Costruire il domani

Dal dire al fare: allenare i giovani a scegliere

Nel Biellese, da quasi dieci anni, il modello Re-shape aiuta i ragazzi a prendere decisioni sul futuro grazie un approccio di training precoce alle scelte, che inizia a otto anni e prosegue fino a 35. Nato da una sinergia tra Fondazione Zegna e consorzio sociale Il filo da tessere, è una delle strategie che ha contribuito a ridurre il tasso di Neet sul territorio

di Daria Capitani

A Paola Merlino non piace chiamarli Neet, l’acronimo inglese universalmente riconosciuto per indicare i giovani che non lavorano, non cercano un’occupazione né studiano. Preferisce parlare piuttosto di persone, risorse e di «grande spreco». A questo aggiunge un altro fenomeno, che chiama «grande esodo», ovvero «l’emorragia di ragazzi che lasciano un territorio e non ritornano». Biella 2025, un’area che negli anni Novanta ha vissuto una grossa crisi del settore manifatturiero e dove oggi crescono nuove vocazioni per l’ambiente e l’arte contemporanea. Scegliere, per i giovani, è difficile ovunque. Qui, da circa dieci anni, grazie a un modello pensato «su misura», lo è un po’ meno.

A scegliere si impara da piccoli

A ricostruire la genesi di Re-shape sono Paola Merlino, referente dell’area Orientamento del consorzio sociale Il filo da tessere, e la sua vice Anna Cinguino: «Ci siamo attivati nel 2016, quando il tasso di Neet in provincia di Biella aveva raggiunto livelli importanti». Quantificarli non è semplice: secondo la direzione studi e analisi statistica di Anpal Servizi, nel 2017 sul territorio il dato relativo ai giovani non impegnati né nello studio né nel lavoro era al 15,59%, sceso a 12 e addirittura a 10% nel 2020, anno in cui in Piemonte l’indicatore era salito al 20%. Osserva Biella, l’osservatorio voluto da Fondazione Crb, cita come esempio emblematico in un report «la riduzione del tasso di Neet di circa 3 punti percentuali dal 2019 al 2020», portando il Biellese nel 2022 ad avere «il tasso più basso della Regione (10,1%), inferiore di 10 punti percentuali rispetto alla media piemontese».

Occorre uscire dal concetto “classico” di orientamento. Non più uno strumento da adottare nelle fasi di transizione delle persone, ma un approccio di training alle scelte

Paola Merlino referente dell’area Orientamento del consorzio sociale Il filo da tessere

Come si raggiunge un simile risultato? «Innanzitutto grazie al lavoro di squadra», spiega Merlino. «E poi uscendo dal concetto “classico” di orientamento. Non più uno strumento da adottare nelle fasi di transizione delle persone (il passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella di secondo grado, dalla secondaria di secondo grado all’università o al lavoro), ma un approccio di training alle scelte precoce rispetto alle tabelle di marcia a cui eravamo abituati. Soltanto se avremo camminato a lungo accanto ai ragazzi, ci coinvolgeranno quando avranno bisogno di supporto».

Un colloquio orientativo.

L’orientamento nel Biellese incomincia, attraverso il gioco, a otto anni, e prosegue fino ai 35. «È un allenamento, una palestra in cui qualsiasi bambino o bambina può contemplare un ventaglio ampio di possibilità indipendentemente dal contesto in cui vive», spiega Merlino. «Siamo uno spazio pensato per esplorare, scoprire i propri talenti e imparare a scegliere poco per volta. Il nostro obiettivo è creare condizioni di equità per andare oltre i vincoli e gli stereotipi imposti dall’ambiente».

Un passo alla volta

Oggi l’équipe orientativa del modello è costituita da una comunità di imprese youth friendly, istituzioni, servizi, istituti scolastici, famiglie, associazioni. Ma dieci anni fa era necessario convogliare le forze un obiettivo alla volta, un passo alla volta: «Siamo partiti andando a cercare in modo anche non convenzionale i ragazzi che non stavano facendo nulla. Li intercettavamo ovunque, nelle piscine e nelle associazioni sportive, nei bar o negli oratori, volevamo far sapere che ci poteva essere una strada per ognuno di loro. Il Comune di Valdilana scelse di iscrivere al progetto tutti i giovani residenti appena usciti dalle superiori. Grazie alle locandine distribuite alle imprese, in alcuni casi furono i genitori a contattarci».

Il cuore del successo resta la condivisione di valori e di intenti: «Il progetto Re-Shape nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Ermenegildo Zegna e il consorzio sociale il Filo da tessere: è stata soprattutto la volontà comune a far sviluppare nel tempo progetti partecipati, che trovano senso nel fare e sentirsi comunità, assieme», spiegano la presidente della Fondazione, Anna Zegna, e il responsabile Ricerca e sviluppo del consorzio, Enrico Pesce. «Abbiamo posto al centro il tema giovani e lavoro per dare risposta al disorientamento di fronte a un mondo in continuo mutamento, al possibile rischio di esclusione sociale e alla convinzione dei ragazzi di non poter scorgere un futuro nel Biellese».

Cambiare l’orizzonte (e lo sguardo)

L’iniziativa ha saputo cambiare l’orizzonte. Una comunità educante che va ben oltre la scuola: nella rete sono entrati i gruppi giovani delle associazioni di categoria, una sessantina di imprese, grandi e piccole, che si sono rese disponibili a far vivere ai partecipanti reali opportunità di lavoro (progetto Dal dire al fare), «il Rotary Club ha scelto di sostenere questo modello e siamo alla ricerca di soggetti disponibili a investire con noi nella replicabilità». Un istituto scolastico ha modificato il regolamento interno per far accedere nelle classi un tutor esterno che dialoga con gli studenti e, a seconda dell’ambito a cui sono interessati, mette a disposizione esperienze in azienda. In Cascina Oremo, la base operativa del consorzio Il Filo da tessere, c’è una commissione di ragazzi tra i 17 e i 30 anni che si riunisce in modo informale e flessibile con un ruolo propositivo reale.

Un video dedicato ad alcuni momenti significativi del progetto Dal dire al fare: Giorgia Fiandesio racconta la sua esperienza nella cooperativa sociale Domus Laetitiae

«Quando affidi ai giovani una responsabilità, loro rispondono», dice Cinguino. «Non crediamo che la diminuzione del tasso di Neet sia merito soltanto di Re-Shape, ma siamo convinti che il nostro lavoro (che dal 2016 a oggi ha coinvolto 2300 under35, nda) abbia modificato il modo con cui i ragazzi si guardano e guardano al loro territorio». L’impatto produce effetti positivi in due direzioni: «Le aziende comprendono che soltanto investendo a monte si può creare una fidelizzazione nelle nuove generazioni. E i ragazzi superano l’immaginario di insoddisfazione e scoramento che spesso associano al lavoro: molti hanno un’idea ottocentesca delle aziende ma una volta entrati ne rimangono affascinati. È un percorso lungo, che ha bisogno di cura, tempo e pazienza. Il raccolto, però, genera possibilità, sogno e libertà di pensiero».

Bastano mille euro

Uno smartphone molto performante, un pc portatile. Un viaggio intercontinentale. Ci sono infiniti modi, in questo pezzo di mondo, per spendere mille euro. Fondazione Zegna e Il filo da tessere, con l’ecosistema ampio che ha convogliato fondi ed energie attorno a Re-Shape, li investe nei giovani: «Bastano mille euro per poter accompagnare al lavoro un giovane (il budget per i percorsi scolastici è molto più basso), cucendo per lui un percorso in modo sartoriale». Merlino e Cinguino ne sono convinte perché l’hanno visto accadere: «Mi viene in mente un ragazzo che, quando lo abbiamo conosciuto, faceva molta fatica a ultimare gli studi e viveva un momento di difficoltà e isolamento. Siamo riusciti a intercettare un suo interesse, ha concluso la scuola che frequentava in quel periodo, si è iscritto all’università e quest’anno arriverà alla laurea. Rischiava di non uscire più di casa per il malessere che provava».

È una delle mille storie invisibili dentro a una percentuale che non lascia dubbi: «Abbiamo il 100% di risultato positivo sui percorsi formativi e il 76% per quelli occupazionali». A contribuire a questo successo, c’è anche una delle prime ragazze entrate in Re-Shape: da studentessa in cerca di supporto, oggi aiuta a scegliere. «È una mia collega», racconta Merlino, «ed è bravissima».

Le fotografie sono del modello Re-Shape

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