Il mondo in guerra

Dalla politica alle piazze: gli standard variabili della comunità internazionale

Cronologia delle mille contraddizioni che hanno guidato le relazioni internazionali negli ultimi 25 anni. Ma se i doppi standard sono diventati la regola significa che non ci sono più regole

di Paolo Bergamaschi

Israele bombarda l’Iran perché l’Iran non ha la bomba atomica ma, forse, nel giro di pochi mesi potrebbe averla nonostante l’Agenzia Internazionale per l’Energia Nucleare (Iaea) non confermi; la Russia bombarda l’Ucraina perché l’Ucraina la bomba atomica ce l’aveva ma, oggi, non ce l’ha più.

Nel 2015 a Vienna l’Iran, dopo un lungo, complesso e laborioso iter negoziale, firma con i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite più Germania e Unione europea, il Piano d’Azione Congiunto Globale ovvero l’accordo internazionale che, sotto lo stretto controllo, verifica e monitoraggio dell’Iaea,  obbliga Teheran  a eliminare le scorte di uranio a medio arricchimento limitandone drasticamente il processo di arricchimento in corso al 3,67%, cioè la percentuale utile solo per sviluppare il nucleare civile.

Ma Donald Trump nel 2018, durante il suo primo mandato, decide di uscire unilateralmente dal trattato liberando, di fatto, l’Iran da ogni vincolo. Nel 1994 l’Ucraina sottoscrive con le potenze nucleari dell’epoca il Memorandum di Budapest con il quale Kiev rinuncia alle 1.700 testate atomiche presenti sul suo territorio consegnandole a Mosca in cambio di assicurazioni sulla propria sicurezza, indipendenza e integrità territoriale. Ma nel 2014 i russi occupano la Crimea, scatenano la guerra nel Donbass e, nel febbraio del 2022, aggrediscono e mettono a ferro e fuoco l’intera Ucraina.

Israele attacca l’Iran perché l’Iran dichiara di volere eliminare lo Stato di Israele; per contro, Israele rade al suolo la striscia di Gaza, uccide 55mila persone, mette in atto un piano di deportazione della popolazione che vi risiede e occupa illegalmente da quasi sessant’anni la Cisgiordania con l’obiettivo ultimo di eliminare il popolo palestinese. La Russia denuncia sdegnata i bombardamenti di civili in Iran da parte di Israele e, intanto continua a martellare indiscriminatamente le città ucraine incrementando drammaticamente il numero delle vittime civili.

La Nato nel 1999 interviene militarmente in Jugoslavia appellandosi a ragioni umanitarie per fermare la pulizia etnica della popolazione albanese in Kosovo da parte delle milizie serbe e prevenire un genocidio; dodici anni più tardi, nel 2011, una coalizione a guida della stessa Nato interviene militarmente in Libia per proteggere i civili dai crimini contro l’umanità perpetrati dal regime di Gheddafi; oggi nessuno fra i membri della Nato propone di intervenire a Gaza, a pochi chilometri di distanza dalla Libia, per mettere fine al genocidio dei palestinesi.

Dal 2022 l’Unione europea ha adottato 17 pacchetti di sanzioni economiche, politiche e commerciali nei confronti della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina; a tutt’oggi l’Unione europea non ha adottato alcuna sanzione nei confronti del governo di Israele, nemmeno contro Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, i due ministri della destra suprematista religiosa già sanzionati da Gran Bretagna, Australia, Canada e Norvegia, che incitano all’odio razziale e vogliono sterminare per fame gli abitanti della striscia di Gaza.

I pacifisti italiani si mobilitano in massa e scendono in piazza, io fra questi, per chiedere il cessate-il-fuoco a Gaza sostenendo la causa palestinese. Ma fra questi sono in tanti quelli che auspicano o parteggiano, più o meno apertamente, per la capitolazione dell’Ucraina a tal punto che chi manifesta con le bandiere giallo-blu viene spesso guardato con malcelata diffidenza. Intanto sabato scorso Donald Trump si intrattiene lungamente al telefono con Vladimir Putin offrendogli il ruolo di mediatore nel conflitto fra Israele e Iran. Come dire “io mi impegno a mediare a tuo vantaggio fra Russia e Ucraina, tu fai altrettanto per me in Medio Oriente” sottendendo uno scambio di favori con conseguente spartizione delle aree di influenza. Nessun cenno o riferimento, ovviamente, al diritto internazionale che, di questi tempi, sembra passarsela piuttosto male.

I doppi standard sono diventati le regola ovvero non esiste nessuna regola se non quelle della scaltrezza, della menzogna, dell’abuso e della forza. D’altronde per quanto riguarda gli affari il presidente americano non è mai andato per il sottile e, paradossalmente, proprio in forza di questo, ambisce a risolvere le controversie internazionali “alla sua maniera”. Schiacciata in mezzo rimane l’Unione europea che ancora si interroga su cosa fare da grande. Ma a quasi settant’anni l’adolescenza è finita da un pezzo…..      

Foto: AP Photo/Leo Correa/LaPresse: il cielo di Tel Aviv durante un attacco iraniano

               

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