Mondo

Così abbiamo allenato l’Africa.

Il Csi (Centro sportivo italiano), animati da uno spirito di cooperazione sportivo ragiunto in Camerun si è reso conto delle difficoltà di tipo organizzativo.

di Redazione

Partiti 5 anni fa, armati di palloni, porte, casacche e fischietti, gli allenatori e i dirigenti del Csi (Centro sportivo italiano), animati da uno spirito di cooperazione sportiva, pensavano che il problema principale dei giovani di questo Paese fosse la mancanza di attrezzature sportive, ma giunti in Camerun si sono resi conto che le difficoltà sono soprattutto di tipo organizzative. Un Paese, quello africano, che dispone di una popolazione giovanile numerosa, desiderosa di praticare qualsiasi attività sportiva, ma che il più delle volte si deve accontentare di correre dietro a una palla di pezza, piena di foglie e arbusti tenuti alla meglio. Perciò il Csi ha stipulato un accordo con il ministero dello sport del Camerun, pianificando un programma destinato alla formazione di allenatori e dirigenti africani per il calcio, la pallamano e la pallacanestro. Alcune centinaia di allenatori africani, a turno, sono stati ospitati in Italia, hanno seguito stage di tecnica di allenamento e di organizzazione sportiva. Il progetto Sport for Africa promosso in collaborazione con il Coe (Centro orientamento educativo) è giunto al termine e il Camerun oggi dispone di una struttura autonoma, ramificata in tutto il Paese attraverso la presenza sul territorio di circa 100 associazioni. Un progetto itinerante, quello del Centro sportivo italiano, che presto sarà attuato in altri Paesi africani, come il Gabon, e che il Coni farebbe bene a prendere in seria considerazione.

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