Questo è il testo dell’appello per le popolazioni del Congo promosso da Vita . In coda l’elenco dei primi firmatari. Per aderire è sufficiente andare sul sito www.vita.it
L a situazione sta drammaticamente precipitando nella Repubblica Democratica del Congo e la comunità internazionale sembra essere una volta di più impotente. Testimonianze concordi raccolte sul campo segnalano la presenza di soldati regolari dell’Angola e dello Zimbabwe al fianco delle truppe governative nella regione orientale del Nord Kivu. Analoghe informazioni, provenienti dalla società civile, indicano la presenza di soldati ruandesi al fianco dei ribelli, che continuano ad avanzare. Uno scenario che fa sembrare possibile una riedizione della seconda guerra congolese esplosa, dieci anni fa, il 2 agosto del 1998. Come hanno detto i vescovi cattolici congolesi è in atto un genocidio silenzioso. Davanti a una nuova guerra devastante non si può restare con le mani in mano. Questa guerra ci riguarda molto da vicino, per tre buoni motivi.
1.In Congo ci sono decine di cooperatori, missionari e volontari italiani. Persone che hanno scelto un difficile e coraggioso percorso personale, nel segno della civiltà (cioè di quella civiltà di cui il mondo ricco spesso si fa vanto ma che così raramente mette in opera). Ci fossero delle forze armate di “pace”, ci sarebbe un’altra attenzione e ben altra “preoccupazione politica”. I cooperanti vanno ascoltati, aiutati nel loro lavoro, difesi e sostenuti perché sostenendo loro si sostengono prospettive di sviluppo equo per le popolazioni.
2.Da situazioni come quelle che sta vivendo il Congo si generano quei flussi migratori della disperazione che tanto vengono guardati con timore qui da noi. Non c’è bisogno di paternalismo ma semplicemente di un’intelligenza capace di guardare la realtà, per capire che nessuna frontiera può reggere l’urto di una disperazione senza soluzioni. Proprio quella che un intero popolo, quello del nord Kivu sta sperimentando in queste settimane.
3.Non possiamo negare che l’Africa sia quello che è stato il Medioriente nel secolo scorso. È il continente che custodisce enormi riserve di materie prime di cui il mondo ricco ha sempre più bisogno. Certamente, alla radice di questa guerra c’è proprio la questione del controllo di questo tesoro e le varie parti in gioco sembrano agire come longa manu di interessi lontani. Occidentali e orientali.
Per questo pensiamo sia scandaloso e inaccettabile restare in silenzio. Il disastro umanitario che si sta consumando in Congo ci riguarda. Il diritto ad esistere di quel popolo è una cosa che dipende anche dalla capacità di iniziativa politica e morale del nostro paese, della società civile e di chi sta al governo in Italia e in Europa. L’indifferenza non è ammessa. Perché è collusione.
padre Giulio Albanese
PAOLO POBBIATI ? presidente Amnesty International
SERGIO MARELLI ? presidente Associazione ong italiane
RICCARDO MORO ? direttore Fondazione giustizia e solidarietà
CHIARA CASTELLANI ? volontaria a Kimbau (R.D.Congo)
RENATO KIZITO SESANA ? direttore responsabile Nigrizia
ARTURO ALBERTI ? presidente AVSI
ENZO VENINI – presidente WWF Italia
VALERIO NERI ? direttore generale Save the children Italia
FABIO PIPINATO ? direttore UNIMONDO
FRANCO COLIZZI ? presidente AIFO
MASSIMO ZORTEA ? presidente VIS
FLAVIO LOTTI ? presidente tavola della pace
NICOLETTA DENTICO
PAOLO BRANCA ? Università Cattolica Milano
GEROLAMO FAZZINI ? direttore ed. Mondo e Missione ? Pime
MARIAN ISMAIL ? Ass. Donne in Rete per lo Sviluppo e la Pace
Mariateresa Ratti ? Comunicazione Combonifem Verona
SILVIA POCHETTINO ? direttore Volontari per lo Sviluppo
PAOLO MAGRI
FRANCESCO CAVALLI – Associazione Ilaria Alpi e Coordinamento Enti locali per la pace e i Diritti Umani
Gianni De Michelis ? presidente IPALMO
Savino Pezzotta ? senatore Udc
Enrico Pianetta ? senatore Pdl
Jean-Léonard Touadì ? deputato Pd
Giovanna Melandri ? deputata Pd
Pierferdinando Casini ? leader Udc
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