Attivismo

Contro la retorica della sicurezza un’offensiva di pace per proteggere il nostro futuro

Il professore di economia politica presso l'Università di Roma Tor Vergata lancia insieme ad altri soggetti e personalità della società civile un'appello per chiedere di investire molto di più nella pace, ovvero in tutte quelle iniziative come accordi di cooperazione commerciale, gemellaggi, corpi civili di pace che creano giochi a somma positiva e migliorano le relazioni tra i popoli

di Leonardo Becchetti

Dall’aggressione russa all’Ucraina in poi, e ancor più dopo l’eccidio del 7 ottobre, la cornice comunicativa di riferimento della comunità globale è diventata quella del conflitto e della guerra. La strategia commerciale di Trump sui dazi getta ulteriore benzina sul fuoco.

Il mondo è diventato improvvisamente un gioco a somma zero dove al centro dell’attenzione c’è il tema per la contesa di risorse scarse, gli studi strategici, la sicurezza e la difesa. In questa logica di uno contro uno dove ci si contendono torte di dimensioni date il conflitto è la norma e il risultato è la distruzione di vite umane, di beni materiali e di valore economico.

La vita però non deve necessariamente essere un gioco a somma zero ma è essenzialmente, se ne valorizziamo le immense potenzialità, un gioco a somma fortemente positiva dove uno con uno fa sempre più di due e la pace e la cooperazione multilaterale in ambiti chiave come quelli della ricerca scientifica, dell’innovazione, degli scambi commerciali hanno storicamente fatto crescere enormemente la torta moltiplicando gli abitanti del pianeta e la loro aspettativa di vita.

Nell’appello firmato assieme alla presidente della regione Umbria, il sindaco di Udine ed altri amici della società civile partiamo da questo concetto per proporre un’”offensiva di pace”.

Sempre nella logica del gioco a somma zero ci siamo convinti che gli altri sono nemici e che difesa e sicurezza dipendono dalla crescita del numero di armi a disposizione. La storia insegna in realtà che i veri passi avanti nella difesa e nella sicurezza sono arrivati da investimenti nella pace. Eventi come la nascita della Ceca, gli accordi di Camp David, gli accordi di Abramo e la conferenza di Helsinki hanno significativamente migliorato gli accordi tra popoli prima belligeranti riducendo significativamente le esigenze di difesa militare.

Non dobbiamo essere ingenui ed in momenti difficili difendersi è importante. Ma è questo il momento per sottolineare che dobbiamo investire molto di più nella pace, ovvero in tutte quelle iniziative come accordi di cooperazione commerciale, gemellaggi, corpi civili di pace che creano giochi a somma positiva e migliorano le relazioni tra i popoli. Tra tali iniziative sono ovviamente incluse tutte quelle legate alla formazione alla pace e soprattutto quelle che sanno mettere direttamente in contatto parti tra di loro in conflitto come nella logica della giustizia riparativa: è per questo che abbiamo chiesto e sollecitato l’adesione di responsabili della società civile (già profondamente impegnati su questo fronte) e rappresentanti della politica locale e nazionale.

La paura ci spinge ad aumentare le spese per difesa e protezione impiegando risorse sottratte a partite decisive come quelle della salute, della lotta alla povertà e alla tutela del lavoro. Ma dovrebbe spingerci ancora di più a “proteggere” il nostro futuro e quello dei nostri figli investendo nella pace. Parliamo di 5% di spese in difesa ma quanto più redditizi e meno costosi in termini di risorse investite sono gli investimenti nella pace ?

Ci stiamo impegnando (vogliamo impegnarci) a farli ?

L’appello “Offensiva di pace” si può firmare qui:

Credit foto: Standing Together, il movimento misto di palestinesi e israeliani che si batte per la pace e la rinconciliazione fra i due popoli

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