Mondo
Cooperazione, così l’Italia “gonfia” i dati
Lo 0,19% del Pil dichiarato è in realtà uno 0,13%. I numeri del rapporto Aidwatch
di Redazione
Italia sempre fanalino di coda nell’aiuto allo sviluppo. Anche se apparentemente con numeri in crescita. Ma solo apparentemente. È uno dei dati che emerge dal sesto Rapporto Aidwatch, (scaricabile qui a lato) elaborato da CONCORD, la confederazione europea che rappresenta 1800 ONG di 26 associazioni nazionali e 18 network internazionali. Il Rapporto, presentato ieri, fotografa ogni anno la cooperazione allo sviluppo dell’Unione Europea e dei singoli Paesi Europei.
I finanziamenti allo sviluppo dell’Italia vedono un aumento dallo 0,15% del Pil del 2010 allo 0,19% del 2011, nonostante i rilevanti tagli subiti costantemente dal 2008 in poi in particolare per la cooperazione gestita dal MAE. “Gli osservatori dell’Aps italiano sono rimasti sorpresi nell’assistere alla crescita degli Aiuti – spiega il rapporto -. Come è possibile che siano cresciuti, quando i ministri del governo Berlusconi erano tanto propensi ai tagli e gli stanziamenti previsti per la cooperazione gestita dal ministero degli Affari esteri sono crollati da circa 700 milioni di euro nel 2008 a quasi 90 milioni di euro nel 2011?”.
Secondo gli autori del rapporto la spiegazione è semplice: “il 30% degli aiuti bilaterali riguarda spese relative ai rifugiati – spiegano -, centuplicati in seguito alla crisi legata alla Primavera Araba. Un altro 36% giunge sotto forma di alleviamento del debito“. Gli aiuti italiani, quindi, risulterebbero pari allo 0,13% del Pil, con un trend negativo per il 2012, e la possibilità di ritoccare di poco il dato per i prossimi tre anni. “Non sono previsti cambiamenti per questa tendenza negativa – spiega il rapporto – e secondo la Commissione europea, in assenza di un’inversione di marcia, gli Aiuti pubblici allo sviluppo italiani potrebbero raggiungere solo lo 0,16% nel 2015”.
Nove Paesi, Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Malta, Belgio, Irlanda, Finlandia hanno mantenuto lo stanziamento finanziario al di sopra dello 0,5% del PIL, tenendo fede agli impegni assunti. Germania e Francia sono di poco al di sotto dello 0,5%, pur rimanendo in posizione di rilievo. Undici Paesi europei hanno invece tagliato i finanziamenti rispetto al 2010 e la più alta diminuzione è stata quella di Spagna (-53%) e Italia (-38%).
Sempre agli ultimi posti in Europa, a meno di un cambio di rotta. “Per far ciò – affermano le tre Reti delle ONG italiane, AOI, CINI e LINK2007 – occorre un salto culturale, una nuova visione del ruolo dell’Italia nel mondo, che porti a vedere la cooperazione con i paesi in via di sviluppo come un investimento per il nostro paese e per il suo futuro”.
Rapporto AIDWATCH 2012. Scheda ITALIA (curata da Action Aid Italia per Concord)
CAMBIAMENTI NEL 2011
Il 2011 non passerà inosservato: l’Italia ha iniziato l’anno con una delle peggiori performance in Aiuto Pubblico allo Sviluppo tra i donatori DAC ma l’ha concluso con l’istituzione, per la prima volta nella storia, di un Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione (in linea con le raccomandazioni della revisione paritaria DAC). Nonostante le competenze del Ministro includano altre priorità, la maggiore attenzione rivolta alla cooperazione allo sviluppo segna un punto di svolta. Il Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione è stato nominato sulla scia del cambio di guardia del Governo. Il nuovo Ministro ha incaricato un team di esperti provenienti dalla società civile, il che rappresenta un ulteriore gradito cambiamento.
QUANTITÀ DEGLI AIUTI
Gli osservatori dell’APS italiano sono rimasti sorpresi nell’assistere alla crescita degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo, passati dallo 0,15% allo 0,19% nel 2011. Come è possibile che gli aiuti italiano siano cresciuti, quando i Ministri del Governo Berlusconi erano tanto propensi ai tagli all’APS e gli stanziamenti previsti per la cooperazione gestita dal Ministero degli Affari Esteri sono crollati da circa 700 milioni di euro nel 2008 a quasi 90 milioni di euro nel 2011? La spiegazione è semplice: il 30% degli aiuti bilaterali riguarda spese relative ai rifugiati, centuplicati in seguito alla crisi legata alla Primavera Araba. Un altro 36% giunge sotto forma di alleviamento del debito. Gli APS italiani puntano ora verso lo 0,12% del PIL nel 2012, senza nuovi investimenti. Non sono previsti cambiamenti per questa tendenza negativa e secondo la Commissione Europea, in assenza di un’inversione di marcia, gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo italiani potrebbero raggiungere solo lo 0,16% nel 2015.
SISTEMA
Il 2011 rappresenta l’inizio di un periodo di transizione. Superando dubbi, alla fine dell’anno, è stato nominato un Ministro responsabile della cooperazione internazionale e l’integrazione. Si tratta di un Ministro senza portafoglio, il che significa che le risorse umane e finanziarie rimangono nelle mani del Ministro degli Affari Esteri e del Ministro delle Finanze, che rivestono un ruolo centrale in diverse aree chiave, tra cui la partecipazione italiana alle banche multilaterali di sviluppo. Il budget del Ministero degli Affari Esteri può essere soggetto a revisione durante il corso dell’anno al fine di apportare adeguamenti alla spesa da parte del Tesoro. Può verificarsi il caso che le spese concordate vengano sospese, nonostante gli impegni assunti a livello internazionale.
PAESI E SETTORI
È troppo presto per avere un’idea reale delle erogazioni geografiche e settoriali, poiché i relativi dati saranno pubblicati successivamente nel corso dell’anno, secondo i principali sistemi informativi. Le suddette allocazioni bilaterali dovranno essere valutate tenendo conto dell’aumento delle spese relative ai rifugiati che potrebbero condizionarne le cifre.
LE SFIDE A PARTIRE DAL 2012
L’Italia si trova in piena crisi economica dell’Eurozona. Il Governo dell’ex Primo Ministro Berlusconi, tra il 2008 e il 2011 ha apportato tagli drastici agli aiuti Italiani. La principale sfida del momento consiste nel ridare credibilità all’Italia, in qualità di attore nella cooperazione allo sviluppo. La nomina di un Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione rappresenta un inizio incoraggiante. A tal proposito, il più recente documento triennale di programmazione economica e finanziaria (aprile 2012) impegna l’Italia ad allinearsi nuovamente agli obiettivi concordati a livello internazionale, benché in assenza di una tempistica chiaramente definibile.
RACCOMANDAZIONI
– Il Governo italiano deve rendere operativi gli impegni recentemente dichiarati nel Documento di Economia e Finanza (documento triennale di programmazione finanziaria) per allineare le performance del Paese agli “standard internazionali per la cooperazione allo sviluppo”.
– Il Governo italiano deve mobilitare risorse non ancora investite per rispondere alle promesse in Aiuti Pubblici allo Sviluppo più urgenti e rimaste in sospeso: pagamenti al Fondo Globale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria (un divario di almeno 260 milioni di euro) e la Convenzione relativa agli aiuti alimentari (un divario di 300 milioni). Nel breve termine, tali risorse possono essere ricavate attraverso la lotta all’evasione fiscale, nonché mediante un’attenta valutazione delle spese militari.
– Il Governo deve creare un comitato a livello di gabinetto responsabile della coerenza delle politiche con le più recenti direttive del Primo Ministro, che ha assegnato al Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione un ruolo guida in questa attività.
– Il Parlamento Italiano deve supportare la creazione di un posto di gabinetto per il Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione. Il Parlamento italiano deve inoltre affrontare la necessità di una revisione globale del sistema italiano della cooperazione allo sviluppo, riformando il sistema organizzativo previsto dalla Legge 49/87, attualmente in vigore.
– Tutti i partiti politici devono integrare nei propri programmi elettorali per le politiche previste a inizio 2013, impegni chiari riguardanti l’aumento della quantità e della qualità degli aiuti, in linea con gli standard mondiali, confermando il posto di Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, nonché una riforma complessiva del sistema degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo italiani.
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it