Mondo
Crowdfunding: un progetto Modavi per sostenere i Saharawi
È questo il mezzo scelto dal Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano, Modavi, per realizzare un reportage d’inchiesta sulla difficile quotidianità nei campi profughi in cui è costretto il popolo Saharawi. Autore del reportage sarà il noto reporter Fausto Biloslavo
di Redazione

Fausto Biloslavo, lungo il suo viaggio nel Sahara Occidentale, sarà accompagnato da un volontario del Modavi. L’obiettivo divulgativo sarà coadiuvato da una azione umanitaria mirata a distribuire materiale scolastico destinato ai bambini delle scuole primarie. Al termine del viaggio, sarà realizzato un e-book nel quale confluiranno il reportage giornalistico e fotografico, le impressioni e le testimonianze raccolte.
Il crowdfunding, letteralmente «finanziamento da parte della folla», è un sistema di raccolta di fondi online volto a ottenere dal popolo della rete risorse da destinare a un’idea imprenditoriale o, come in questo caso, a un’iniziativa di carattere umanitario. Il progetto è stato pubblicato sulla piattaforma digitale Ulule’, con il titolo “Aiuta i Saharawi. Diamo voce al popolo fantasma”.
Il metodo di pagamento è certificato grazie al sistema Paypal, che garantisce la totale trasparenza.
Le donazioni, inoltre, saranno completamente rimborsate nel caso in cui non venisse raggiunta la quota prefissata, 3000 euro, entro la data stabilita, 15 maggio. Per tutti i contribuenti, a seconda della quota versata, sono previsti ringraziamenti e piccoli premi.
Il Modavi, associazione di promozione sociale riconosciuta come ONG dal 2007, collabora da dieci anni con il popolo saharawi. Tra le tante iniziative in loro favore, l’allestimento di un desalinatore grazie al quale ogni giorno circa 15mila persone possono usufruire di 50 litri d’acqua potabile pro capite.
“Vogliamo dare voce alla causa saharawi – spiega Irma Casula, presidente del Modavi. Vorremmo che l’azione umanitaria per la comunità potesse essere l’occasione per raccontare la loro storia e le difficili condizioni di sopravvivenza nei campi profughi di Tindouf: lo faremo attraverso un reportage, giornalistico e fotografico”.
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