Di questi tempi il dato è eclatante: +30% sul capitolo fondi amministrati. Altro che crisi, il bilancio 2011 della Fondazione Cesvi sarebbe da incorniciare. Se è proprio così lo abbiamo chiesto a Giangi Milesi, presidente appena riconfermato insieme, però, a un nuovo cda che vede, fra gli altri, l’ingresso di Carlo Pesenti, ad del Gruppo Italcementi.
Avete raggiunto i 33,5 milioni di fondi amministrati. Come ci siete riusciti?
È il frutto della scelta strategica, presa nel 2009, di lavorare molto sulle emergenze. In questi casi i donatori sono molto più sensibili. Oggi siamo presenti in Pakistan, Somalia, Congo, Myanmar e Libia.
E i morsi della crisi?
Come è vero che per le emergenze sono disponibili molti più fondi, sia nazionali che europei, per la cooperazione e lo sviluppo lo scenario è tutt’altro che roseo. I tagli governativi si sono fatti sentire. Non è un caso se, per quello che riguarda i nostri progetti, non cresciamo.
Come superare queste difficoltà?
La strada che abbiamo in mente è quella di somigliare sempre di più alle grandi ong internazionali. Puntiamo ad avere meno progetti bandiera per concentrarci su interventi di maggiore radicamento e intensità.
Da dove nasce la nomina di uno come Carlo Pesenti?
Al di là della professionalità e delle grandi capacità si tratta di una scelta di continuità. Pesenti sostituisce un altro imprenditore, Pierluigi Bernasconi. Il tentativo è quello di avvicinarci sempre più al profit. Una scelta inevitabile e dovuta alle difficoltà che sta vivendo la èubblica amministrazione, sempre più a corto di fondi.
Cosa fa VITA?
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