Cultura

Dal Raval vi racconto le mie mille Barcellona

Cosa significa vivere a contatto con mille mondi diversi, dove la creatività è la norma: diario dal quartiere più multietnico della città catalana - Di Alice Balducci

di Redazione

Ascoltare gli 08001 è una scelta obbligata tra queste vie diroccate della Barcellona di Montalbán. Il ritmo di questo gruppo non segue un rigore musicale da burocrazia postale, ma crea sonorità nuove, perfette tra queste viuzze assolate. 08001 è il codice postale del Raval, uno dei quartieri centrali di Barcellona. E Joaquim Costa 25, 08001 è stato il mio indirizzo per un anno.

La borsa di studio Erasmus è stata il passepartout per questo mondo al di là de las Ramblas, a sinistra del barrio Gotico e a nord della Barceloneta. Il Raval, o barrio Xino, è stata la mia casa e la base catalana per le mie trasferte di studio alla Universitat Autònoma de Barcelona. Potrei parlare della Sagrada Familia, di Parc Güel o de las Ramblas, ma scelgo di raccontarvi di questo quartiere dalle mille identità e unico nel suo genere.

Mento nel dire che è solo un quartiere di Barcellona. Il Raval è un barrio di tutti, popolare e irrequieto, rivoluzionario e integralista. La convivenza di popoli di diversa cultura ritrova in queste vie una sua identità: quella di essere un luogo molteplice. Pakistani, filippini, russi, latinoamericani e cinesi; una piccola Babilonia che vive a lato della Barcellona delle discoteche sul molo e della cittadella olimpica.

Un annuncio scarno sul muro dell?Universitat de Barcelona mi ha aperto un varco verso questo mondo poliedrico. Vivevo all?ultimo piano con vista sui tetti e sulle antenne. Cinque piani a piedi mi separavano dalla movida del barrio e dai suoi abitanti. Avevo scelto come perfetto tramite tra questi due mondi una bici rossa comprata al mercato di Glóries. La mattina attraversavo la piazza del Macba, scendevo verso Fortuny e poi di nuovo nella Rambla del Raval verso il mare.

Preferivo traiettorie poco geometriche, ma familiari; un churro al cioccolato la mattina, un felafel a pranzo, e una sosta nel chiostro della biblioteca di Catalunya nel pomeriggio. Le giornate non erano mai identiche a se stesse, sarà stato anche per gli incontri anomali, brevi e intensi: inconfondibili studenti nordici dalla pelle candida, orientali trapiantati a Barcellona da anni, gruppi di italiani urlanti. Le strade affollate e piccole aggregano e confondono provenienza, lingue e colori; una clara fria, qualche tapas e il quartiere si popola di fronte a minuscoli bar e improbabili birrerie.

Il Raval diventa lo sfondo di una realtà che muta in sincrono con la gente che lo abita; ogni giorno nascono nuovi locali, micro-supermercati con verdure di rara provenienza. Il quartiere cambia continuamente, solo il film En construcción ricorda la fatica nell?accettare i vecchi edifici abbattuti per costruire l?altra Rambla: quella del Raval. I suoi abitanti variopinti però resistono e fondano un?altra Barcellona: quella dei ?locutori?, mondi paralleli dove con una telefonata da un euro puoi raggiungere luoghi ignoti, o quella degli spazi autogestiti dai giovani che organizzano tallers di danza, e giocoleria. In questa Barcellona il tempo non manca perché lo si vive sempre, facendone parte. Si riciclano mobili abbandonati, si riutilizzano spazi in disuso. La creatività diventa la norma e aiuta a essere sereni, perché attivi e partecipi. Il Raval con le sue anomalie e le sue contraddizioni reinventa se stesso in una Barcellona che ci dona il sogno di un?alternativa.

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