Mondo

Contro la mannaia si schiera un fronte bipartisan

Malumori anche nel centrodestra, con Versace in testa

di Redazione

Tutti d’accordo: gli aiuti vanno regolamentati meglio.
Ma senza colpi di spugna. Bobba: «Si toglie con una mano ciò che si è dato con l’altra, cioè il 5 per mille»«Occorre agevolare chi fa cose importanti per la società, difendere il volontariato e aiutarlo a crescere, non togliere le agevolazioni, semmai introdurle in forma diretta»: è perentorio e per molti aspetti sorprendente Santo Versace nel doppio ruolo di presidente della Fondazione Operation Smile e di deputato Pdl. Non ha affatto gradito il blitz dell’inizio di aprile. «Le agevolazioni d’altronde», prosegue, «vanno date anche all’editoria minore: è una questione di libertà di informazione. Altrimenti solo chi ha molto denaro può comunicare». E quando gli chiedi se intenda promuovere qualche iniziativa, subito risponde di sì: «Mi auguro sia possibile farne anche come Intergruppo per la Sussidiarietà».
Ma Versace non è il solo deputato della maggioranza a promettere battaglia. Lo fa anche Silvana Comaroli della Lega Nord. «Vogliamo sensibilizzare il governo, proponendo di lasciare la situazione così com’era fino alla fine del 2010 per poi avviare con il 2011 una riforma precisa ed effettiva dell’intero comparto». Cosa abbia in mente lo spiega subito dopo: «Certo il problema è la mancanza di fondi, ma occorre fare alcuni importanti distinguo: un conto sono i grandi gruppi editoriali, come Rcs o Il Sole 24ore, quotati in Borsa e che usufruiscono di questi contributi indiretti pur distribuendo dividendi ai loro azionisti. Un altro conto sono gli editori di giornali fasulli magari fatti con il copia-incolla e che nessuno vede. Diverso il discorso per le associazioni di volontariato o i piccoli editori veri che invece vanno tutelati». Dunque? «Non serve la scure. Occorre eliminare dagli elenchi chi non merita aiuti. Si deve fare una cernita. Per la quale però ci vuole tempo ed è perciò che chiederemo che tutto rimanga com’era sino a fine anno». Margini in effetti ve ne sono: lo stesso decreto Tremonti-Scajola prevede all’articolo 2 la possibilità di introdurre nuove agevolazioni («in caso di sopravvenuto accertamento di disponibilità finanziarie», si legge). Quel che serve comunque è pur sempre una precisa volontà politica che sappia tenere nella giusta considerazione il non profit.
Di «film già visto» parla invece l’onorevole Luigi Bobba, responsabile Pd per la sussidiarietà: «Più volte è stato fatto il tentativo di abolire queste agevolazioni. Siamo alle solite. Questa volta però si tratta di un decreto interministeriale che quindi non dà la possibilità al Parlamento di confrontarsi». Anche Bobba, che al riguardo intende presentare una interpellanza urgente (coinvolgendo l’Intergruppo per la Sussidiarietà coordinato da Maurizio Lupi), sostiene però la necessità di «disboscare la foresta: anziché lavorare con la mannaia, dando oltretutto la sensazione di voler togliere con la mano sinistra quello che si è dato con la destra, e cioè il 5 per mille, occorrerebbe lasciar fuori chi non merita sostegno». Un tasto dolentissimo questo del 5 per mille: il taglio si è verificato in un momento topico per le organizzazioni che si stavano appunto preparando a vaste operazioni di sensibilizzazione nei confronti dei contribuenti. «Io non sono contrario a un riordino di questa materia, ma va fatto nei dovuti modi, senza penalizzare attività che hanno un evidente valore sociale».
Dal fronte della politica dunque una compattezza significativa che farà piacere ad Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore. Nemmeno a lui, evidentemente, è piaciuto questo «regalo di Pasqua» che provoca un «colpo durissimo e limita fortemente la libertà d’azione delle realtà non profit, che si avvalgono della comunicazione sociale per informare i cittadini che le sostengono». «Chiederemo un immediato dialogo con il governo, in assenza del quale la mobilitazione è destinata a crescere con iniziative che spero possano essere unitarie». «È chiaro», conclude Olivero, «che se ci sarà la volontà politica questa questione potrebbe essere rapidamente risolta». Dal ministero dello Sviluppo economico fanno sapere che c’è disponibilità ad aprire un tavolo di confronto. Staremo a vedere.

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