Ecco l’intervento che il premio Nobel ha tenuto a Milano davanti ai quadri di Legacoop. «Non fidatevi dei profeti del nuovo capitalismo. Non è la ricetta per uscirne» L’anno appena trascorso, il 2008, è stato un anno di crisi. Una crisi alimentare che ha minacciato in particolare i consumatori poveri in Africa, e una crisi petrolifera che ha interessato tutti i Paesi importatori di petrolio. Inoltre, la recessione globale, iniziata solo alcuni mesi fa, si è aggravata con una rapidità mai sperimentata dopo la grande crisi degli anni 30. Il 2009 sembra preannunciare un ulteriore aggravamento della recessione. Mentre le fortune di molti ricchi hanno registrato pesanti declini, i più toccati sono stati coloro che si trovano alla base della piramide nei diversi Paesi del mondo.
Alcuni commentatori si preoccupano di una critica forse eccessiva nei confronti del capitalismo come causa degli attuali problemi attribuiti a una cattiva governance e alla sfortuna, mentre altri, riconoscendo l’esistenza di seri problemi nell’assetto attuale, suggeriscono una sorta di capitalismo riformato, un “nuovo capitalismo”.
Che la mancanza di fiducia sia una delle ragioni del continuo aggravarsi dell’attuale crisi economica è sotto gli occhi di tutti. Malgrado le immense iniezioni di denaro fresco nell’economia americana, in gran parte proveniente dal governo, le banche e gli istituti finanziari non sono inclini a scongelare il mercato del credito. Anche molte altre attività si stanno ridimensionando, in parte reagendo alla domanda ormai diminuita, ma anche nel timore di ulteriori future riduzioni. Uno dei problemi che l’amministrazione Obama dovrà affrontare è che la crisi reale, dovuta a una cattiva gestione finanziaria e a diverse trasgressioni, è stata gravemente peggiorata dal crollo psicologico. Un’economia di mercato è fortemente dipendente dal meccanismo psicologico della fiducia reciproca e della crescita cooperativa e questo dovrà essere un elemento centrale nella ripresa economica, oltre a tutte le riforme istituzionali che si dovranno attuare. Poiché la fiducia genera fiducia e la diffidenza genera diffidenza, il “circolo vizioso” della diffidenza deve essere trasformato in un “circolo virtuoso” di cooperazione e crescita reciprocamente sostenute.
necessaria
Attualmente, la cooperazione sociale necessaria per affrontare i loro gravi problemi è una delle questioni più impegnative da risolvere. Ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno oggi non è l’invenzione di un “nuovo capitalismo”, ma un utilizzo intelligente e umano della nozione già radicata di cooperazione sia per un’espansione economica globale, sia per rivolgerci alla terribile situazione dei più diseredati. La necessità di una cooperazione costruttiva non è mai stata più urgente.
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