Mondo
Costruttori di fiducia nello straziato Sri Lanka
Stage. In Asia con un master della cattolica. Un progetto di consulenza in nove campi profughi nell'isola colpita dallo tsunami. Di Chiara Cantoni
di Redazione
Vado, annuso e torno. Come da manuale. Il perfetto sopralluogo in tre mosse, dal compendio del piccolo cooperante. E, invece? E, invece, ci si è trovato dentro fino al collo, inchiodato da un amore non previsto, stretto nella morsa di un lutto senza fine. Da vero professionista ha risposto: «Eccomi». Lui è Fabio Sbattella, coordinatore scientifico del master in Interventi relazionali in contesti d?emergenza all?università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Lei è la terra straziata dello Sri Lanka dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004.
All?origine, una telefonata in piena notte: «C?è bisogno di Spes». All?altro capo del telefono, l?ufficio della Protezione civile a Roma. Un appello alla virtù dei santi? Per molti sopravvissuti, una postilla vuota a margine di un incubo. Certamente un appello alla Squadra psicosociale di emergenza e soccorso dell?ateneo meneghino, Spes, appunto, nata per iniziativa di Sbattella e alcuni irriducibili del master.
Quel che si dice un nome, una vocazione. «Ci chiamarono a Malpensa per fornire un primo supporto psicologico alle famiglie italiane sfollate dal Sud-Est asiatico», racconta il professore. Da lì all?idea di un intervento in loco a medio e lungo termine, il passo è stato breve.
Sostenere gli adulti
Oggi l?équipe lombarda, aderendo a un progetto di Aibi – Associazione amici dei bambini, presta consulenza in nove campi profughi e un orfanotrofio di Tirukovil, 70 chilometri a sud di Batticaloa, sulla costa orientale dell?ex isola di Ceylon; mentre a Sud, nel distretto di Matara, gestisce il progetto di formazione per i minori dello Sri Lanka, rivolto agli insegnanti delle scuole elementari e medie del capoluogo e della vicina Di-kwella. Due interventi, un solo obiettivo: sostenere gli adulti nelle attività educative e nella ripresa della quotidianità didattica, fornire loro strumenti psico-pedagogici che favoriscano la rielaborazione dell?evento traumatico, ripristinare i vissuti di normalità nei bambini e restituire un volto credibile all?identità collettiva delle comunità.
Oltre ai finanziamenti ottenuti nell?ambito del progetto Lombardia Sud-Est asiatico, all?università Cattolica competono le spese relative al personale impiegato.
«Qual è il problema dell?emergenza?», si domanda Sbattella. «Lo tsunami ha sventrato case, alberghi, scuole, chiese, persone fisiche. Gran parte degli sforzi internazionali puntano alla ricostruzione di tanta materialità. Apprezzo l?impegno, ma credere che sia questo a sanare il trauma è estremamente ingenuo. Non possiamo dimenticare che la ferita della gente è sul significato, riguarda la speranza, la possibilità di concepire un futuro. Ad esser compromesso è il senso dell?esistenza personale, famigliare e collettiva. Ecco, questo è il senso del nostro lavoro: ricostruire la persona per sanare il territorio. Non viceversa».
Come dire, non basta costruire la piazza perché la comunità faccia festa: occorre lavorare sul singolo e per il singolo, senza cedere all?invidia, alla paura e alla logica del potere. Un principio ispiratore che è anche criterio metodologico, «è una scelta di fedeltà funzionale allo scopo», spiega Sbattella. «è chiaro che in questo modo raggiungiamo un numero limitato di persone, però là dove siamo costruiamo, e quel luogo diventa un focolaio di cambiamento, un punto di attenzione sull?uomo».
Che cosa faremo laggiù
Sanare il trauma: la priorità si chiama resilienza
«Promuovere resilienza significa, in una logica di sostenibilità e sviluppo, aiutare i locali ad attivare risorse personali e collettive per sanare il trauma», racconta Antonella Cassano, coordinatrice del progetto a Matara.
Se questo è il fil rouge che ispira ogni modulo della formazione, l?ultimo è dedicato alla realizzazione di 10mila ?kit della resilienza?, zainetti contenenti nove oggetti dal valore simbolico, che gli insegnanti potranno utilizzare nelle attività coi bambini anche dopo la partenza dell?équipe milanese.
«Nei mesi di gennaio e febbraio spiegheremo loro il senso complessivo del kit e l?uso di ogni strumento», dice Antonella. Tra i gadget inseriti negli zainetti: un album dei ricordi, traccia dei rapporti significativi e delle nuove esperienze vissute quest?anno, una scatola di pastelli per incoraggiare l?elaborazione visiva delle emozioni, una fiaba cartonata, un sacchetto con mattoni, tegole e travi in miniatura, espressione della ricostruzione, carte da gioco e un?arancia, simbolo del cibo, dell?acqua e della terra, non più nemici dell?uomo ma frutto della creatività operosa che cambia la storia».
Il docente
Psicoterapeuta d’emergenza: il debutto nel molise terremotato
Fabio Sbattella è psicoterapeuta didatta, insegna presso il Centro milanese di terapia della famiglia dal 1992 ed è docente in diversi corsi di perfezionamento universitario dell?università Cattolica.
Nel campo della psicologia dell?emergenza è stato coordinatore del progetto Emergenza Molise ed attualmente è responsabile scientifico dell?équipe psicosociale attiva a Batticaloa nello Sri Lanka. è anche supervisore del progetto Università Cattolica per i minori dello Sri Lanka, attivato a seguito dello tsunami del 2004 nel distretto di Matara. Fondatore della Spes (Squadra psicosociale emergenza e soccorso) e caposquadra della terza unità di Psicologia per le emergenze dell?ordine degli psicologi della Lombardia, ha partecipato ai soccorsi Malpensa 2004. è stato inoltre membro della commissione della Regione Lombardia per la definizione delle linee guida degli interventi psicologici in emergenza e della commissione attivata dal Dipartimento di Protezione civile di Roma con le stesse finalità.
Info: fabio.sbattella@unicatt.it
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