Nuove povertà

La crisi francese? È anche figlia delle disuguaglianze

Il Barometro sulla precarietà e la povertà promosso dal Secour Populaire Français (di cui l’Arci è l’antenna italiana) racconta le disparità inaccettabili che stanno sotto alla crisi politica che si sta consumando in Francia. Il Paese ha raggiunto il livello più alto di persone a rischio esclusione sociale dal 1996 (15,4%). Ma il resto d'Europa non sta meglio, tra insoddisfazione dei giovani e difficoltà a sostenere il costo della vita. In Italia è alta la percezione del rischio di ritrovarsi nel prossimo futuro in una situazione di precarietà (62%)

di Carlo Testini

Non è un caso che la più grande associazione di volontariato laico francese, il Secour Populaire Français, promuova da anni un sondaggio su precarietà e povertà in Francia e da qualche anno fotografa la situazione anche in nove Paesi europei, compresa l’Italia. L’Arci è l’antenna italiana.

La crisi di governo che in queste ore si sta consumando dai nostri vicini transalpini fa emergere in maniera evidente come anche in Francia le disuguaglianze siano arrivate a livelli inaccettabili. Il governo Bayrou viene sfiduciato dal Parlamento proprio per la sua proposta di tagli del bilancio statale, colpendo i lavoratori senza toccare le rendite.

Già dai dati di aprile di Eurostat emergeva una situazione grave: più di una persona su cinque nell’Unione europea nel 2024 era a rischio di povertà o esclusione sociale con alcuni Paesi che hanno registrato le quote più alte di persone a rischio di povertà o esclusione sociale: la Bulgaria (30,3%), la Romania (27,9%) e la Grecia (26,9%). Ma anche la Francia ha raggiunto il livello più alto dal 1996 (15,4%).

Questo panorama desolante è confermato dai dati della rilevazione realizzata da Ipsos France per conto del Secour Populaire Français presentata oggi, 11 settembre, in nove Paesi europei. L’aspetto principale che emerge dalla ricerca è la grande difficoltà delle persone a far fronte all’aumento inarrestabile dei costi per la casa, la salute, la spesa al supermercato.

Tra precarietà e difficile accesso ai servizi

Il 70% degli europei si considera in una situazione di precarietà a causa dei loro redditi insufficienti. L’89% afferma che questa situazione riguarda anche le persone che conoscono o con le quali lavorano. I dati per l’Italia confermano questo trend: gli italiani sono quelli che denunciano il rischio più alto di ritrovarsi nel prossimo futuro in una situazione di precarietà (62%).

Gli europei condividono anche la sensazione di un accesso più difficile a una serie di servizi pubblici rispetto alle generazioni precedenti. Tale dato è ancora più marcato in Italia e Francia per quanto riguarda i servizi per la salute (50%), mentre il dato italiano che riguarda la sensazione di non poter accedere a un impiego stabile (65%) è il peggiore tra quelli rilevati negli altri Paesi.

Un lavoratore su tre non riesce a far fronte a tutte le spese

Ma il dato più eclatante è quello che evidenzia che un europeo con un lavoro su tre ritiene di non avere un reddito sufficiente per far fronte a tutte le spese: più di un europeo su quattro ha già dovuto saltare un pasto, nonostante avesse fame, a causa della propria situazione finanziaria, mentre un genitore su tre dichiara di non essere riuscito a provvedere ai bisogni essenziali dei propri figli. Questa situazione ha un effetto potente sulla salute mentale delle persone e le rende decisamente più pessimiste rispetto al futuro.

In Europa, una persona su quattro considera la propria situazione precaria.

L’insoddisfazione dei giovani

Molto interessante anche il focus che la ricerca ha scelto di fare quest’anno mettendo sotto la lente di ingrandimento ciò che i giovani pensano della loro situazione e del loro futuro. Uno su due non è soddisfatto delle proprie condizioni di vita e non riesce ad accedere a una alimentazione sana ed equilibrata. Anche tra gli studenti si riscontra una difficoltà crescente di vita con percentuali molto alte sia in Grecia che in Germania, dato che colpisce vista la differenza strutturale tra le due economie. Questa situazione si ripercuote sulla loro salute mentale: un giovane europeo su cinque denuncia che la sua situazione è oggi problematica in termini di stress, mancanza di sonno, depressione.

L’impegno nel volontariato

Tra i pochi dati confortanti che la ricerca mette in evidenza c’è la propensione degli europei a continuare a impegnarsi, in forme diverse, per sostenere le persone in difficoltà. Anche se i risultati non sono sempre tra i più alti, si conferma per l’Italia la propensione verso il volontariato solidale.
Anche i giovani europei si dicono pronti a impegnarsi in molteplici azioni: fare donazioni, ma anche aderire a un’associazione di solidarietà o a un sindacato. Da segnalare che le risposte dei giovani del nostro Paese, pur essendo in linea con gli altri risultati, sono sempre al di sotto della media europea. Segno che la propensione all’impegno civico è alta ma senza l’urgenza che si registra in altri Paesi come la Serbia o il Regno Unito.

Una situazione drammatica

Anche questa edizione del Barometro sulla precarietà e la povertà ci conferma la situazione drammatica che i cittadini europei stanno vivendo ormai da anni. La precarietà di vita è radicata e segnala il crescente aumento delle disuguaglianze. Le persone non si curano come dovrebbero, molte rinunciano a mangiare per sostenere le spese dei figli, il lavoro precario e mal pagato non arretra.

È ormai chiaro, purtroppo, che i governi europei non hanno nessuna intenzione di combattere le disuguaglianze e, al contrario, puntano sullo smantellamento dello stato sociale pubblico. Ancora più preoccupanti la condizione di precarietà e il sentimento di sfiducia delle giovani generazioni.

Pensando al futuro, i giovani esprimono uno stato d’animo negativo.

Ma i segnali di una presa di coscienza delle persone dell’emergenza sociale e dello scivolamento verso un diffuso e pericoloso autoritarismo, ci sono tutti: dalle mobilitazioni a sostegno degli spazi sociali, ai movimenti di lotta per la casa, alle reti contro il Decreto Sicurezza, al sostegno al popolo palestinese e contro le guerre, alle mobilitazioni dei lavoratori di cultura e conoscenza.
La domanda che dovremmo porci oggi come Terzo settore è come essere soggetti che promuovono progetti solidali e combattono isolamento, solitudini, povertà e come essere, allo stesso tempo, soggetti che raccolgono questa forte domanda di “essere politica” e costringere a una inversione di tendenza le politiche europee e nostrane per contrastare davvero le disuguaglianze e il declino sociale.

Carlo Testini è responsabile nazionale Arci della Lotta alle disuguaglianze.

Nel testo, alcune infografiche estrapolate dal report. In apertura, una manifestazione del movimento “Block Everything” a Lille mercoledì 10 settembre 2025. (AP Photo/Jean-Francois Badias) Associated Press/LaPresse

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