Giornata mondiale
Dal campo profughi al palcoscenico
Arriva anche in Italia la Refugee Week, appuntamento lanciato dal 1998 in Inghilterra. Tocca sette città italiane. A Milano il palcoscenico sarà nel parco della Biblioteca degli Alberi. Domenica la giornata clou, con la performance di Ahmad Joudeh, grande danzatore nato in un campo profughi

Dal 1998 è un appuntamento costante in Inghilterra: è la Refugee Week, una settimana dove si celebrano i contributi e la creatività delle comunità rifugiate e migranti. Nel corso degli anni il festival si è trasformato in un movimento internazionale, che unisce arte, attivismo e accoglienza in una rete globale di eventi locali. E da quest’anno è arrivato anche in Italia entra così nella rete globale della Refugee Week proponendo concerti, esibizioni, proiezioni e incontri che danno voce alla creatività, alle storie e ai talenti dei rifugiati. Una settimana che ha ricevuto il patrocinio di Unhcr e il Centro Astalli, per costruire ponti, aprire spazi di ascolto e celebrare la cultura dell’accoglienza.
Milano, Roma, Napoli, Venezia, Torino, Reggio Calabria le città coinvolte con un processo virtuoso che ha aperto la strada alla costruzione del palinsesto nazionale con l’adesione di Comuni, enti locali, università, associazioni, cooperative e organizzazioni distribuiti su tutto il territorio italiano, impegnate nella promozione dei diritti, dell’accoglienza e dell’inclusione. Un momento importante della Refugee Week è quello di domenica 22 giugno a Milano, nel contesto della Biblioteca degli Alberi all’ombra dei grattacieli di Porta Nuova. Qui sul palco si alterneranno voci, suoni e danze di artisti rifugiati e migranti provenienti da più di 20 Paesi, insieme a momenti di incontro e dialogo, laboratori e letture animate che affiancheranno concerti e performance. La giornata è all’internodel programma culturale di Bam, il Multi-Kulti BAM Summer Festival, un appuntamento interamente dedicata alla multiculturalità e alla ricchezza culturale di Milano e organizzato dalla Fondazione Riccardo Catella in collaborazione con Emergency, Fondazione Progetto Arca e Caritas Ambrosiana, e con la partecipazione del Progetto Sai (Sistema di Accoglienza e Integrazione) del Comune di Milano insieme ad All-ABCittá Living Library.
Il programma prenderà il via alle 9.00 con un laboratorio condotto da Ornella Vinci: un canto collettivo, un circlesinging, che abbraccia le differenze, ispirato alle tradizioni del mondo. L’attività è realizzata in collaborazione con C.I.Q. – Centro Internazionale di Quartiere, progetto dell’Associazione Sunugal, attiva da oltre vent’anni nella promozione del dialogo interculturale e del co-sviluppo tra Italia e Senegal. Tra i momenti più significativi della giornata, l’esibizione alle 12 del coro di richiedenti e titolari di protezione internazionale di Fondazione Progetto Arca affiancati dagli studenti del Cpm Music Institute. Una performance in cui le voci si fondono in un unico canto corale, portando sul palco storie, suoni e identità differenti in un potente esercizio di condivisione e riconoscimento reciproco. A seguire alle 13.00, e di nuovo alle 19.00, ci sarà la performance itinerante nel parco della Fanfara Olaïtan del Benin, che fonde ottoni e percussioni tradizionali in un suono autentico, sospeso tra jazz e radici africane, mentre alle 18.00 si terrà lo spettacolo della Piccola Orchestra dei Popoli, composta da solisti di sette Paesi diversi che suonano gli strumenti del mare realizzati con il legno delle barche dei migranti: potenti simboli di viaggio, memoria e speranza che ci accompagnano lungo un’immaginaria navigazione che tocca canti tradizionali albanesi e libanesi e indiani, in un mare che unisce e non separa.
Momento clou della giornata quello che vedrà protagonista il danzatore e coreografo Ahmad Joudeh che porta in scena “Layl” (la preghiera notturna), una danza che intreccia movimenti classici e Sufi dervisci in una coreografia ipnotizzante, resa ancora più emozionante grazie alla gonna disegnata dal Kilden Theatre norvegese, che simboleggia il cielo stellato notturno. Ahmad Joudeh è nato nel 1990 nel campo profughi palestinese di Yarmouk, a Damasco in Siria, da un rifugiato palestinese e madre siriana originaria di Palmira, Ahmad Joudeh è cresciuto come apolide in un contesto segnato da conflitti e privazioni, trovando nella danza la sua voce e la sua libertà. Dopo aver realizzato il sogno di danzare con Roberto Bolle – che ha firmato la prefazione del suo libro “Danza o muori” – l’artista ha girato tutto il mondo e la sua presenza aggiunge un profondo significato simbolico alla giornata, trasformando il palco in un luogo di incontro tra bellezza, memoria e futuro, dove l’arte diventa strumento di resistenza e speranza.
Nella foto: un momento dello spettacolo di Ahmad Joudeh
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