i termini del piano, -che comunque- ha riferito Serpelloni – andrà discusso con le stesse Regioni. Da quanto si apprende pero’ il Dipartimento avrebbe in mente una serie di misure urgenti che andrebbero ad alleviare gli interessi sul debito che le comunita’ contraggono con gli istituti di credito per far fronte ai pagamenti, che alttrimenti a causa dei ritardi nel versamento delle rette da parte delle amministrazioni pubbliche non potrebbero sostenere. Una misura che resterebbe in vigore finche’ le stesse regioni non estingueranno i loro debiti.

 

Le cronache della prima giornata

Un piccola contestazione di pochi operatori triestini e siciliani fra cui il Cears – coordinamento enti ausiliari della regione siciliana ha accolto il sottosegretario Carlo Giovanardi in aperture della tre giorni della quinta Conferenza nazionale sulle droghe che ha aperto i battenti questa mattina a Trieste. Al grido di vergogna, vergogna i manifestanti hanno protestato contro gli inaccettabili ritardi nei pagamenti alle comunita terepeutiche e contro le inadempienze del Dipartimento di amministrazione penitenziaria che ostacola i tossicodipendenti in carcere nell’accesso alle stesse comunita’ terapeutiche. Le proteste pero’ si sono esaurite comunque in pochi minuti e non sono mai andate al di la’ delle urla.
Giovanardi, prima dell’intervento di esordio in corso in questi minuti presso il teatro Verdi, ha incontrato i giornalisti commentando anche l’assenza a sorpresa del numero uno della comunità di San Patrignano Andrea Muccioli. Un’assenza resa più evidente dalla scelta del responsabile delle politiche antidroga di intitolare proprio al padre di Andrea e fondatore della comunità di San Patrignano, Vincenzo Muccioli, un francobollo commemorativo. «Muccioli ha ritenuto che questo momento di dialogo che coinvolgerà 1100 operatori fosse tempo perso per cui ha deciso di non intervenire», ha spiegato Giovanardi. Che poi si è anche lamentato con la stampa per la bassa copertura del summit Onu sulle droghe che chiude oggi a Vienna. «È stato un momento importante in cui per la prima volta paesi come Iran, Colombia, Giappone e Usa hanno elaborato una strategia comune per la lotta alle dipendenze, peccato che i grandi media non vi abbiano dedicato spazio». Nel documento finale di quel vertice non si fa accenno al principio della riduzione del danno. «E noi siamo d’accordo», spiega Giovanardi, «il problema non sono i termi che si adoperano, ma i contenuti: se per riduzione del danno o come la vogliamo chiamare s’intende la somministrazione di metadone per agganciare i tossicodipendenti per poi recuperarli, allora ci stiamo. Cosa diversa è invece l’uso cronico di queste sostenaze; questo non ci va bene».

Da ultimo il capitolo Fini-Giovanardi. Il sottosegretario difende la sua legge malgrado i dati rivelino che sostanzialmente non abbia arginato il fenomeno: «Faccio presente che in italia il 99,9% della popolazione non ha problemi di droga e credo anche sia un`illusione l’obiettivo di annullare completamento il consumo di sostanze. Detto questo siamo qui per approfondire l`argomento». L`antiproibizionismo? «Se uno ha una malattia, non lo si cura lasciandolo morire».

L’intervento dei politici

Oggi dopo l`apertura dei lavori sono intervenuti diversi esponenti del governo (fra cui il ministro Meloni e il sottosegretario Fazio)  e Livia Turco (qui la sua presa di posizione sulla moratoria), dirigente Pd e componente della comissione affare sociali della camera dei deputati,  il programma nel pomeriggio prevede le relazioni di alcuni assessori regionali (Fvg, Piemonte, Umbria Puglia, Veneto, Marche) e in serata un incontro con il comitato scientifico del dipartimento antidroga recentemente insediato.

Venerdì invece è la volta dei gruppi tematici coordinati dagli operatori. Infine sabato mattina la sezione plenaria che concluderà  i lavori. Seguiranno aggiornamenti.
Un confronto a 360 gradi tra istituzioni, operatori del settore, sia pubblico che del privato sociale, impegnati quotidianamente nell’azione di prevenzione e di contrasto delle tossicodipendenze. È questo lo spirito, nelle parole del sottosegretario con delega alle dipendenze Carlo Giovanardi (leggi qui il report della conferenza stampa di presentazione) che caratterizza la quinta Conferenza nazionale sulle Droghe.

Un incontro che, ha precisato il senatore modenese, «sarà caratterizzato da una concertazione laica, efficace e concreta, diretta alla realizzazione di una piattaforma di intervento condivisa». Una concertazione «nel pieno rispetto dei due principi che ispirano l’azione del governo in materia di droga: non esiste un diritto a drogarsi e ogni intervento sulla persona tossicodipendente deve essere finalizzato al suo completo recupero».

I lavori e i documenti prodotti nella Conferenza, rappresenteranno uno strumento di supporto per l’attività legislativa del Parlamento e per l’apporto di eventuali correzioni alla normativa antidroga, dettate dall’esperienza applicativa.

Nel corso dei lavori (leggi qui il programma della Conferenza), sarà, inoltre, presentato un francobollo commemorativo, legato alla figura di tre personalità ‘«che hanno profuso le proprie energie per la lotta alla tossicodipendenza». Lo scopo dell’iniziativa, ha concluso Giovanardi, è di lanciare un messaggio di unità di intenti e concertazione nelle azioni». Sono raffigurati, infatti, don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Giovanni XXIII, Vincenzo Muccioli, fondatore della comunità di San Patrignano e Carlo Valenzi, pioniere dei servizi pubblici per la tossicodipendenza (Ser.T.).

Venendo al capitolo operatori. Presenza più massiccia rispetto all’ultima conferenza anche se in grande misura ritengono che questo summit non produrrà effetti decisivi nella lotta ai consumi (leggi qui l’articolo sul numero di Vita magazine). Una tesi avvalorata dal recente Rapporto della Commissione Ue che spiega come dieci anni di politiche globali contro la droga non sono bastati a fermare la piaga neanche marginalmente, ma anzi hanno aumentato la criminalità e i rischi per i consumatori. Clicca qui per leggere la relazione annuale sulle droghe della Ue

Le associazioni del no
Un gruppo di realtà – dal Forum Droghe alla Cgil, dalla Lila alla Cnca – hanno invece deciso di prendere le distanze dalla Conferenza triestina. Lo hanno reso noto in una conferenza stampa nel corso della quale hanno sottolineato alcune delle criticità che, a loro giudizio, segnano l‚iniziativa di Giovanardi. Troppe sessioni di lavoro, l’assenza di un  coinvolgimento effettivo nella preparazione della conferenza, la non disponibilità a valutare l’efficacia della Fini Giovanardi a quattro anni dalla sua entrata in vigore, la non disponibilità ad affrontare il tema della riduzione del danno: sono queste alcune delle riserve che hanno espresso motivando la loro scelta. In particolare hanno segnalato una forte preoccupazione per quanto riguarda il servizio pubblico, rimasto fermo quanto a numero degli operatori da quindici anni e perciò inadeguato a contrastare un fenomeno in costante aumento.

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