Non profit
Congo, una pace in salsa cinese
Pechino avrebbe favorito la cattura e, soprattutto, l'inedito asse tra Kigali e Kinshasa contro i ribelli ruandesi. Ma le incognite restano molte...
di Redazione
Giovedì 22 gennaio 2009 “potrebbe” (sempre meglio usare il condizionale quando si parla di Congo) passare alle cronache come la data della svolta nel conflitto congolese scoppiato il 28 agosto scorso nella tormentata regione del Kivu Settentrionale. Il famigerato “signore della guerra” Laurent Nkunda, su cui pesa dal settembre 2005 un mandato d’arresto dell’Alta corte militare congolese per disobbedienza e crimini di guerra, è stato arrestato.
Com’è noto, un paio di settimane prima si era diffusa la notizia che Nkunda (chiamato anche Nkunda Batware) – leader incontrastato del Cnpd, il Congresso nazionale per la difesa del popolo – fosse stato destituito dal proprio incarico. Al suo posto a reggere le sorti del movimento un altro signore della guerra, il generale Bosco Ntaganda, il quale ha subito fatto intendere di voler cessare le ostilità con Kinshasa.
A sbloccare la situazione è stata certamente la decisione comune, presa dai congolesi e dai ruandesi, di avviare un’operazione militare congiunta contro i ribelli ruandesi, d’etnia hutu, inquadrati nelle Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (Fdlr), nemici giurati di Kigali (che in passato aveva accusato ripetutamente Kinshasa di sostenere e armare gli insorti, parte dei quali responsabili del genocidio ruandese del 1994). Tra parentesi, è bene rammentare che nello storico accordo di pace siglato a Goma il 23 gennaio dello scorso anno, rimasero esclusi proprio i ribelli delle Fdlr, stimati numericamente attorno alle 6mila unità.
La conclusione è dunque ovvia: Nkunda è stato “scaricato” da Kigali non essendo più necessario per combattere i ribelli hutu.
Secondo fonti diplomatiche ben informate, poi, l’entrata in campo di nuovi soggetti interessati allo sfruttamento delle ricchezze del Nord Kivu, Cina in primis, avrebbe giocato un ruolo non indifferente nell’arresto di Nkunda, avviando peraltro la cooperazione militare tra Kigali e Kinshasa.
In sostanza sembra profilarsi un nuovo corso politico nella regione dei Grandi Laghi con l’entrata in scena di Pechino che con il suo pragmatismo potrebbe ribaltare la geopolitica disegnata da Washington, mettendo in seria difficoltà l’amministrazione del neo presidente Usa, Barack Obama.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.