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Cosa farà l’Onda Verde?
Gli scenari iraniani 12 mesi dopo le elezioni truccate
di Redazione
Le proteste antigovernative esplose all’indomani delle elezioni presidenziali del 12 giugno 2009 hanno rappresentato per la Repubblica Islamica una “minaccia maggiore del conflitto con l’Iraq” degli anni Ottanta. Queste le parole usate dal capo dei pasdaran, il generale Mohammad Ali Jafari, per riassumere la crisi che da un anno a questa parte ha costretto l’Iran post-rivoluzionario ad affrontare la transizione politica più delicata della sua storia. Domani, anniversario delle contestate elezioni presidenziali che hanno sancito la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad, il Movimento Verde tornerà a sfidare il governo, come accaduto nei giorni immediatamente successivi alle elezioni, quando centinaia di migliaia di persone, secondo testimoni addirittura milioni, hanno sfilato per le vie di Teheran gridando ‘Dov’e’ il mio voto?’ e denunciando pesanti brogli. C’e’ però grande incertezza sulla manifestazione. I due leader riformisti, Mehdi Karroubi e Mir-Hossein Mousavi, infatti hanno invitato i loro sostenitori a non partecipare per evitare ulteriori spargimenti di sangue, in seguito al rifiuto del ministero dell’Interno iraniano di concedere ai movimenti riformisti l’autorizzazione a scendere in piazza. Ma i blogger che si confrontano in queste ore sul social network ‘Twitter’ non sembrano voler rinunciare alla protesta, programmata da diversi mesi. Le autorità intanto, cercano di intimidire gli oppositori. “Caro cittadino, sei stato tratto in inganno dai media stranieri e adesso stai collaborando con loro. Se questa collaborazione dovesse continuare, violeresti la legge e saresti punito in base al codice penale islamico”, si legge in un sms inviato oggi a migliaia di cellulari di attivisti politici, giovani e studenti iraniani, secondo quanto si legge sul sito d’opposizione ‘Iranpressnews’, il quale ricorda che non e’ la prima volta che le autorità di Teheran, in particolare il ministero dell’Intelligence, inviano sms di questo tipo alla vigilia di una manifestazione antigovernativa.
Un sms simile era stato inviato anche alla vigilia delle proteste di Ashura, lo scorso 27 dicembre. In occasione del primo anniversario delle elezioni presidenziali, l’Onda Verde si e’ data appuntamento domani nelle piazze del paese per rinnovare la protesta contro il governo. Sebbene i due leader riformisti Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi abbiano annullato ieri la manifestazione, i siti d’opposizione e le formazioni studentesche hanno dichiarato di voler comunque scendere in piazza.
“Ritengo che l’Onda Verde non perderà quest’occasione e scenderà in strada sabato per dimostrare a tutti, incluso il regime, la sua vitalità”. E’ quanto afferma il giornalista iraniano Omid Habibinia, sulla manifestazione che l’opposizione ha in programma per il 12 giugno a Teheran, in occasione del primo anniversario delle elezioni presidenziali. “Ci saranno proteste, anche se non è possibile stabilire se saranno massicce”, precisa Habibinia in un’intervista ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. Il giornalista sottolinea quindi come il movimento riformista sia molto frammentato, evidenziando come la mancanza di compattezza sia uno dei fattori che hanno fatto perdere incisività all’Onda Verde, rispetto alle proteste divampate a giugno contro la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. “In questo momento ci sono molte posizioni diverse all’interno del movimento riformista – spiega Habibinia – alcuni vogliono mantenere l’attuale sistema politico, altri vogliono riformarlo solo in parte, ma ritengo che la maggioranza della popolazione non creda più alla Repubblica Islamica”. “Queste differenze, e la brutale repressione del governo, hanno portato alla divisione del Movimento Verde in frazioni ma – rileva Habibinia – anche se apparentemente l’Onda Verde ha ridotto la sua attività politica nelle strade, sono nati in Iran molte nuove organizzazioni e movimenti in cui si discute di politica”. Nel corso del colloquio il giornalista, che è uno dei punti di riferimento dell’opposizione all’estero, non risparmia dure critiche ai due leader dell’opposizione Mir-Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi. “Molte persone – dichiara Habibinia – non sono d’accordo con l’operato di Mousavi e Karroubi perché sono due conservatori che vogliono mantenere l’attuale sistema politico della Repubblica Islamica e che non hanno alcun tipo di problema con gli attuali leader del regime islamico”. Il giornalista si dice comunque convinto che alla fine l’opposizione riuscirà a vincere la battaglia politica con il governo. “Forse accadrà la prossima settimana, il prossimo mese oppure tra due anni – conclude – ma sento che il potere prima o poi finirà nelle mani della gente che oggi protesta e che la fine della Repubblica Islamica sia vicina”.
“Mi aspetto una partecipazione elevata” alla manifestazione che dovrebbe tenersi a Teheran in occasione del primo anniversario delle contestate elezioni presidenziali “perchè è da mesi che viene organizzata e la gente non ha paura di scendere in strada”. E’ quanto sostiene la leader dei Giovani Iraniani in Italia Azar Karimi, Karimi si dice “ottimista” sull’affluenza massiccia di dimostranti ma teme che “ci saranno scontri, come accade ogni volta che c’è una manifestazione in Iran“. Secondo Karimi il governo negli ultimi giorni ha eseguito numerose condanne a morte per convincere la popolazione a non manifestare. “Nei giorni scorsi – afferma – il governo ha impiccato 26 persone, è un modo per terrorizzare la popolazione e dimostra che il regime ha paura”. “Noi speravamo che con la rivolta dell’anno scorso qualcosa sarebbe cambiato – aggiunge la leader dei Giovani Iraniani – ma così non è stato, anche perchè la comunità internazionale non ha dato pieno appoggio alla protesta e non ha fatto nulla eccetto che condannare la repressione”. “Perché cambi veramente qualcosa – conclude – è necessario invece che il regime venga isolato da tutti i governi occidentali”.
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