Mondo

Così è riesplosa la febbre dell’agricoltura

Sicurezza alimentare sempre più a rischio per il contrasto tra domanda e offerta

di Redazione

Gli analisti ci annunciano un 2011 all’insegna della ripresa economica. L’euro è di nuovo stabile, la Cina e i Paesi emergenti trainano il mondo con percentuali di crescita sbalorditive. Ma si tratta di un ottimismo fuorviante. Dalla fine del 2010 il Pianeta è tornato a fare i conti con lo spettro di una crisi alimentare che sta provocando un terremoto politico nei Paesi arabi. Le rivolte popolari che hanno scosso il Nord Africa e il Medio Oriente sono in parte provocate dall’andamento preoccupante dei prezzi delle materie prime agricole.
Dal granoturco al frumento, passando per lo zucchero e, in misura minore, il riso, i beni alimentari registrano tassi di crescita stellari (fino al 50% per il frumento nel 2010), proiettando in gennaio il Food Index della Fao su valori superiori rispetto al 2008, anno in cui l’aumento record dei prezzi del cibo provocò dei tumulti sociali senza precedenti. L’allarme lanciato nel gennaio scorso su Euractiv.fr da Olivier De Schutter non preannuncia nulla di buono. «Nel 2011 i prezzi saranno superiori rispetto a tre anni fa», sostiene il relatore speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione, che punta il dito contro i cattivi raccolti registrati in Russia, Kazakistan, Canada, Australia, America Latina e Pakistan dall’estate 2010, e il vento di panico che i fattori meteorologici hanno sollevato sui mercati internazionali. «Purtroppo la reazione dei governi, che restringono le loro esportazioni di cereali per proteggere il loro fabbisogno interno, e soprattutto quella degli operatori, che comprano e vendono più rapidamente, stoccano e smerciano meno velocemente i prodotti alimentari, sta generando una speculazione alimentata dal timore che i prezzi continueranno a crescere».
Per contrastare la volatilità di questi prezzi, De Schutter insiste da un lato sulla necessità di «incoraggiare i Paesi a dotarsi di scorte in modo tale che diventano strumenti di regolazione. Queste riserve devono essere regionali, è il modo migliore per ridurre i costi di gestione e di cura dei magazzini». D’altro canto, urge «lottare contro la speculazione rafforzando la trasparenza sugli scambi di prodotti derivati».
Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca mondiale, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari ha generato 44 milioni di poveri in più rispetto al mese di giugno 2010. In futuro il contrasto tra l’offerta e la domanda metterà sempre più a rischio la sicurezza alimentare. Sul versante domanda, ci sono tre fattori negativi: la crescita della popolazione mondiale; la progressiva affermazione nei Paesi del Sud del mondo di una classe media gigantesca destinata a consumare sempre più pollame e bestiame nutriti con il grano; infine, la raccolta di cereali riservata al mercato degli agrocarburanti. Sul lato dell’offerta, l’erosione dei suoli, associata all’esaurimento delle acque freatiche, all’uso non agricolo delle terre coltivabili e alla conquista degli spazi rurali da parte delle città, provocherà una pressione sempre più insopportabile sulla produzione cerealicola.

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