Parma

Aree interne, così abbiamo creato nuove opportunità per i più piccoli (e per le loro famiglie)

Il progetto Essere all'altezza, promosso dalla cooperativa sociale Proges e finanziato da Con i bambini ha permesso di coinvolgere le famiglie di nove Comuni della fascia pedemontana e montana, in attività educative, formative e ludiche per i bimbi fino ai tre anni e i loro genitori. Una grande opportunità anche per quei bambini che - per un motivo o l'altro - non hanno potuto accedere ala nido

di Veronica Rossi

Bambini che si arrampicano su una catasta di legna nel bosco

Tutte le evidenze scientifiche lo confermano: quella che va dai zero ai tre anni è un’età fondamentale per la crescita dei bambini. È proprio in questa fase, infatti, che si formano la maggior parte delle connessioni nel cervello umano. Per questo motivo i servizi per la prima infanzia sono di un’importanza fondamentale e non si possono ridurre a un semplice “parcheggio” che permetta ai genitori di andare al lavoro in serenità. L’ha compreso bene la cooperativa Proges di Parma che negli ultimi tre anni ha lavorato con nove Comuni partner della provincia parmense collocati in area montana e pedemontana (Bedonia, Borgo Val di Taro, Corniglio, Fornovo di Taro, Lesignano De’ Bagni, Medesano, Neviano degli Arduini, Tizzano Val Parma), rafforzando, qualificando e potenziando i servizi zero-tre, attraverso il progetto “Essere all’altezza”, finanziato dall’impresa sociale Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

«Il fatto che il mancato accesso ai servizi educativi dai zero ai tre anni comporti meno opportunità nella partecipazione ai servizi successivi è ormai accertato da numerose ricerche», afferma Ilaria Dall’Olio, la progettista che ha ideato l’iniziativa. «Un bambino che non ha frequentato il nido o la scuola dell’infanzia sarà meno competente alla primaria e potrebbe avere più difficoltà nel raggiungimento non solo dei risultati scolastici, ma anche della capacità di stare assieme agli altri in processi complessi. Ci siamo chiesti: come facciamo a fare partecipare tutte le famiglie nei territori, anche non iscritte ai servizi per i più diversi motivi? Come possiamo rispondere assieme ai Comuni a una domanda di accessibilità?».

Il punto centrale era creare delle opportunità sul territorio, anche per chi non era iscritto al nido in senso tradizionale, all’intero anno scolastico. La struttura doveva diventare un riferimento per la comunità, in cui incontrarsi, fare laboratori e attività, essere accompagnati e sostenuti come genitori. «Nel tempo abbiamo cercato di capire come fare questo lavoro al meglio in ogni Comune», commenta Dell’Olio, «che ha storie, servizi e necessità diversi; magari per alucni migliorare l’accessibilità ha significato realizzare laboratori, per altri invece strutturare delle attività di home visiting o cercare di coinvolgere più le mamme che i bambini. Sono stati interventi diversificati, ma con un unico obiettivo».

Nell’ambito del progetto “Essere all’altezza” si è prima di tutto realizzata – in collaborazione con l’università di Bologna – una formazione sull’accessibilità e l’innovazione dei servizi educativi, che ha coinvolto tutte le educatrici dei nove servizi. «La formazione è stata importante per avere un cambio di sguardo sul nuovo ruolo che volevamo che il nido avesse per la comunità», dice Laura Parenti, coordinatrice del progetto per Proges. «Il nostro obiettivo era farlo diventare un hub di comunità, uno spazio aperto alla cittadinanza come presidio di promozione della cultra dell’infanzia». A dimostrazione dell’apertura al territorio, ad alcuni incontri di progettazione sono state invitate le famiglie, soprattutto non iscritte al nido, per comprenderne e intercettarne i bisogni. Se questo è potuto accadere, è stato grazie alle case manager e alle community manager, figure di raccordo che hanno costruito relazioni coi cittadini, ma anche coi servizi sociali e coi distretti. È merito loro se nell’ambito del progetto è stata costruita anche una mappatura del territorio, individuando chi non era iscritto a nessun servizio educativo.

«Il punto centrale è stato la diversificazione delle proposte», continua Parenti. «Abbiamo incontrato genitori che ci hanno detto che hanno scelto di non iscrivere i propri figli al nido, per fare esperienze di socialità e apprendimento diverse. Quindi noi abbiamo messo a disposizione i nidi perché queste famiglie si potessero incontrare, creando spazi educativi condotti da personale preparato». Sono stati proposti, per esempio, percorsi di accompagnamento per le mamme con le doule – figure preparate per stare accanto alle madri in molti sensi, dal sostegno psicologico all’aiuto pratico, dalla gravidanza a dopo la nascita –, ma anche attività genitore-bambino e laboratori. «Arricchire le esperienze relazionali, educative e culturali sia degli adulti che dei bimbi fa davvero la differenza», commenta la coordinatrice. «Soprattutto in luoghi più isolati, dove avere delle proposte in questo senso è più difficile». Sono state avviate anche attività di home visiting, accompagnando alcune famiglie nella quotidianità, dal sonno del bimbo al pasto, insieme alla formazione sulla genitorialità.

«Come amministrazione, fin dal nostro insediamento volevamo agire sul nido e sulla scuola dell’infanzia», dice Serena Previ, assessora ai servizi educativi di Bedonia, uno dei Comuni coinvolti. «Si tratta di servizi che sono un diritto di tutti i bambini e di tutte le famiglie. Questo progetto, quindi, è arrivato proprio al momento giusto. Avevamo già iniziato una politica di ampliamento dell’orario e lavorato sulle rette grazie ai fondi regionali». Aderire a “Essere all’altezza” ha portato anche a un aumento dei posti al nido – anche se non era questo il suo obiettivo specifico – che ha permesso di raggiungere una fetta più ampia di cittadinanza. «Nel 2018 a Bedonia c’erano tre piccoli iscritti al nido», spiega l’assessora, «quest’anno abbiamo superato i 30. C’è stato un lavoro di educazione sul valore di questo servizio. Alcune famiglie, che non avevano mandato il primo figlio, l’hanno fatto col secondo». Ora, il Comune ha uno spazio in più per fare comunità, attorno alla sua risorsa più preziosa: i bimbi, che costituiscono il futuro del paese. «Adesso il nido è veramente aperto al territorio», conclude Previ, «ed è riconosciuto come un valore aggiunto da tutta la cittadinanza».

Foto nell’articolo fornite dall’ufficio stampa di Proges

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