Mondo

Da Twitter al non profit

Uno dei fondatori del noto sito di microblogging lascia e annuncia: «mi dedicherò al volontariato»

di Redazione

«Il mio futuro è nel volontariato. Voglio dedicare il mio tempo ad aiutare scuole, organizzazioni non profit, e tutte le charity che hanno bisogno di me». Parola di Christopher Isaac «Biz» Stone, cofondatore del più famoso sito di microblogging al mondo, Twitter. Con un messaggio sul suo blog www. bizstone. com, Stone annuncia al mondo che lascerà il suo lavoro full time a Twitter: «Mi tolgo di mezzo dallo staff». Dopo cinque anni dalla creazione insieme a Jack Dorsey, Noah Glass e Evan Williams ha dichiarato: «Continuerò a collaborare con il social network— spiega il 37enne enfant prodige dei nuovi media – per sviluppare nuovi sistemi che aiutino le persone a lavorare insieme, migliorando il mondo». La nuova creatura si chiama Obvious Corpporation. «Il mio sogno — esulta sul blog — finalmente si sta per avverare».

Ma Stone è solo l’ultimo di un’interminabile serie di miliardari Usa trasformatisi in benefattori. Da Andrew Carnegie a John Rockfeller e da George Soros a Warren Buffett e Bill Gates fino al più recente cofondatore di Facebook, Chris Hughes, che ha lanciato il social network per buone cause Jumo la filantropia è un approdo obbligato, apparentemente, o una moda. Non è un caso, quindi, e proprio lo stesso Stone precisa: «Io e mia moglie Livia abbiamo sempre trovato il modo di aiutare gli altri, anche quando eravamo poveri e pieni di debiti. Oggi, grazie alla nostra condizione agiata, possiamo dare un contributo ben maggiore».

D’altra parte Stone sa bene cosa vuol dire essere povero. Nato a Boston, da un meccanico e un’impiegata statale figlia di emigranti irlandesi, sin dall’età di due anni, Stone e le sorelle hanno vissuto a Wellesley, la cittadina del Massachusetts che ospita l’omonimo e prestigioso college da lui definito «una enclave snob».

Quel suo curioso nomignolo, «Biz» , trae origine dal modo in cui suo padre Christofer pronunciava Isaac con il forte accento del proletariato di Boston: «Biz-ah-bah» . Iscrittosi nel 1992 alla Northeastern University, Biz non è mai arrivato alla laurea. E a differenza dei suoi compagni di corso ricchi e atletici, lui non ha mai praticato sport. Quasi a conferma della sua reputazione di «secchione» riconosciuta anche dal magazine GQ che di recente lo ha incoronato «Nerd dell’anno».

Mentre Twitter diventa sempre più profit (quest’anno intascherà circa 150 milioni di dollari in introiti pubblicitari), lui si da alla charity attraverso la Biz and Livia Stone Foundation, che elargisce fondi a innumerevoli cause, non solo «umane». Uno dei suoi chiodi fissi sono, infatti, gli animali: «Livia e io ci battiamo da sempre per l’adozione, contro l’acquisto in negozio».

Casa Stone somiglia a un piccolo zoo, con cani, gatti, tartarughe, gufi e persino pipistrelli: «Un giorno, quando rincasando dal lavoro sentii un odore fortissimo in casa, Livia mi spiegò che nella stanza degli ospiti aveva sistemato una puzzola» . Chi ha visitato la loro abitazione di Marin County, vicino a Berkeley, riferisce che l’arredamento è a dir poco spartano, privo di gadget costosi e «giochi» high tech: «Sono tutti nascosti negli armadi — rivela Stone— dopo una giornata davanti al pc, quando torno a casa mi rilasso leggendo un libro di carta, mentre mia moglie prepara una delle sue favolose cene».

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