Mondo

Contro la crisi ecco il Sad versione light

Le nuove formule proposte dagli enti

di Redazione

Una cosa è certa: con meno soldi nel portafoglio, gli italiani guardano bene a chi donare. L’ultima ricerca sulle donazioni al non profit, pubblicata a febbraio da IPR Marketing per il Sole24Ore, ha mostrato un calo (dell’11%) dei donatori e una riduzione dell’importo medio delle erogazioni (meno di 20 euro l’anno). Si fanno meno donazioni, per importi più modesti, preferibilmente in contanti e premiando la conoscenza diretta dei beneficiari piuttosto che le campagne di comunicazione e fund raising. Dunque è la relazione con il donatore la chiave di volta: non a caso, in controtendenza rispetto a tutte le altre voci (ad es. la ricerca scientifica o generiche cause umanitarie), il settore “aiuto all’infanzia” è cresciuto nelle preferenze dei donatori di 9 punti percentuali, passando dal 18% del gennaio 2010 al 27% del 2011.
«Non mi stupisce, il sistema è riuscito a tenere di fronte alla crisi, almeno in termini di continuità, perché chi lo fa ci crede profondamente e non vuole rinunciarci», spiega il presidente del Forum Sad, Vincenzo Curatola. «Il discorso cambia se parliamo di nuove attivazioni o rinnovi, perché i donatori sono consapevoli dell’impegno che affrontano e ci riflettono di più. Inoltre, mentre la nostra disponibilità economica si contrae, le crisi e le emergenze nel mondo aumentano e il bisogno è sempre più grande».
Le organizzazioni sono il termometro di questo trend: «È vero, la crisi si sente non solo in termini di donazioni medie ma soprattutto di nuove acquisizion»”, conferma il direttore generale di Intervita, Daniela Bernacchi. «E poi, non mancano sostenitori che chiamano chiedendo di poter ritardare l’invio dei bollettini perché non ce la fanno. Abbiamo registrato alcune comprensibili interruzioni anche dopo il terremoto dell’Aquila, da parte di donatori che, a loro volta, avevano perso tutto». I donatori Sad, anche di fronte alla crisi, sono una tipologia sui generis. Estremamente affezionati alla causa, faticano a rinunciare anche in mezzo a molte difficoltà. È capitato anche il caso di chi, riferisce Coopi, improvvisamente licenziato o cassaintegrato, ha chiesto all’associazione di “congelare” il proprio sostegno fino a momenti migliori. «E in un paio di occasioni, dopo alcuni mesi, ha riattivato la donazione», conferma Luisa Colzani, responsabile della gestione donatori. «Ad Action Aid abbiamo un tasso di rinunce molto basso», spiega il segretario generale Marco De Ponte. «Cerchiamo di saldare la relazione con i nostri donatori, di mantenerli sempre aggiornati sui progetti e coinvolti sulle grandi emergenze. A fronte della difficoltà di pagare di alcuni, cerchiamo ad esempio di proporre donazioni alternative e meno onerose». L’idea di “mini-sad” o donazioni continuative “light” è un anticorpo alla crisi, una delle più intelligenti soluzioni che il settore ha inventato in questi ultimi tre-quattro anni. Le modalità sono tra le più diverse, ma tutte volte a mantenere il rapporto di continuità. «A chi chiama per rinunciare proponiamo di sostenere, sempre mensilmente, una delle nostre campagne continuative tematiche, interventi che hanno un costo annuale pari a 1/3 di un Sad», aggiunge Bernacchi. «Noi abbiamo proposto il “Sad di gruppo”, per sostenere un gruppo di bambini con una donazione di 120 euro l’anno, inferiore al Sad individuale, che costa il doppio», spiega Lucia Pizzini, della Fondazione Aiutare i Bambini, «e circa il 20% dei nostri donatori ha scelto questa forma, più leggera ma continuativa, per sostenere i progetti».

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