Non profit

Crisafulli, la malattia ostaggio dei media

di Redazione

Sta succedendo quello che ho previsto nel blog, potete andare a leggerlo nel portale Vita.it, nel post che ho intitolato, non a caso,«La pistola alla tempia». Salvatore Crisafulli, la persona con gravissima disabilità di Catania il cui fratello aveva minacciato di portarlo in Belgio per porre fine alla sua esistenza, per il momento non parte e non compie l’estremo gesto.
Merito di sant’Agata, patrona della città etnea, festeggiata proprio in questi giorni, e dunque «per rispetto nei confronti della città», Pietro Crisafulli ha fatto sapere, anche a nome di suo fratello che non può parlare, che rimanda il viaggio di una settimana, a meno che non venga approvato un piano di assistenza domiciliare 24 ore al giorno. Nel frattempo una forte esposizione mediatica, con presenze a tutti i talk show delle tv pubbliche e private. Insomma, una di quelle storie che fanno audience e piacciono molto ai conduttori strappacuore, e forse anche alla politica, che così può intervenire come il settimo cavalleggeri e porre fine all’angosciosa situazione acquisendo benemerenze, quanto mai utili nell’approssimarsi delle elezioni regionali. Manca ancora questo tassello, ma secondo me arriverà presto. Non ci siamo. È vero che la vita va aiutata concretamente, è vero che l’assistenza domiciliare è più giusta e anche più economica della residenzialità protetta, ma non è possibile che su di un tema così delicato, che riguarda migliaia di persone e di famiglie, quasi sempre dignitose e silenziose, si prenda in ostaggio la vita di una persona con disabilità, minacciando di ucciderlo, perché di questo si è trattato in buona sostanza. I media si prestano con una reazione da cani di Pavlov a questo gioco già visto troppe volte negli ultimi mesi, e così il lavoro quotidiano delle associazioni, delle famiglie, degli operatori rischia di essere vanificato, e addirittura offeso. Perché non si parla più del fondo per la non autosufficienza, ad esempio?

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