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Convenzione Onu disabilità: l’Italia non c’è

di Redazione

L ‘ Occidente che conta sta snobbando la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. E l’Italia non solo non fa eccezione, ma sicuramente è in grave ritardo rispetto agli impegni solennemente presi in modo bipartisan. Ricorderete le assicurazioni del nuovo governo: entro settembre il consiglio dei ministri ratificherà la Convenzione e la passerà alle Camere. Siamo ormai a metà ottobre e della Convenzione non c’è traccia. O meglio, si sa che il testo, nuovamente rivisitato nella sua traduzione, sta passando al vaglio dei diversi ministeri per verificarne la coerenza rispetto alle leggi di settore. Il pallino è nelle mani del sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, e si può solo sperare che le diano retta al più presto. Al momento è però francamente grave che l’Italia abbia perso il primo treno per esprimere una propria candidatura all’organismo più importante previsto dalla Convenzione, ossia il Comitato internazionale che ha il compito di monitorare le politiche inclusive degli Stati membri. A fine ottobre a New York saranno eletti i primi 12 componenti, poi ci saranno altri sei mesi di tempo per allargare il comitato con altri sei nomi, scelti fra i Paesi ritardatari. Ce la farà l’Italia a varare la legge di ratifica della Convenzione? Ho qualche dubbio. Misureremo quali siano le priorità del governo e della maggioranza. Finora l’unico argomento riguardante la disabilità del quale ho sentito parlare è la lotta ai permessi lavorativi utilizzati senza averne diritto, un’altra idea di Brunetta per far lavorare tutti di più. I Lea, livelli essenziali di assistenza, ad esempio, sono ancora fermi, stoppati per ragioni di copertura di spesa, e anche in questo caso era stato promesso un testo più rigoroso entro l’estate. Dov’è? Il governo che vuole caratterizzarsi per efficienza e tempestività secondo me sta deludendo il popolo delle persone con disabilità e delle loro famiglie. La Convenzione, ricordiamolo, non costa niente. Ma è una bella prova di civiltà.

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