Mondo
Dalla Cina, con amore
Nel Paese che macina tutti i record di performance economiche, arriva un modello di imprenditoria inedito. Che destina parte degli utili ai bisogni dei più poveri. Di Luigino Bruni
di Redazione
Per un occidentale come me parlare della Cina significa parlare di qualcosa di misterioso, di un universo culturale affascinante ma distante. Quanto dirò potrà apparire persino banale a dei cinesi, ma è un modo per comunicarvi qualcosa del vostro Paese visto da una prospettiva occidentale e dalla mia particolare sensibilità.
La Cina è quindi il laboratorio economico e sociale più importante sulla scena mondiale. Nella Cina attuale si sta infatti giocando una partita fondamentale dalla quale dipenderà la qualità dell?economia e delle società di mercato del XXI secolo ed oltre.
Il jolly dell?istruzione
Oggi la popolazione cinese raggiunge il miliardo e 300 milioni di persone. Da decenni ha un?emigrazione che ha attecchito in molte parti del pianeta: in tutte le coste meridionali dell?Asia e in quelle orientali dell?Africa, come pure negli Stati Uniti e, sin dai tempi passati, in Europa.
Uno degli elementi più importanti per il successo economico della Cina di oggi è certamente la sua politica dell?istruzione, che ha fatto sì che il livello di scolarizzazione in Cina sia oggi tra i più alti al mondo. Dopo il 1979 questo processo ha subito un?accelerazione, e negli anni 80 l?istruzione fu resa gratuita per tutti. Ed ecco nel 2000 arrivare in gran numero i giovani laureati cinesi, in tutto il mondo (ne ho conosciuti diversi in questi anni, in varie università). Inoltre, la Cina è un Paese molto giovane: solo il 7,1% della popolazione ha più di 65 anni, contro, per esempio, il 18,7% dell?Italia.
Qualche dato sul piano economico. Quello più noto è che la Cina ha raggiunto oggi un ritmo di incremento annuo del Pil di circa il 9%, un processo di crescita che va avanti da circa vent?anni. L?economia occidentale è sempre più collegata a quella cinese. Un particolare. Uno dei maggiori creditori degli Stati Uniti, in quanto detentore di bond di Stato americani, è la Cina. Nello stesso tempo, la Cina offre occasioni favorevoli di investimento alle società americane. Sono cinesi i due terzi delle macchine per fotocopie mondiali e di tutta l?elettronica leggera (dvd, ecc.), la metà di tutte le telecamere digitali e circa due quinti dei personal computer. Entro qualche anno la Cina potrebbe porsi come il maggior importatore ed esportatore del mondo.
Le due sfide
Il Paese oggi sta dunque realizzando uno sviluppo economico eccezionale, che nessun economista o politico avrebbe potuto immaginare solo pochi anni fa; solo un grande popolo con una grande cultura può essere capace di quanto sta operando oggi la Cina. In Occidente a volte si può avvertire qualche preoccupazione per questi tassi di crescita ma, vi assicuro, più forte è l?ammirazione per quanto la Cina sta facendo. Da un?impresa così straordinaria molti altri Paesi del mondo stanno imparando molte cose.
La domanda cruciale per l?oggi è quindi la seguente: quali sono le sfide che l?economia e la società cinese debbono raccogliere e vincere? Ne delineo solo alcune.
Oggi in Cina la ricchezza cresce ma cresce forse anche la disuguaglianza sociale. Se noi guardiamo alle altre grandi economie mondiali, constatiamo che nei momenti di ?salto? l?economia sperimenta aumenti di ricchezza associati ad aumenti di disuguaglianza. Al tempo stesso, sappiamo anche che le economie hanno continuato a crescere nel tempo solo se hanno saputo raggiungere altri due obiettivi. Il primo, ridurre la disuguaglianza affinché i vantaggi della crescita possano raggiungere più persone possibile; il secondo, aumentare la partecipazione civile e la democrazia. Per rendersene conto, basta pensare, per fare un esempio, all?Argentina: trent?anni fa l?Argentina era ai primi posti dell?economia mondiale. Ha poi avuto politiche economiche e sociali che hanno aumentato la disuguaglianza e ridotto l?applicazione della giustizia: questo ha indebolito il tessuto civile, la fiducia tra le persone, e nel giro di pochi anni l?Argentina ha distrutto tutto il capitale accumulato, retrocedendo di decenni sul fronte economico e sociale. La storia delle democrazie di mercato europeo ci dicono, infatti, che lo sviluppo economico dura nel tempo solo se diventa sviluppo partecipato, e se assieme ai capitali fisici e finanziari cresce anche quello che viene chiamato il ?capitale sociale?.
Sono convinto che la società cinese, con le sue grandi risorse, vincerà questa sfida. Come sono convinto che la cultura che anima l?esperienza dell?economia di comunione, sebbene solo un piccolo seme di fronte alla complessità di simili dinamiche, possa dirci a riguardo qualcosa di significativo.
Come Polo e Ricci
Come italiano non posso non pensare a due figure di italiani che sento particolarmente vicini : Marco Polo e Matteo Ricci. Marco Polo sta a ricordarci che il commercio, il mercato, l?economia è primariamente un?occasione di incontro tra persone, popoli, culture. Oggi che altri ?mercanti? italiani tornano in Cina dovrebbero tornarci con lo stesso rispetto, con lo stesso sguardo stupito e pieno di ammirazione di Marco Polo per questa grande civiltà. L?altro italiano è il padre gesuita Matteo Ricci, che nel 1601 arrivò a Pechino, dall?Imperatore, dopo essersi soffermato nel Paese per 21 anni. Il piccolo Trattato sull?amicizia, che ebbe grande successo in Cina sin dalla prima edizione nel 1595, resta una testimonianza della sua lealtà, sincerità e fraternità verso il popolo che l?aveva accolto.
Per saperne di più
Economia di comunione, cos’è
L?economia di comunione (Edc) è un progetto, lanciato da Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari, nel 1991 in Brasile. Questo progetto coinvolge oltre 750 imprese dei cinque continenti. I proprietari delle aziende che liberamente aderiscono al progetto, decidono di improntare tutta la vita aziendale alla cultura di comunione, e mettono in comune i profitti.
Info:
Economia di comunione, via Frascati 306 ? 00040 Rocca di Papa (RM)
tel. 06.947989 – www.edc-online.org – www.focolare.org
di Luigino Bruni
Di cosa si parla
Produrre fanali nel lontano Chengdu
I l 29 giugno scorso, nella regione cinese di Chengdu, ha aperto i battenti Ecie, la prima azienda italiana che si ispira ai principi dell?economia di comunione promossa dal movimento dei Focolari di Chiara Lubich. Ecie – Electric Components and Instruments Europe è un?azienda nata nel novembre 1991 a Lainate (Milano) su iniziativa di Luigi Delfi. Leader di settore in Italia delle luci per auto, Ecie fin dalla metà degli anni 90 ha avuto una presenza produttiva in Cina, e un anno fa si è aperta la possibilità di costituire una sede produttiva locale, che a regime darà lavoro a circa 35 persone. è la prima azienda italiana ad insediarsi nella regione di Chengdu. Ecie si ispira ai principi di economia di comunione: parte degli utili vengono destinati ai bisognosi, ma il dare viene inteso anche come condivisione di principi, problemi e soddisfazioni tra le persone, interne ed esterne all?azienda. Il discorso di inaugurazione della nuova fabbrica in Cina è stato fatto da Luigino Bruni, docente di Economia politica all?Università di Milano Bicocca e coordinatore del progetto internazionale economia di comunione. In questa pagina pubblichiamo ampi stralci della relazione tenuta in questa giornata da considerare, come sostiene Bruni, per molti versi storica. (F.M.)
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