Non profit
Costa d’Avorio, è guerra aperta
Le ultime ore del presidente uscente Laurent Gbagbo, accerchiato dai suoi avversari
di Redazione

Le forze armate che sostengono Alassane Ouattara, il presidente della Costa d’Avorio riconosciuto quale legittimo vincitore del ballottaggio presidenziale del 28 novembre scorso, sono penetrate nella capitale economica Abidjan in quello che sembra l’epilogo del braccio di ferro durato mesi con il presidente uscente Laurent Gbagbo.
Dopo gli scontri violentissimi avvenuti durante la notte tra gli ultimi uomini rimasti fedeli a Gbagbo e le forze pro Ouattara, oggi la situazione appare molto confusa. In mattinata il quotidiano francese Libération, citando un alto funzionario di Parigi, sosteneva che le forze repubblicane avevano conquistato il palazzo residenziale situato nel quartiere Cocody in cui era recluso Gbagbo, ma il presidente uscente non occupava più i luoghi. “E’ molto probabile che si nasconda nell’agglomerazione di Abidjan assieme ai suoi partigiani” aveva dichiarato questo responsabile.
Un’altra versione è stata poi data dall’ambasciatore francese a Abidjan, secondo il quale Gbagbo “si trova molto probabilmente nella palazzo presidenziale” dove sono in corso scontri a fuoco. La marcia delle forze repubblicane verso questo palazzo sarebbe resa difficile dalla presenza dei soldati francesi dell’Operazione Licorne attorno alla residenza dell’ambasciatore della Francia, situata a poche centinaia di metri dall’ufficio di presidenza ivoriana.
Entrambe le notizie sono state poi smentite dal ministro degli Esteri di Gbagbo. Intervistato dalla BBC, Alcide Djédjé ha dichiarato che “il presidente si trova attualmente nella sua residenza e che verrà diffuso un suo messaggio alla nazione sulla Radiotelevisione ivoriana, riconquistata” dagli uomini rimasti fedeli a Gbagbo.
Ieri notte, le forze pro Ouattara erano riuscite a occupare la Radiotelevisione ivoriana, sede strategica per il controllo dei principali mezzi di communicazione in Costa d’Avorio. Dopo ripetuti annunci da parte degli speaker della RTI di un discorso imminente del presidente uscente alla nazione, verso mezzanotte i programmi sono stati brutalmente interrotti.
Nel pomeriggio si continua a sparare nella zona di Cocody e del Plateau. Saccheggi si starebbero verificando nell’area vicino all’aeroporto, con negozi presi d’assalto da persone armate di cui non si riesce a sapere se appartengono alle forze pro Gbagbo o pro Ouattara, o se sono semplici cittadini che approfittano della situazione per compiere razzie.
Per il presidente uscente, si tratta comunque delle ultimissime ore al potere. Dopo quattro giorni di offensiva nell’ovest del paese, ieri Ouattara aveva lanciato un appello in un discorso radio-televisivo ai militari fedeli a Gbagbo, affinché si «uniscano» alle sue forze, seguendo l’esempio del capo di Stato Maggiore dell’esercito regolare ivoriano, Philippe Mangou, rifugiatosi mercoledì sera nell’ambasciata sudafricana a Abidjan.
In un’intervista rilasciata alla radio francese France Info, il capo della missione Onu in Costa d’Avorio, il sudcoreano Choi Young-jin aveva dichiarato che “i 50mila uomini che compongono l’esercito e la gendarmeria ivoriane hanno tutti abbandondato Gbagbo”. A garantire la difesa del presidente uscente sono soltanto rimasti le forze speciali della Guardia repubblicana e i commando di forze speciali (cecos).
Dopo aver preso la capitale Yamoussoukro, ieri mattina, le forze di Ouattara avevano conquistato il porto di San Pedro, grosso centro per l’esportazione del cacao, e la città di Aboisso, vicino alla frontiera col Ghana, 110 km a est della ex capitale.
Il premier nominato da Ouattara, l’ex capo guerrigliero Guillaume Soro, si era dichiarato convinto che la presenza di Gbagbo al potere sarebbe stata una questione di ore, e che la “partita è ormai chiusa”. Una prima colonna di soldati pro Ouattara era stata intravista a Angré, quartiere residenziale di Abidjan, mentre il sito panafricano Jeune Afrique riferiva di scontri a fuoco nel comune di Cocody.
Nella capitale strade, negozi e mercati sono ancora disertati. La gente è reclusa in casa, sperando che la situazione si risolva nelle prossime ore senza spargimento di sangue tra i civili. Ma il rischio di vendetta è sempre presente. Assieme ai civili ivoriani, gli espatriati europei sono fonti di grandi preoccupazioni per la Comunità internazionale. 500 persone, di cui 150 francesi e 350 appartenenti ad altre nazionalità europee, sono state evacuate verso un campo delle forze Licorne. Nessun comunicato su un bilancio di vittime possibili è stato finora diffuso. Per ora si segnala soltanto la morte di un’impiegata svedese delle Nazioni Unite, uccisa probabilmente da una pallottola vagante.
Dalla città di Grand-Bassam, situata a una ventina di chilometri da Abidjan, la situazione è relativamente calma. Alessandro Rabbiosi, delegato di Terre des Hommes in Costa d’Avorio, parla di “clima surreale. Ieri notte alcuni negozi alimentari e un deposito di bombole a gas sono stati saccheggiati. Stamane la gente è tornata a frequentare il centro città, ma è meglio non stare troppo in giro”. Rispetto ad altre città ivoriane, “non abbiamo visto passare le truppe di Ouattara. Eppure l’avanzata delle sue forze verso Abidjan è bastata per mettere in fuga le autorità locali pro Gbagbo. Oggi a Grand Bassam non c’è più nessuna autorità politica”.
Emergono invece scenari inquietanti nelle zone occidentali della Costa d’Avorio liberate pochi giorni fa dalle truppe fedeli a Ouattara. Secondo il portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Rupert Colville, parla di “gravi violazioni” perpetrate dalle forze repubblicane “nelle regioni di Guiglo e Daola”, dove si sarebbero verificati “razzie, estorsioni, rapiment, arrestazioni arbitrarie e trattamenti di civili” in violazione con i diritti umani.
Secondo l’Onu sono un milione gli sfollati nel Paese.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.