Non profit
Dal quinto mese c’è un’amica in più
La dinamica del progetto di sostegno alle madri a rischio
di Redazione
La presa in carico dura sino ai due anni del bambino. «Il livello di soddisfazione riscontrato è molto elevato», spiega Serena Kaneklin, la capoprogettoUn’équipe di 28 persone per 27 famiglie prese in carico (diventeranno 30 entro fine anno). I numeri di «Diventare Genitori» danno la misura dell’importanza del progetto, che per alcuni nuclei familiari si trova già nella fase conclusiva (tra febbraio e luglio 2010), e consentirà l’ingresso graduale di altri 20 soggetti in situazione di bisogno.
«L’approccio sperimentale con cui abbiamo intrapreso questo lavoro riguardava in particolare la risposta del territorio, perché sulla riuscita avevamo gli ottimi risultati già sperimentati in altri Paesi», spiega la dottoressa Serena Kaneklin, capoprogetto. «E devo dire che il feed back è stato davvero notevole: in questa prima partenza abbiamo avuto circa un centinaio di mamme candidate. Questo ci dà la misura del livello di bisogno esistente».
La strategia del progetto prevede la presa in carico della madre a partire dal quinto mese di gravidanza, fino al compimento dei due anni di vita del piccolo. In questo lasso di tempo, un’operatrice Caf appositamente formata entra in casa una-due volte la settimana per stabilire con la madre e con l’intera famiglia una relazione di aiuto, sostegno. «L’aspetto notevole di questo intervento», prosegue la Kaneklin, «è la ricaduta sull’intero nucleo familiare presente nella casa. Oltre che sulla madre ha impatto sui padri, sugli altri bambini presenti, su tutto il gruppo familiare. Oltre alle 27 mamme, dunque, lavoriamo su 45 bambini, sui padri o i partner presenti, su tutte le persone che gravitano nella casa». Il livello di soddisfazione registrato (il progetto si coordina con uno studio scientifico in atto presso l’università Bicocca) è molto elevato: le madri hanno espresso la loro fiducia verso le operatrici, «con cui realizziamo una formazione continua e una supervisione quindicinale», spiega la Kaneklin, «perché lavorare in solitaria in un contesto così problematico è davvero impegnativo».
Oltre ai Servizi del Comune, la rete di segnalazione dei casi vede la collaborazione dell’Asl, degli ospedali San Paolo e San Carlo, della cooperativa Crinali. Il centralino d’ascolto del Caf e la mail del Centro costituiranno un’altra fonte di segnalazioni di tipo non istituzionale. «L’isolamento, le difficoltà economiche, il trauma migratorio sono le ragioni prevalenti del malessere delle famiglie che incontriamo», commenta la Kaneklin. «Conquistare la loro fiducia e aiutarle a “camminare” da sole è una sfida impegnativa ma straordinariamente positiva».
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